Val di Non – Sole – Paganella
Geopoetico, un nuovo cammino in Val di Tovel

Davide Sapienza crea cammini geopoetici. Una nuova modalità e visione del camminare e di narrazione del territorio.
Uno di questi lo ha appena creato in Val di Tovel, un geopoetico Sentiero delle Glare, ambientato per sua scelta in uno dei tratti più singolari e suggestivi che portano al Lago di Tovel nel Parco Naturale Adamello Brenta.
Creato idealmente perché il sentiero di per sé esiste già. Un percorso ben noto nel mondo del trekking, che si sviluppa tra il parcheggio del Lago di Tovel e la località al Capriolo, dove dopo il tratto inziale che si percorre nel bosco, il cammino si snoda sulla pietraia delle Glare.
Un ambiente quasi lunare, una grande frana dovuta al distacco delle pareti rocciose soprastanti avvenuta in epoca post-glaciale.
Lui, bergamasco, che dalla città è andato a vivere in un bosco in Val Seriana, non poteva fare diversamente. La geografia ce l’ha nell’anima e da qui diventa poesia.
Come lo descrive il sito della Compagnia dei cammini di cui è guida nella sezione cammini d’autore, è “Geopoeta, scrittore, autore di reportage, traduttore. In editoria dal 1984 (in quella musicale come autore di libri, giornalista, conduttore per RAI DSE e Radio Popolare, label manager Rykodisc Europe dal 1997 al 2004), dopo anni di viaggi ed elaborazione nel 2004 pubblica da Baldini Castoldi I Diari di Rubha Hunish ….”.
Lui invece si definisce un outsider, un esploratore dentro, un “prospector che trova le vene (di pensiero, di esperienze, di poesia N.d.r.) e poi va via”.
Due gli appuntamenti avuti con il pubblico in Val di Non, una collaborazione nata con il Parco Naturale Adamello Brenta nell’ambito della rassegna SuperPark e messa in calendario dalla Apt Val di Non che lo ha definito accompagnatore straordinario: il cammino delle Glare realizzato condividendo la nostra connessione alla Terra e poi una conferenza a Castel Belasi “Respiro, Ergo Sum” basata su un testo inedito, ispirato al potere salvifico del camminare e al tema della libertà.
Lui cammina, legge e racconta. Parla del rapporto tra uomo e natura, del territorio, di poesia e letteratura.
Davide Sapienza non è uno qualunque, un improvvisato. Il suo è stato un lungo percorso interiore, frutto di tante esperienze personali e professionali nel giornalismo, editoria, discografia. Ma anche di tanto viaggiare e scoprire.
Quella nel settore della discografia è ancora molto forte nel suo approccio alla comunicazione, con idee sempre all’avanguardia. Come per i cammini, dove ha “mixato” in modo originale, unendo esperienze ed attitudini diverse. E come per i gruppi musicali, questo dei cammini è diventato il suo Live.
Un’esperienza di nicchia dove Davide fa in genere quattro momenti di lettura di autori diversi. Sopralluogo attento prima di scegliere il posto giusto, altrettanta attenzione alla scelta dei testi da leggere.
Poche persone, una scelta forse poco commerciale ma “ è giusto così”.
“Cammini ne ho fatti centinaia e ho capito che per necessità non potevano esserci troppe persone come era successo in “Passi nella neve in Adamello” con 100 persone. Questo non va bene perché io stabilisco una empatia, una comunicazione con le persone”.
Adesso lo chiamano dall’Italia e dall’estero, sia privati sia enti pubblici che si occupano di diffondere cultura, perché lo hanno capito. Gli propongono letture da ambientare in geografie sempre varie e mutevoli, e “ogni volta è una bella sfida” commenta Davide.
Considerato tra i più importanti traduttori di Jack London, ha curato oltre venti classici e lavorato con poeti come Lance Henson e John Trudell, e dal 2016 sta sviluppando un ampio progetto geopoetico per il Nordland National Parksenter in Norvegia.
Come tutte le persone di “spessore” è gentile ed accessibile ma allo stesso tempo inafferrabile. Come un torrente di montagna non lo puoi imbrigliare.
E dopo aver conosciuto un po’ del poliedrico personaggio, spiegare cosa sia esattamente un cammino geopoetico non è altrettanto facile.
“La “geopoetica” fu teorizzata da Kenneth White alla fine degli anni ’70” spiega Davide. “E’ una pratica come lo zen, se definisci lo zen lo hai perso, non lo capisci, lo devi praticare nella quotidianità, nel vedere e nel percepire la vita.
Nel caso di Tovel mi interessava mostrare come quella bellissima vallata, molto particolare, avesse questa possibilità per lavorare sulle connessioni che ci sono tra noi e diventare una persona sola. Nell’andare nella natura che è andare dentro di noi, perché noi siamo natura.
La poesia della geografia è questa. Cioè qualcosa che si crea camminando entro una geografia. Ma si crea perchè tu metti in moto tutto te stesso, il corpo, i sensi, la percezione e le sinapsi del pensiero che arrivano a lavorare ad una visione del territorio”.
Prepariamoci allora non solo a mettere in spalla lo zaino ma anche a metterci in moto in una nuova dimensione di cammino in libertà e connessioni spazio- natura, in compagnia di un poeta un po’ rock.
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