Società
Covid 19: il problema e l’ansia per il lavoro

Il 2020 ha visto in Italia la morte di migliaia di aziende in più rispetto l’anno precedente.
Dalle riviste economiche si legge che la nati-mortalità delle imprese tra gennaio e marzo di quest’anno rappresenta il saldo peggiore degli ultimi 7 anni. Questo vuol dire che non dobbiamo dimenticare la presenza di altre crisi economiche nel nostro paese, l’ultima delle quali risale appunto al 2013.
Ma perché oggi la percezione della crisi sembra maggiore? Una possibile risposta sta nel fatto che le modalità di lavoro sono cambiate, ci dobbiamo adattare ad un ridimensionamento produttivo, viviamo pervasi da un senso di impotenza e percepiamo il futuro come incerto e pieno di ostacoli.
Infatti, la riflessione che in questo periodo la gente si fa più spesso è: “oggi il Coronavirus sembra aver perso la sua potenza, ma se ci fosse un ritorno alla quarantena come ce la potremmo cavare non solo dal punto di vista della salute, ma anche dal punto di vista economico”?
Altro dato interessante e facile da intuire è che, a differenza delle grandi aziende, dove vi è la possibilità di ricapitalizzare, attuare fusioni o cessioni o avere la possibilità di un eventuale sostegno pubblico, le imprese individuali vivono la drammaticità della situazione economica in modo decisamente importante.
Il piccolo imprenditore, il piccolo esercizio commerciale deve affrontare molti problemi da solo per ripartire dopo mesi di immobilità, come ad esempio l’investimento di energie economiche nelle spese di riapertura e di santificazione, nel mantenimento del personale o anche per la diminuzione dell’affluenza dei clienti.
Il numero di questi ultimi, infatti, potrebbe essere inferiore a causa di un aumento di povertà dovuto, a sua volta, all’entrata in cassa integrazione o addirittura al licenziamento.
Sembrerebbe di essere entrati in una spirale negativa che più si va avanti e più si affonda nell’incertezza e nella povertà. Davanti a questa situazione la mente umana può reagire in diversi modi:
• Continuare la propria attività come se niente fosse, facendo solo qualche taglio alle spese di gestione, sperando che qualcosa cambi;
• Chiudere definitivamente la propria attività, perché le spese di apertura e di mantenimento del personale è di gran lunga superiore alle risorse economiche disponibili. Queste persone entrano in uno stato di paura del tutto comprensibile che immobilizza ogni azione, ogni pensiero e ogni atto creativo;
• Cercare di adattarsi alla nuova situazione che si è venuta a creare facendo un’analisi dei problemi da risolvere e delle risorse a disposizione. In questo modo si sviluppano nuove strategie che possono anche comprendere modalità diverse di lavoro, ma anche la chiusura di alcune attività e l’apertura di altre.
In ogni caso non possiamo tornare indietro, dobbiamo solo concentrarci sul fatto che abbiamo vissuto due guerre mondiali e altre crisi economiche e che anche oggi dobbiamo trovare il modo di andare avanti e risolvere problemi che ora sembrano insormontabili, ma poi, se guardati bene, possono in un qualche modo diventare del tutto risolvibili.
Se tuttavia viviamo nell’ansia e non riusciamo vedere alcuna soluzione, forse è meglio rivolgersi ad un esperto che ci aiuti a superare le nostre difficoltà.
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