Riflessioni fra Cronaca e Storia
Statue abbattute: le pericolosa cancellazione della memoria del passato

In questo periodo in cui assistiamo alla distruzione e al vilipendio di statue dedicate ai personaggi più disparati, da Cristoforo Colombo a Mohāndās Karamchand Gāndhī sino ad Indro Montanelli, non può non venire un sospetto: ma questi giovani demolitori sono davvero da ammirare per il loro zelo?
Certamente i personaggi di cui si è detto non erano perfetti, avevano tutti i loro limiti, più o meno gravi: ma c’è qualche personaggio storico che possiamo considerare immune da colpe? Un tempo si diceva: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Abbattere statue, saccheggiare negozi e vetrine, inginocchiarsi davanti a Tizio o a Caio, mentre si calpesta Sempronio per il suo colore della pelle, cambierà il mondo in meglio? Si sta lottando davvero per la pacificazione, per costruire ponti, per migliorare la società, o si stanno scavando nuovi solchi, in nome dell’utopia? Sono solo alcune delle domande che mi vengono in mente, osservando quanto accade in America, proprio in questi giorni.
Mi chiedo anche perché questo improvviso risveglio proprio a ridosso delle elezioni presidenziali, dal momento che l’uccisione di afroamericani da parte di poliziotti non è certo una novità dell’ultima ora, e tanto meno è collegabile – in una città governata dal partito democratico, con un capo della polizia di colore, in uno stato democratico – all’attuale presidenza (checché se ne possa pensare).
Non è che ancora una volta queste manifestazioni sono molto meno spontanee di quello che si vuole far credere? Perché i Clinton e i Bush, che hanno incendiato il mondo in tempi non lontani, ora si ergono a paladini dei manifestanti?
Perché l’ex segretario di Stato repubblicano, Colin Powell, l’uomo che nel 2003 raccontò al mondo la bugia immensa delle armi chimiche in mano all’Iraq, oggi, invece di tacere, soffia sul fuoco “interno”, come allora soffiava per appiccare l’incendio bellico verso l’esterno?
E perché quegli stessi manifestanti che oggi sono così agguerriti, non hanno mai mosso e non muovono un dito per i civili libici che muoiono a migliaia ogni mese, a causa di un’ iniqua guerra scatenata da Francia e Inghilterra, nel 2011, ma con il decisivo consenso del presidente Obama e dal suo segretario di Stato Hillary Clinton?
Al di là delle domande, più o meno retoriche, viene immediato un confronto con il passato: i nazisti di Hitler, i comunisti di Lenin, Stalin, Mao e Pol Pot procedettero sistematicamente alla cancellazione della memoria del passato, in nome del “bene” di cui si ritenevano portatori e detentori (vedi qui).
In particolare il dittatore comunista cinese Mao, negli anni della rivoluzione culturale, riuscì a convincere i giovani – che sono sempre un po’ idealisti, ma anche molto ingenui e per questo più facilmente strumentalizzabili -, a percorrere il paese abbattendo statue di Confucio, monumenti, incisioni, libri del passato…: tutto andava distrutto, perché tutto era detestabile.
Solo il libretto rosso di Mao aveva diritto all’esistenza. Solo i devastatori potevano considerarsi “buoni e giusti”.
Nell’Occidente di oggi non siamo ancora a questi livelli, ma quando si comincia, non si sa dove si finirà…
A cura di Francesco Agnoli
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