Io la penso così…
Uso pillola abortiva RU486: dati «pro Vita» ben difficilmente contestabili. La replica al dottor Pedrotti

Spett. Le direttore,
Dopo aver letto la “lectio” di Teologia Morale del collega dott.Pedrotti, ritengo importante, dal mio punto di vista, fare alcune riflessioni. (qui articolo)
Innanzitutto voglio ringraziare Provita per la strenua battaglia a favore della vita nascente, condotta con grande coraggio e con ammirevole rigore argomentativo, portando dati clinici ben difficilmente contestabili.
A dispetto e oltre tanti discorsi contorti, che troppo spesso dobbiamo subire, rimangono però dei punti fermi. Come medico, mai ebbi nè avrò alcun dubbio sul fatto che la vita vada sempre sostenuta e difesa dal concepimento alla conclusione naturale e questo senza in alcun modo sfinirsi in dissertazioni accademiche, per stabilire se il feto sia da definire “persona” alla sesta o alla decima settimana di gestazione; si tratta infatti di una nuova vita, un nuovo essere umano, uno di noi e tanto deve bastare. (Non scordiamoci gli insegnamenti di Ippocrate )
Ne consegue, caro Pedrotti, che in quest’ottica, la prescrizione di sostanze farmacologiche che quella vita sicuramente distruggeranno, si configura come un’azione ben precisa: senza girarci intorno si tratta dell’uccisione consapevole del nascituro in utero.
Allargando ulteriormente il discorso, stessa cosa vale anche se con la mia prescrizione non posso escludere (impedendo per es.l’annidamento dell’ovulo fecondato in utero) un’interruzione di gravidanza poco dopo il concepimento.
Tutto questo, caro Pedrotti rientra a pieno titolo nel campo della sacrosanta obiezione di coscienza per medici e farmacisti, sancita dal Comitato Etico Nazionale e di cui penso tu abbia sentito parlare.
Un’ ultima nota per concludere. In un mondo come il nostro, anche giustamente, ci si prende cura di cani, gatti e cuccioli abbandonati. Lasciare però le nostre figlie adolescenti da sole di fronte una gravidanza inaspettata e guidarle verso l’aborto farmacologico le espone a tutta una serie di incognite per il loro fisico e per la loro psiche.
Non si tratta infatti, al contrario di quanto vorrebbero farci credere, di una ricetta analoga a tante altre. A mio giudizio rischiamo un’ operazione iniqua e inaccettabile sia dal punto di vista umano che professionale.
dr Franco Visintainer medico chirurgo
Potete inviare le email al direttore da inserire nella rubrica «io la penso così» scrivendo a: redazione@lavocedeltrentino.it
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