Trento
Andrea Merler: «Per me famiglia, natalità e valori cristiani fondamentali»

Protagonista di una campagna elettorale dinamica, perennemente in tour, da prima dell’alba a notte fonda, Andrea Merler, 37 anni, avvocato, marito di Giulia e padre di tre bambini, è il candidato Sindaco di Trento per il centrodestra popolare e autonomista.
Nonostante i suoi molteplici impegni di questi giorni, lo abbiamo avvicinato per saperne di più sulla Trento che ha in mente, in particolare con riferimento al tema del sostegno alla famiglia e alla natalità.
Merler, abbiamo notato che nei suoi incontri non manca mai di rivolgere un pensiero a sua moglie e ai suoi tre figli…
«Effettivamente, il mio primo pensiero, da sempre, va a mia moglie – peraltro anche lei lavoratrice, farmacista – senza la quale, con la famiglia che abbiamo, non riuscirei a fare tutto quello che faccio. Già normalmente, se tra lavoro e consiglio comunale, ero spesso impegnato, in questo periodo elettorale sono, ahimè, totalmente assente. Un grande sacrificio che però faccio volentieri, anche perché Trento è la città in cui sono nato, vissuto, cresciuto – come tutti sapete – ma è pure la città in cui vorrei che i miei tre figli si facessero a loro volta una famiglia. Famiglia che, per me, non è solo una bella parola, ma è un principio fondamentale in quanto primigenio nucleo di formazione e di educazione per ciascuno».
A proposito di famiglia, se diventasse Sindaco di Trento come la valorizzerebbe?
«Partiamo da un dato: la nostra città sconta un grave problema di denatalità. Se infatti nel 2008 qui nacquero 1.183 bambini, nel 2018 quel numero è crollato a 907. Quasi 280 nuovi nati in meno, come un quartiere scomparso. Dobbiamo assolutamente invertire questa tendenza. Porteremo una nuova «cultura della famiglia» che metta le coppie nelle condizioni anche materiali di poterli mettere al mondo.
Tra la misure concrete che proponiamo – in aggiunta al bonus bebè, pari a 1.500€ per ogni nascita, vincolato ad acquisti di beni di prima necessità – ci sono interventi sugli asili nido, con l’estensione dell’orario di questo servizio e la previsione di nuove sedi. Proponiamo inoltre, a supporto delle famiglie, un albo comunale di persone selezionate e disponibili per il servizio di baby sitter»
Lei parla di una «cultura della famiglia», ma non crede che tutti la condividano?
«No, non tutti la condividono. Pensi che noi abbiamo in mente, come le dicevo poc’anzi, un vero e proprio pacchetto famiglia, mentre nelle 45 pagine di programma del candidato Sindaco della sinistra Cgil, Franco Ianeselli, di “famiglia” non si parla mai: c’è solo un generico rimando a “iniziative a supporto delle famiglie”. Proposte concrete, zero.
Non penso purtroppo sia un caso che lo stesso Ianeselli ha sfilato al Dolomiti Pride, evento in occasione del quale persino Arcilesbica si era tirata indietro, tanto era ideologico e pro pratiche aberranti come l’utero in affitto. Vede, la mia formazione liberale mi porta ad avere enorme rispetto per ogni sensibilità individuale; penso tuttavia che la famiglia sia quella di un padre e di una madre. Altri invece, come Ianeselli, neppure la nominano nel loro programma».
I valori cristiani le stanno quindi a cuore, pare di capire vero?
«Moltissimo. Prima che religiosi, quelli cristiani sono infatti valori di umanità e solidarietà La religione non è solamente un valore privato, ma anche pubblico. Pensiamo all’importanza storico, artistica, culturale e turistica delle nostre chiese e dei nostri monumenti, senza i quali saremmo una civiltà molto più povera. Giusto nei giorni scorsi, poi, ho fatto visita alle suore francescane dell’Immacolata, le ho trovate dolcissime.
Purtroppo, questi valori non stanno a cuore alla sinistra, come prova l’escalation di atti ai danni delle nostre bellissime chiese avvenuta senza che si levasse, da quella compagine politica, un filo di indignazione, ovvero una azione concreta. Pensi che solo negli ultimi 5 anni ci sono stati una quindicina di casi di questo tipo, l’ultimo nel febbraio di quest’anno, con la scritta “Bruceremo le chiese” apparsa sulla chiesa di San Pietro, in pieno centro storico.
Ragazzate? Non credo. C’è invece uno strisciante clima di intolleranza verso i cristiani e la cultura cristiana che, quando sarò Sindaco, farò il possibile per contrastare. La città del Concilio non può permettersi di diventare teatro di degrado e di mancanza di rispetto la propria cultura, la propria storia e le proprie tradizioni».
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