Val di Non – Sole – Paganella
Emergenza manodopera in agricoltura: ecco il “Modello Gen Z” per il reclutamento di giovani e studenti

L’obiettivo è trovare 25 mila braccia che evitino che la frutta rimanga sugli alberi e la verdura nei campi.
Con l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus è a rischio più di un quarto del raccolto nelle campagne italiane, che veniva svolto perlopiù da quelle mani straniere che ora sono rientrate in patria.
Secondo Coldiretti parliamo di 370 mila lavoratori regolari stranieri in Italia: ovvero il 70% della manodopera totale. In Trentino il fabbisogno stimato è di 25 mila persone. L’emergenza è duplice: economica della filiera agricola e di approvvigionamento alimentare.
Per questo è stato elaborato un “Modello operativo” di reclutamento di giovani della Generazione Z (denominato appunto “Modello Gen Z”) per superare questa emergenza lavorativa ed economica partendo dall’analisi del contesto in cui ci si trova ad operare.
Il blocco delle frontiere, le quarantene forzate, ma anche la paura di spostarsi e il protrarsi dell’emergenza sanitaria con ogni probabilità causeranno una crisi della mobilità per cui il sistema agricoltura avrà carenza di lavoratori stranieri che non verranno in Italia.
Ma non solo, tutto ciò riguarderà anche il mercato del lavoro interno: anche gli italiani non si muoveranno tra una regione e l’altra.
Ecco quindi la proposta di Marco Parolini, job trainer ed esperto di formazione manageriale, che punta forte su giovani e studenti: è proprio su di loro che il modello propone di indirizzare gli sforzi.
“Il mio pensiero da consulente di innovazione territoriale e studioso di politiche del lavoro per i giovani – spiega Parolini – è che in questa fase vada preferito il reclutamento dei giovani appartenenti alla Generazione Z, che sono tanto difficili da reclutare, ma altrettanto risorsa importante in questa fase storica”.
Con Generazione Z vengono indicati i giovani nati dal 1995 in poi: stiamo parlando di giovani tra i 16 i 25 anni. I Millennials descrivono invece la generazione precedente, quella nata tra il 1985 e il 1995.
Il “Modello Gen Z” si propone di risolvere 4 macro problemi in una volta sola: di manodopera, evitando la crisi economica della filiera agricola e alimentare; educativo, consentendo ai giovani di dare un contributo e fare un’esperienza; economico: 120 milioni di euro di reddito che ogni anno rimangono in Trentino; di sostenibilità e spreco, evitando che la frutta marcisca sugli alberi.
In Trentino sono oltre 45 mila i giovani nella fascia 18-25 anni che sarebbero già residenti in loco (niente trasferte, quindi) e che garantirebbero la redistribuzione di ben 120 milioni di euro di reddito annuo nella nostra Provincia.
Una sorta di “manodopera a km 0” forzatamente ferma a casa, la cui inattività potrebbe essere trasformata da “costo sociale” a “vantaggio sociale”, permettendo loro di essere di aiuto a tutta la comunità, di conoscere l’agricoltura e la filiera agricola, sviluppando in seguito nuove idee e iniziative d’impresa.
L’agricoltura, tra l’altro, è considerata un’attività lavorativa poco esposta alla vicinanza fisica.
Sicuramente sono diversi gli aspetti da tenere sotto controllo. Si tratta di una generazione meno predisposta a lavori umili e faticosi, i giovani d’oggi sono cresciuti in condizione di benessere, raramente hanno bisogno di reddito integrativo e spesso hanno tempi e orari “diversi” da quelli del contadino, e anche dell’impiegato comune.
Ma sono diversi anche i punti di forza della “Generazione Z”: hanno per esempio un legame forte con il Trentino, la loro terra, hanno voglia di sentirsi utili e concreti, oltre a una significativa sensibilità per i temi della sostenibilità e della natura.
Una proposta, dunque, che mira alla responsabilizzazione e alla crescita di quei giovani troppo spesso sottovalutati e, talvolta, etichettati a priori come poco volenterosi e con scarsa voglia di rimboccarsi le maniche.
Il “Modello Gen Z” potrebbe rappresentare per i ragazzi un’opportunità da cogliere al volo: da una parte l’occasione per rendersi utili e guadagnare, dall’altra quella di imparare, lavorare sul campo, maturare come lavoratori ma soprattutto come persone.
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