Trento
Francesco Agnoli: “Noi alternativi alla sinistra, ma delusi da questa destra”

Classe 1974, docente, Francesco Agnoli ha scritto per anni per vari quotidiani nazionali (il Foglio, Avvenire, La Verità ecc). E’ anche autore di saggi storici e filosofici tra cui “Donne che hanno fatto la storia”, “La grande storia della carità”, “Dieci brevi lezioni di filosofia” ecc… E’ segretario del partito Si può fare!, che candida a sindaco di Trento Silvia Zanetti.
Vuole presentarsi lei, ora?
Marito, padre, insegnante ed allenatore di calcio.
E politicamente?
Mi sono avvicinato alla politica locale in Civica Trentina di Rodolfo Borga. Dopo la chiusura del partito, insieme ad altri membri di Civica (Silvia Zanetti, Giuseppina Coali, Alessandro Gasperetti, Carmelo Innocente Furina, Luca Groff, Alessandro Matonti ecc), e ad amici di antica data come Mauro Sarra ed altri, abbiamo fondato Si può fare. Liberi civici trentini. Nel partito sono poi confluiti, con nostro grande piacere, anche Progetto Trentino e Popoli liberi.
Vi definite civici, popolari ed autonomisti
Sì, civico perché, come dicevo, provengo da una Civica; popolare come Alcide Degasperi, l’uomo che si oppose prima al fascismo, poi al social-comunismo, nelle elezioni decisive del 18 aprile 1948, proponendo un concetto di “popolo” del tutto diverso da quello hegeliano. Quanto all’ autonomismo, sintetizzo la mia idea: a destra, storicamente, sta il nazionalismo ideologico; a sinistra il globalismo. Alcide Degasperi ed Andreas Hofer avevano un’idea ben diversa! Patria è ciò che hai sotto i tuoi piedi, sono i tuoi cari, le vie che attraversi, la storia da cui provieni… non un concetto astratto legato ad una ambigua “volontà di potenza”, e neppure una vecchia coperta da buttare via, in nome di un presunto progresso.
Degasperi si definiva “cattolico, trentino, italiano”…
E’ una bella definizione: “cattolico” significa “universale” (un universalismo basato sul concetto che tutti gli uomini hanno il medesimo Creatore); trentino ed italiano alludono ad un’ appartenenza più ristretta, ma comunque importante. Dicendo “trentino”, poi, lo statista voleva ricordare anche il rapporto della nostra terra con la tradizione asburgica.
Perché un nuovo partito, non ce ne sono già abbastanza?
Sarebbe stato più comodo entrare in una realtà già esistente. Ma essere locali permette libertà da ingerenze esterne, da logiche che non riguardano il territorio, ma lo sovrastano. Vogliamo anche liberarci dalla gabbia della contrapposizione destra/sinistra di stampo novecentesco. Una contrapposizione spesso falsa: tante volte vediamo atteggiamenti “fascisti” in persone che si dichiarano “antifasciste”! Non dimentichiamo che Mussolini e molti gerarchi fascisti erano cresciuti proprio a sinistra, nel socialismo più radicale!
Avete deciso di andare da soli e di candidare una donna. Perché?
Perché alternativi alla sinistra, ma delusi da questa destra, che ha promesso un cambiamento che in buona parte non c’è. Non sosteniamo una donna in quanto tale, ma perché preparata e con i piedi per terra. Non siamo di quelli che si riempiono la bocca con dichiarazioni roboanti di stampo femminista, e che alla fine candidano, irrimediabilmente, uomini. Silvia merita? E’ giusto che sia lei il candidato. Aggiungo che capita spesso di sentire uomini contenti di votare una donna e donne che votano uomini. Per me è un bel segno: preferisco l’alleanza tra i sessi alla continua e logorante contrapposizione oggi di moda.
Siete di centro, ma cosa vuol dire precisamente?
Centro potrebbe voler dire “palude”, zona grigia, di bassi compromessi e di mancanza di ideali. Ha significato e significa anche questo, purtroppo. Ma centro significa anche altro. Per noi vuole dire cercare di vedere le cose non in modo parziale, ma più completo, con uno sguardo ampio. Le ideologie, di sinistra o di destra, semplificano, assolutizzano un elemento perdendone di vista un altro. Pensiamo ad esempio al problema sicurezza: non può essere negato, come fa la sinistra, ma non può neppure essere risolto ignorando che, oltre alla giusta repressione, servono anche educazione ed umanità.
Siete conservatori o progressisti?
Se conservare è rimanere sempre immobili, non siamo conservatori. Se progressisti vuole dire cambiare tanto per cambiare, fare tabula rasa del passato, delle radici e dei principi che non hanno tempo, non siamo progressisti.
Il partito che ama di meno?
Il Pd. Se penso a Matteo Renzi, mi indigno: degno erede di quella parte della Dc toscana che rottamò Degasperi nel 1954. Quanto a Zingaretti, è cresciuto nel PCI: ha quella doppiezza genetica che gli permette di dire che il coronavirus è meno di un’influenza, un giorno, per poi sostenere l’estremo opposto, il giorno dopo. O di affermare “mai e poi mai con i grillini” solo un minuto prima di governare con loro. Se poi penso che il responsabile del Pd “per i diritti civili” è il senatore Sergio Lo Giudice, che ha affittato l’utero di donne americane per comperarsi i “figli”, rimango ancora più basito. Si confondono i “diritti” con il potere del denaro e l’arbitrio sui più deboli.
Quali idee avete per Trento?
Rimando al programma. Mi limito ad una: rilanciare il centro storico, quanto a sicurezza, turismo, cultura, viabilità. E’ il biglietto da visita di una città. Oggi offre degrado, spaccio libero, mancanza di parcheggi (per di più a prezzi esorbitanti)… Inoltre a me piacerebbero più attenzione allo sport, giardini forniti di attrezzature ginniche, anche per gli anziani, e spazi, anche nelle vie, dedicati ai bambini… Però non credo ai programmi zeppi di strabilianti promesse impossibili da mantenere. Credo di più alle persone serie, che concepiscono la politica come dedizione al bene comune.
Intervista comparsa sul cartaceo de La voce del Trentino
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