Fiemme, Fassa e Cembra
Stava 35 anni dopo. Fugatti: «Diamo alla memoria gli occhi di un bambino». Lauro Tisi: «La filiera del male è riconducibile a precise responsabilità umane»

“Se anche i più piccoli, guardando al passato, riescono a coglierne il messaggio, allora siamo sulla strada giusta nel nostro compito di tramandare loro le esperienze più significative che hanno segnato la storia della nostra comunità.”
È questo in sintesi il messaggio che il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha pronunciato oggi a margine della cerimonia per i 35 anni dalla tragedia di Stava.
Un appuntamento istituzionale semplice ma solenne, con la santa messa celebrata dall’arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, alla presenza di numerosi parlamentari, consiglieri provinciali, sindaci e rappresentanti dello Stato.
Fugatti ha anche ricordato l’interesse manifestato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che non ha potuto accogliere l’invito a presenziare alla cerimonia a causa delle misure di sicurezza imposte dal Coronavirus, ma che comunque non ha mancato di esprimere la propria vicinanza.
Il presidente della Provincia ha quindi espresso un plauso ed un incoraggiamento alla Fondazione che in tutti questi anni ha tenuto vivo il ricordo della catastrofe di Stava, promuovendo iniziative e studi e rivolgendo sempre più la propria attenzione alle giovani generazioni che giocoforza non hanno vissuto in prima persona questi eventi che abbiamo il dovere di ricordare.
«Abbiamo rigenerato il paesaggio, rimesso in piedi le case ma – come sta emergendo anche in questi mesi di pandemia – quando ad andarsene sono i volti, non c’è possibilità di colmarne l’assenza. Quel carico di morte impone il silenzio, proprio della grandezza di ogni volto. In questi trentacinque anni, con tenacia e fuori dalla ribalta mediatica, i familiari delle vittime e la comunità di Tesero hanno impedito venisse cancellata la memoria dell’immane disastro» – Così invece l’inizio dell’omelia dell’arcivescovo Tisi.
E ancora: «È anche grazie a loro se, ancora una volta, ci troviamo a scagionare Dio: non è lui la causa del male. La filiera del male è riconducibile a precise responsabilità umane: l’interesse economico prima della cura delle persone, la superficialità, l’incuria».
«La tragedia che ha sfigurato questa valle – ha concluso Tisi – riletta alla luce delle splendide pagine della Laudato Si’, ci provoca a custodire e prenderci cura dell’ambiente, senza però dimenticare che sarebbe un’operazione impossibile se non attuassimo quell’ecologia umana che ci differenzia da tutti gli altri essere viventi. Essa si realizza nell’anteporre, alla soddisfazione del proprio bisogno, il farsi carico e prendersi cura del bisogno dell’altro. Questa è la tenda che Cristo ha piantato in mezzo a noi. È il divino che abita l’umano».
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