Arte e Cultura
I segreti del Duomo di Trento

Il passante, o il turista, che si trova a percorrere la piazza principale di Trento e ad ammirare la Cattedrale dedicata a San Vigilio, non sa che la Cattedrale “parla” al visitatore attraverso le sue sculture e architetture.
Un linguaggio del tutto particolare fatto di simboli, iscrizioni e incisioni che risalgono principalmente all’epoca della sua ricostruzione per volere del principe vescovo Federico Vanga (?-1218). Questa simbologia e la sua storia è stata ricostruita nei due principali volumi dedicati al Duomo, curati dallo storico dell’arte Enrico Castelnuovo, e poi in un sito web ideato dalla Diocesi di Trento.
Proprio grazie a queste pubblicazioni è oggi possibile conoscere la simbologia nascosta della Cattedrale di San Vigilio. Una simbologia che non è solo di tipo religioso, ma anche laica, come quella nascosta dalla popolare Ruota della Fortuna, ovvero il rosone del Duomo che guarda verso la Fontana del Nettuno.
Una simbologia ancora oggi straordinariamente attuale perché la figura della Fortuna, sistemata al centro del rosone ricorda al passante che la vita è legata al ciclo inesorabile del tempo ed è un continuo oscillare di momenti funesti e momenti di trionfo.
I dodici petali del rosone simboleggiano le ore del giorno, o i mesi dell’anno, e la Fortuna, al centro, rappresenta l’atto simbolico di muovere i dodici petali, ovvero la sorte degli uomini raffigurati nella ghiera esterna del rosone. Sono dodici omini che rappresentano gli sfortunati, in posizione rovesciata, e i fortunati, in alto, dove il punto di massima felicità è raffigurato dall’uomo in cima alla ghiera che brinda con due coppe.
Un significato del tutto originale per un edificio religioso, ma non l’unico fuori da questo contesto. Infatti, al di sotto della Ruota della Fortuna, sulla fiancata settentrionale compaiono tre linee orizzontali che ricordano le antiche misurazioni utilizzate dai mercanti di Piazza Duomo per la vendita di stoffe, legna e pali di rincalzo delle viti. Ma i significati simbolici della fiancata settentrionale del Duomo non si esauriscono qui.
Sulla stessa fiancata compare la bellissima Porta del Vescovo, in stile romanico, coperta da un “baldacchino” con colonne sostenute da due leoni in pietra. Due leoni grandi e fieri che fanno da guardiani al Duomo di Trento, secondo l’antica fama dell’animale di dormire ad occhi aperti. Non a caso, a fianco della Porta del Vescovo, una delle porte principali del Duomo è stata sistemata la celeberrima “Madonna degli Annegati”, così chiamata per la consuetudine di deporre davanti a lei i cadaveri degli annegati del fiume Adige o delle rogge che un tempo attraversavano la città.
Molti altri significati sono veicolati dalle decorazioni esterne del Duomo di Trento. Ad esempio la zona del Duomo corrispondente all’abside, la parte più bella e più antica della chiesa ha un apparato decorativo di grande valore simbolico.
Tra queste decorazioni non sfugge all’occhio del visitatore la stupenda galleria di doppie colonne con la cosiddetta “colonna ofitica” (“òphis” dal greco serpente), ovvero una doppia colonna unita da un “nodo” in pietra. Un nodo dalla forte carica simbolica e il cui significato è molto antico, perché allude al Tempio di Salomone al quale si richiamava idealmente la chiesa cristiana.
Secondo la leggenda è il nodo che si formò fra i capelli del giovane Salomone, figlio di Davide, e re d’Israele, come monito ad essere più buono nei confronti delle persone che lo circondavano. Abbracciando le persone che vedeva, il nodo si scioglieva.
Questi nodi si ripetono all’esterno del Duomo e sono un avvertimento a percorrere una vita all’insegna dell’amore verso il prossimo. Un messaggio analogo è veicolato dai grifoni alati – testa e ali d’aquila e corpo di leone – che sostengono le due imponenti coppie di colonne annodate che incorniciano la finestra principale del Duomo, quella che illumina la zona dell’altare con la prima luce del mattino. Questi animali fantastici tengono tra le zampe un drago a rappresentare la vittoria del bene sul male.
Infine, ma non meno importante è curioso segnalare la lastra incisa, incastonata ai piedi dell’abside del Duomo, che oltre a ricordare l’antica zona cimiteriale di Trento ricorda la firma del costruttore, Adamo d’Arogno (originario delle Diocesi di Como), e la data 1212 relativa all’edificazione della Cattedrale di Trento. Epigrafi di questo tipo sono rare da trovare nelle chiese medievali; qui fu collocata verso la fine del XIII secolo, al fine di indicare il luogo della sepoltura di Adamo d’Arogno, ma anche quello dei suoi discendenti che intendevano celebrare i meriti del loro avo, ricordato come architetto dei lavori, e il ruolo della loro famiglia nella costruzione della Cattedrale di Trento.
Questi in breve sono alcuni dei tanti simboli e delle iscrizioni celate dall’apparato decorativo e architettonico della Cattedrale di Trento. Simboli ed epigrafi che oggi non tutti conoscono, ma che un tempo probabilmente sapeva leggere il fedele che entrava in chiesa e osservava l’immensa struttura del Duomo di Trento.
Una struttura non solo fatta di opere d’arte, ma anche come abbiamo visto di “parole” e immagini nascoste tra le pietre e le sculture di una delle chiese più importanti del Trentino.
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