Società
Ultimo saluto dal finestrino: una nonna, un nipotino e l’ennesima storia di mala giustizia in ambito minorile

Con questo articolo, il primo di tre, la redazione della La Voce del Trentino ha voluto approfondire l’ennesima storia di mala giustizia in ambito minorile.
Voce e vittima di questa vicenda è una nonna di 55 anni che, dopo aver faticosamente riguadagnato il sacrosanto diritto di stare accanto al nipote, fosse anche per poche ore alla settimana attraverso visite protette, si è veduta negare nuovamente la possibilità non solo di vederlo, bensì anche quella di sentirne la voce per via telefonica senza nessuna ragione plausibile, o forse il motivo è da ricercarsi nel fatto che la nonna avesse semplicemente salutato il nipote mentre si allontanava in auto e lui seduto nel sedile posteriore le avesse ricambiato il saluto con la manina dal finestrino?
Ed ora cerchiamo di capire meglio facendo qualche domanda al consulente legale della nonna.
Avvocato Casale, come è potuto accadere tutto questo?
“Purtroppo sta accadendo. Questo significa che il “Sistema Stato” va per la sua strada sempre sordo rispetto alle osservazioni pertinenti che provengono dall’esterno e dalle parti interessate, le quali si muovono solamente per vedere riconosciuti i diritti di un minore. Nel caso concreto il Tribunale dei Minorenni di Venezia è elefantiaco nelle proprie decisioni e totalmente delegante verso i Servizi Sociali incaricati che non possono essere assolutamente messi in discussione e criticati sul loro operato anche se noi abbiamo dimostrato un comportamento collaborativo. Per il Sistema “collaborare” significa asservirsi totalmente a qualsiasi comportamento e decisione dei Servizi Sociali che non tollerano alcuna ingerenza ed alcuna intromissione”.
Quali sono le condizioni usuali per le quali intervengano gli assistenti sociali?
“Ormai i Servizi Sociali fanno parte della nostra procedura. Non appena si profili all’orizzonte un minimo di conflittualità genitoriale il Magistrato affida il minore, o la minore, agli Assistenti Sociali in modo quasi automatico. Spesso questo incedere è, a mio avviso, decisamente più dannoso della vicenda originaria perché si instaurano meccanismi di difesa dei genitori che non hanno alcun profilo di utilità per il bene del minore. Spesso le famiglie si trovano al centro di un vortice di valutazioni, incontri, confronti e consulenze di cui ne escono disorientati e svuotati. Io non nego che il Servizio possa avere una sua utilità e ragion d’essere, ma sicuramente l’atteggiamento di questi signori non tiene assolutamente conto di quello che proviene dai professionisti delle parti in gioco. L’atteggiamento dei Servizi è di non accettazione delle risorse che possono provenire da coloro che sono vicini alle parti stesse.
Quali le condizioni che possano condurre ad un allontanamento?
“Personalmente rifuggo ogni intervento di affidamento etero-familiare se non in casi di estrema gravità. Nel Disegno di Legge che scrissi in chiara opposizione al famoso DDL 735 (cd. DDL Pillon) indicai chiaramente che ogni tipo di collocazione extra familiare doveva rappresentare l’extrema ratio. Sono, però, anche consapevole che esistono situazioni in cui la famiglia può rappresentare un luogo di pericolo e di tensioni particolarmente negative che vanno valutate e contrastate e sulle quali occorre intervenire; ma non si può fare di tutt’un erba un fascio come spesso accade. Il rischio di minori istituzionalizzati nel nostro Paese è un problema serio ed anche oneroso per le casse dei cittadini che vedono risorse sprecate e nessun risultato positivo”.
Qualora ci si dovesse trovare sotto la lente dei servizi sociali, quale comportamento è consigliabile tenere?
“Francamente l’augurio è di non trovarcisi. Il consiglio è di trovare la consapevolezza con l’altro genitore che non sia il caso di fare entrare soggetti terzi nella gestione della propria vita e di lasciare che altri (Tribunali e Servizi Sociali) prendano decisioni al loro posto. Io spesso spiego ai genitori che mi interpellano che nessun Tribunale potrà mai risolvere i problemi di una coppia conflittuale, nessun Servizio Sociale potrà aiutare a risolvere un problema che rimarrà unicamente dei genitori. Ritengo la necessità di operare attraverso i Servizi Sociali un fallimento genitoriale a priori e rifuggo genitori o, addirittura, legali che utilizzino lo spauracchio dei Servizi come monito per gestire un rapporto conflittuale”.
Quando è opportuno rivolgersi ad un avvocato?
“Per un consiglio direi sempre. Un buon consiglio fa sempre bene a patto che anche il professionista sia pervaso da propositi indirizzati veramente verso il bene del minore”.
A quali altre figure professionali è consigliabile fare riferimento?
“Nella mia esperienza personale, nonché professionale, ho fatto spesso riferimento alla figura del family coach e a psicologi ben selezionati. Al contrario mi trovo spesso davanti a progetti proposti dai Servizi che rappresentano tunnel con una sola porta d’entrata in una sorte di “fine pena, senza mai poter vedere un miglioramento delle persone che devono interfacciarsi con tali Servizi”.
Quanto è probabile, in seguito all’allontanamento del minore, che questi rientri ai propri cari?
“Dipende. Non esiste una risposta a questa domanda. Le tristi storie dei “Casi della Bassa”, e Bibbiano sono come un monito che ci deve accompagnare sempre. Nel 2015 organizzai con altre persone a Modena un convegno su questi argomenti e fui oggetto di aspre critiche da parte della Procura della mia città per il semplice fatto che si volesse tenere vivo il ricordo su quelle famiglie rovinate. Ora, per Bibbiano, stanno per partire il processi alle persone che sono accusate di comportamenti a dir poco deplorevoli. E’ vero che il nostro sistema dichiara colpevole un soggetto solo dopo il terzo grado di giudizio, ma da quanto abbiamo potuto leggere ed ascoltare gli avvocati degli imputati “avranno il loro bel da fare …”.
Nel caso in questione, quali sono stati gli elementi che hanno determinato l’allontanamento del nipote da sua nonna?
“Motivi censurabili e sui quali non ci siamo mai potuti confrontare in modo serio, né davanti al Tribunale dei Minorenni, che non ha ancora fissato un incontro da quando ho assunto l’incarico nel mese di Dicembre 2019, né davanti ai Servizi Sociali che rifiutano ogni tavolo di confronto nella consapevolezza che abbiano come referente unicamente i Giudici del Tribunale dei Minorenni di Venezia. E’ un vero circolo vizioso nel quale la nonna è totalmente esclusa se non con sporadici incontri con il minore, ma ora hanno deciso, addirittura, di sospenderli con scuse che ritengo veramente puerili ma, del resto, è impossibile alcun confronto alla pari. Questo è il vero problema che ha il nostro sistema.
Una volta delegato il potere è una partita a cui non è ammesso scendere in campo, e a volte mi sono trovato di fronte assistenti sociali dall’età forse troppo acerba che prendono decisioni spesso determinanti per le famiglie. Qualche giorno fa abbiamo festeggiano una misera ricorrenza: è un anno che il minore è stato affidato ad una famiglia senza una vera necessità in quanto la nonna sarebbe a tutti gli effetti in grado di accudire il nipote. Giovane età della stessa, nucleo familiare adeguato, abitazione confortevole, forte attaccamento del minore ai famigliari, possibilità economiche più che adeguate, eppure nulla viene valutato nel sordo convincimento che il minore debba a tutti i costi essere istituzionalizzato.
Addirittura in questi giorni i Servizi hanno relazionato al Tribunale dei Minorenni per sospendere gli incontri sulla base di valutazioni del tutto prive del benché minimo contraddittorio e completamente fantasiose. Quando il Tribunale dei Minorenni riterrà di ascoltare anche noi ci faremo trovare pronti. Per ora è un vero e proprio muro di gomma con un allontanamento assurdo di un minore dalla propria realtà familiare”.
Nel prossimo articolo sarà analizzata questa storia dal punto di vista psicologico con l’aiuto della D.ssa Marica Malagutti.
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