Giudicarie e Rendena
Targa d’Argento a Teresina Monegatti Casanova, una vita per la solidarietà alpina

In controtendenza rispetto a tanti eventi annullati in quest’anno di Covid-19, il Premio Internazionale di Solidarietà Alpina verrà assegnato con una cerimonia pubblica sabato 19 settembre al PalaDolomiti a Pinzolo.
Questa è la decisione del Comitato organizzatore, dopo una attenta considerazione della situazione, che ha fissato la cerimonia di consegna del Premio nel segno della continuità di una tradizione che vuole premiare i protagonisti della montagna e di chi si è speso per la solidarietà.
Il Premio, infatti, nasce a Pinzolo nel 1972 da un’idea del cavalier Angiolino Binelli che era il responsabile della prima Stazione di Soccorso alpino sorta in Italia, il 22 maggio del 1952 proprio a Pinzolo.
Con questo Premio l’intenzione era quella di voler ricordare i vent’anni di fondazione della Stazione, ma l’iniziativa era volta anche a sottolineare il merito e rendere omaggio a tutti quei volontari, senza nome e senza volto, che si spendono generosamente, spesso a rischio della vita, per correre là dove c’è bisogno di aiuto.
Interessante è leggere la storia del Premio con i personaggi ed i premiati delle precedenti edizioni. Il sito rinnovato ed arricchito si trova su www.targadargento.com
Quindi la 49° edizione del Premio Argento avrà luogo, pur con i necessari adeguamenti dovuti alla pandemia e con le opportune misure di sicurezza.
Ciò significa che per la cerimonia della consegna della Targa d’Argento e della Medaglia d’Oro alla memoria, invece della Sala Consiliare del Municipio come d’abitudine, la sede per l’edizione 2020 sarà il PalaDolomiti in grado di ospitare tutti gli invitati nel rispetto delle norme di sicurezza.
Purtroppo questa edizione non vedrà la partecipazione di delegazioni internazionali causa le difficoltà e limitazioni degli spostamenti, ma la volontà di continuare la tradizione non è venuta meno e gli organizzatori preannunciano questa edizione non meno “speciale” delle precedenti.
Il premio quest’anno verrà assegnato a Teresina Monegatti Casanova descritta come “esemplare figura di gestore di rifugio alpino, una vita generosa di fatiche e di sacrifici sul rifugio Mantova al Viòz, il più alto delle Alpi orientali (3.535 m.), al servizio con la famiglia degli amanti della montagna e di quanti avessero avuto bisogno di aiuto”. Con questa scelta il Comitato ha inteso riconoscere a tutta la categoria dei gestori di rifugio l’importanza del loro ruolo e della loro opera nei confronti di quanti frequentano la montagna: custodi dell’ambiente, consiglieri preziosi, vigili sentinelle, di giorno e di notte, sempre a disposizione, sempre pronti a soccorrere chi si trovi in difficoltà”.
Una vita passata in alta quota, in quel rifugio dove si è sposata ed ha cresciuto i figli. Teresina nasce a Pejo nel 1945, dove è tornata a vivere ora.
Viene assunta al Vioz fin da ragazza. All’epoca il Rifugio è gestito dai fratelli Casanova: Enrico, Renato e Oreste. Nel 1968 sposa Renato. Il rito viene celebrato lassù, al rifugio. Con quella cerimonia danno il via a una tradizione. Da allora molti alpinisti saliranno a celebrarvi il proprio matrimonio.
Alleva quattro figli (3 maschi e una femmina), patisce la tragica scomparsa del maggiore, Roberto, travolto da una valanga nel 1984 a 24 anni.
Poi, pur restando vedova prosegue l’attività al rifugio, fino a quando le subentrerà il figlio Mario, che continua la tradizione di famiglia.
Intere generazioni di alpinisti passati di lassù, le sono rimasti affezionati e ancora le scrivono o la vanno a trovare… riconoscenti.
“Gestire una struttura come quella, in alta quota, dove manca tutto (l’acqua in primis) e bisogna fare tesoro di ogni cosa, aiutarsi a vicenda e spesso prevenire i bisogni del prossimo, non è solo fatica, sacrificio e capacità di adattarsi a ogni imprevisto, è una vera e propria scuola di vita, straordinaria. Ne sanno qualcosa i figli, cresciuti in quell’ambiente. Hanno trascorso giornate intere, addirittura una settimana che non finiva mai, chiusi nella loro cameretta in mezzo alla tormenta, senza vedere nessuno. Ne sa qualcosa Teresina. Quando uscivano a giocare all’aperto, in spazi ristretti e non privi di pericoli, la preoccupazione si mescolava alla fiducia nel loro buonsenso: un occhio alle faccende, l’altro a vigilare sui loro spostamenti” racconta Giuseppe Ciaghi, vicepresidente del Comitato.
Attraverso le parole di Giuseppe Ciaghi si ha anche una descrizione della storia del Rifugio. “Anzitutto va detto che si tratta di un rifugio singolare, il più alto delle Alpi orientali, eretto dalla sezione tedesca del Alpenverein di Halle sulla Saale nel 1911, a 3.535 metri di altitudine su un piccolo terrazzo scavato pochi metri sotto la cima del Viòz, in competizione con gli “irredentisti” della Sat, che avevano costruito il “Città di Mantova” tre anni prima, poco più in basso. Nel 1921 il Governo italiano l’aveva ceduto alla Sat. Nel secondo dopoguerra venne ristrutturato alla meglio e dal 1958 ne venne affidata la conduzione ai fratelli Casanova: Enrico, Renato e Oreste, i cui famigliari continueranno a gestirlo fino ai nostri giorni, salvo una brevissima parentesi agli inizi degli anni Settanta. Renato gestirà il Viòz, mentre Oreste, carismatica guida alpina, prenderà in mano il rifugio Guido Larcher al Cevedale”.
Come da tradizione nella circostanza viene coniata una Medaglia d’Oro alla memoria di chi ha perso la vita in operazioni di soccorso. Quest’anno verrà consegnata ai famigliari di Lukas Forer, 43 anni, un soccorritore dalla grande esperienza e molto apprezzato per le sue capacità, capo della stazione di soccorso alpino di Campo Tures, perito in un tragico incidente durante un’esercitazione del Soccorso alpino a Riva di Tures.
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