Socialmente
Pensioni d’invalidità: nel resto d’Italia aumentano e a Trento?

Le pensioni d’invalidità erogate dall’INPS saranno incrementate dal prossimo primo novembre.
l’INPS fornisce, con la circolare n. 107 del 2020, i chiarimenti sui soggetti che hanno diritto all’incremento, quali sono i limiti di reddito per accedere all’aumento e cosa fare per ottenerlo.
L’aumento, che in presenza dei requisiti può far arrivare gli importi fino ad un totale di 651,51 euro mensili per tredici mensilità (ora l’importo è pari a 286,81 euro/mese), sarà disposto d’ufficio per gli invalidi civili totali, i ciechi civili assoluti ed i sordi che sono titolari di pensione di inabilità assistenziale con decorrenza 20 luglio 2020; mentre, sarà a richiesta per i titolari di pensione di inabilità previdenziale (pensione di inabilità lavorativa L. 222/1984) con riconoscimento della decorrenza dal primo agosto, solo se espressamente richiesto dagli aventi diritto, che presenteranno la domanda per accedere al beneficio entro il 30/10/2020 (messaggio INPS n. 3647 del 09 ottobre 2020, che supera la precedente scadenza del 09/10/2020 fissata dalla circolare 107/2020). Chi appartiene a questa seconda categoria e presenterà la domanda successivamente a tale data, vedrà riconosciuti i benefici dalla data della domanda, senza più possibilità di ricevere gli arretrati da agosto.
Il provvedimento dell’INPS recepisce quanto disposto dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 152 del 23 giugno 2020 (link) e dall’art. 15 del D.L. 14 agosto 2020 n. 104 (link), che prevedono che il cosiddetto “incremento al milione” (di lire), finora spettante solo ai soggetti con più di sessant’anni di età, sia applicato anche ai soggetti invalidi civili totali o sordi o ciechi civili assoluti titolari di pensione o che siano titolari di pensione di inabilità lavorativa, di età compresa tra i diciotto ed i sessanta anni.
Sono esclusi da tale provvedimento gli invalidi parziali.
I requisiti reddituali previsti per il 2020 (ricordiamo che all’aumentare del reddito del beneficiario diminuisce l’incremento dell’aumento) per avere accesso al beneficio sono i seguenti:
I beneficiari non coniugati non devono possedere redditi propri superiori a 8.469,63 euro (pari all’importo massimo moltiplicato per tredici mensilità);
Se il beneficiario vive con la famiglia di origine, ma non è coniugato, il reddito da considerare è solo quello personale;
I beneficiari coniugati (non effettivamente e legalmente separati) devono possedere redditi propri di importo non superiore a 8.469,63 euro e redditi cumulati con quelli del coniuge di importo annuo non superiore a 14.447,42 euro.
Se entrambi i coniugi hanno diritto all’incremento, ciò concorre al calcolo reddituale. Pertanto, nel caso in cui l’attribuzione del beneficio a uno dei due coniugi comporti il raggiungimento del limite di reddito cumulato, nulla è dovuto all’altro coniuge.
Se invece il limite non viene raggiunto, l’importo dell’aumento da corrispondere a un coniuge deve tener conto del reddito cumulato comprensivo dell’aumento già riconosciuto all’altro.
Ai fini della valutazione del requisito reddituale concorrono i redditi di qualsiasi natura, ossia i redditi assoggettabili ad IRPEF, sia a tassazione corrente che a tassazione separata, i redditi tassati alla fonte, i redditi esenti da IRPEF, sia del titolare sia del coniuge.
Non concorrono al calcolo reddituale:
– il reddito della casa di abitazione,
– le pensioni di guerra,
– l’indennità di accompagnamento,
– l’importo aggiuntivo di 300.000 lire (154,94 euro) previsto dal comma 7 dell’articolo 70 della legge 23 dicembre 2000, n. 388,
– i trattamenti di famiglia,
– l’indennizzo previsto dalla legge 25 febbraio 1992, n. 210, in favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati.
Quindi dal primo novembre l’INPS dovrebbe adeguare le pensioni d’invalidità, e la Provincia Autonoma di Trento cosa farà?
Proprio grazie allo statuto di autonomia, nella nostra provincia, l’erogazione delle provvidenze agli invalidi civili assoluti residenti (in età compresa tra i 18 ed i 65 anni e 3 mesi, dopodiché la competenza ritorna all’INPS per l’erogazione dell’assegno sociale) non sono a carico dell’INPS ma dell’APAPI (Agenzia provinciale per l’assistenza e la previdenza integrativa).
In queste ultime settimane, abbiamo chiesto più volte all’APAPI, abbiamo scritto e telefonato ai patronati ed all’Ufficio di Gabinetto dell’Assessorato alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia per saperne di più, ma ad oggi non abbiamo ricevuto ancora alcuna risposta su come e soprattutto quando la P.A.T. avrà intenzione di adeguarsi alla normativa nazionale per non creare sperequazioni su un tema così delicato, come le pensioni dei disabili, col resto dello stivale.
A cura di Mario Amendola
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