Trento
“In caso di pandemia la catena di comando della Sanità deve essere unica e affidata allo Stato”

“La competenza sulla Sanità delle Regioni deve venire meno in caso di pandemia e di situazioni di emergenza nazionale, perché serve una catena di comando unica e in capo allo Stato. Durante il Coronavirus, il Governo non ha applicato il Piano pandemico, che prevedeva la regia centralizzata ed avrebbe garantito soluzioni all’emergenza, preferendo la soluzione politica, finalizzata ad ottenere il consenso da parte dei governatori e delle Regioni”.
Due dei maggiori esperti italiani in tema di Sanità – il professore e consigliere del ministro della Salute per l’emergenza Covid-19, Walter Ricciardi, e il professore di Scienza delle Finanze dell’Università Cattolica di Milano, Gilberto Turati – concordano su una delle questioni più dibattute durante il lockdown, ovvero il ruolo dello Stato per garantire ai cittadini risposte uniformi di fronte all’emergenza Coronavirus.
Il dibattito è andato in onda, in diretta streaming, nel pomeriggio di ieri durante il Format Intersezioni del Festival dell’Economia di Trento, condotto da Laura Berti, giornalista scientifica del Tg2.
L’emergenza Coronavirus è stato uno shock per il sistema sanitario italiano. L’Italia ne è uscita, indicando anche delle buone pratiche per altri Paesi, ma ha evidenziato delle lacune su cui è opportuno lavorare.
Al Festival dell’economia di Trento è stato il giorno di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute per l’emergenza Covid-19, e di Gilberto Turati, docente dell’Università Cattolica di Milano, intervistati dalla giornalista del Tg2 Laura Berti sul tema economia, salute e sistema sanitario.
Secondo Gilberto Turati, i bisogni sanitari sono differenziati sul territorio italiano perché le patologie non sono distribuite in modo omogeneo, con differenze importanti tra Nord e Sud, e tra le diverse classi sociali. Una posizione condivisa anche da Ricciardi, secondo il quale però “va garantita omogeneità di erogazione del servizio sanitario sul territorio nazionale. E su questo punto l’Italia non è omogenea”.
Una delle componenti che può incidere sul livello di erogazione è la diversa capacità finanziaria delle Regioni, grazie alla raccolta fiscale. Su questo punto, il professor Ricciardi ha aggiunto:
“Se le regioni non garantiscono un livello omogeneo di servizi, è necessario introdurre dei meccanismi correttivi, non solo di natura finanziaria.Ad esempio, in alcuni Paesi europei, è il caso del Regno Unito, squadre di intervento, coordinate a livello centrale, possono ripristinare l’ordinaria amministrazione e risolvere situazione critiche.Questo, attualmente, non può accadere in italia. L’emergenza Covid – ha spiegato Ricciardi – ha visto la Regione Lombardia in difficoltà ad arginare la pandemia, pur avendo maggiore disponibilità finanziaria rispetto ad altri territori”.
Un altro aspetto di criticità evidenziato dal Coronavirus – secondo il professor Turati – ha riguardato il mancato un coordinamento tra realtà sanitarie nell’attività di informazione dei pazienti sulla presenza, ad esempio, del Covid negli ospedali:
“Non capisco perché il Piano pandemico, con una regia centralizzata, non è stato tirato fuori dal cassetto, eppure avrebbe garantito soluzioni all’emergenza”.
La discussione si è poi spostata sulla sanità del territorio.
Turati: “In mancanza di specializzazione resta problematico spostare la cura e le terapie dagli ospedali al territorio perché ciò implicherebbe la presa in carico dei pazienti e lavorare con un network di specialisti”.
La posizione è condivisa dal professor Ricciardi, il quale ricorda che “l’Italia è l’unico Paese in Europa dove la formazione dei medici di base non è standardizzata a livello universitario ma a livello provinciale. Inoltre il rapporto tra medico di base e il sistema sanitario è reso ancora più complesso in quanto questi ultimi sono di fatto dei liberi professionisti”.
L’emergenza Coronavirus consentirà, in ogni caso, all’Italia di migliorare il sistema sanitario, completando la copertura dei servizi sul territorio.
“La medicina – hanno concluso i due esperti – sarà sempre più digitale e l’emergenza Covid fornirà al sistema la spinta necessaria all’innovazione”.
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