18 politico
La rappresentanza di genere (femminile) in politica

Nel nostro Paese le donne rappresentano più della metà della popolazione, ma tale proporzione non trova riscontro ai massimi livelli istituzionali e politici. Si può pertanto affermare, senza alcun timore di essere smentiti, che l’equilibrio di genere è ancora lontano dall’essere raggiunto.
E’ però altrettanto innegabile che negli ultimi vent’anni vi sia stato un importante recupero di posizioni grazie all’introduzione delle “quote rosa” che hanno il principale obiettivo di garantire un’equa rappresentanza di genere. Negli statuti di alcuni partiti politici nazionali hanno cominciato a fare capolino delle particolari procedure per garantire le quote riservate alle donne nelle segreterie e negli organismi di autogoverno.
Il criterio delle quote rosa é però rappresentativo di un numero minimo di posizioni a garanzia delle donne e non la perfetta parità che dovrebbe essere predefinita al 50% rispetto alla componente maschile. In politica la garanzia di genere, che dovrebbe essere nella natura stessa delle cose, è ancora oggi interpretata come un problema che si palesa già nella sempre più complicata composizione delle liste.
Si continuano anche a sentire inspiegabili scusanti come il ruolo fondamentale delle donne nel governo famigliare e della cura dei figli. Una concezione anacronistica che viene peraltro sostenuta anche dall’atteggiamento di molte donne che preferiscono lasciare la scena politico-istituzionale agli uomini.
I motivi sono di varia natura, ma forse quello principale risiede nella consuetudine storica basata sul fatto che gli uomini non partecipano costantemente alla gestione organizzativa famigliare, delegandola alle donne che di fatto si trovano in genere chiuse nel cerchio: lavoro, cura dei figli, cura della casa. Sono sempre stati gli uomini e per buona parte lo sono anche oggi, a ritagliarsi spazi di sviluppo di carriera e accrescimento personale, così difficili da conciliare con gli impegni di una famiglia.
Non sono certo pochi quelli che ancora pensano che in fin dei conti va bene così; sono le donne che devono poter sacrificare la carriera e molto altro per avere il privilegio di avere dei figli da crescere, ma è il paradigma che va cambiato. La famiglia deve essere basata su un rapporto assolutamente paritario senza far prevalere antichi stereotipi. Per sviluppare al meglio le capacità personali dei figli è necessario un impegno straordinario. Sul lavoro, nella società, all’interno del nucleo famigliare ambedue i genitori devono giocare un ruolo importante e impegnativo.
Questo carico aumenta vertiginosamente nelle famiglie più numerose dove i ragazzi hanno esigenze e abilità diverse. Le politiche famigliari purtroppo non sono adeguate alle esigenze reali, sia dal punto di vista economico che da quello di servizio alla cura, come la pandemia che stiamo vivendo sta palesando ulteriormente.
Certo, l’impegno politico richiede tantissimo tempo sia agli uomini che alle donne, ma soprattutto a queste ultime è riservato un aggravio aggiuntivo. Io penso che questo sia soprattutto il motivo per cui le donne abbiano sempre più reticenza ad impegnarsi nella gestione della cosa pubblica e vi siano oggettive difficoltà a coinvolgerle nella competizione politica.
Pertanto sono gli uomini a doversi impegnare di più per fare in modo che le donne non debbano rinunciare alle loro ambizioni. Non possiamo certo chiedere uno sforzo ulteriore alle donne, ma bisogna cercare di andare oltre gli ostacoli e garantire cosi il loro sviluppo e la partecipazione alla vita politica, economica e sociale come ci insegna magistralmente la nostra Costituzione.
A cura di dott. Andrea Merler
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