economia e finanza
fase 2, si tornerà a lavorare la domenica in fabbriche e aziende?

Per la cosiddetta “Fase 2” che tutti aspettano con ansia, ci sono ancora tante domande senza risposta.
L’unico dato certo è quello che per il futuro serviranno 300 milioni di mascherine al mese il cui costo, al momento, non è detraibile e l’aliquota Iva è ferma al 22% perché il Governo ha bocciato la richiesta della Lega di abbassarla al 4%.
A tutt’oggi il governo giallorosso ci obbligherà ad una dotazione, sulla quale lo Stato avrà un cospicuo margine di guadagno.
Ma vediamo quali sono le situazioni da chiarire.
Si rientra al lavoro e dovranno essere potenziati i mezzi pubblici che torneranno ad essere affollati di pendolari.
L’ipotesi è quella che la capienza massima debba corrispondere alla metà dei posti a sedere, ma non è stata ancora indicata la distanza minima da rispettare.
A seguire gli orari in fabbrica, si tornerà a lavorare alla domenica?
Nulla è stato deciso a pochi giorni dalla fine del lockdown, ma se le presenze dovranno essere scaglionate, è possibile che i turni finiscano per essere su 7 giorni e non più su 5.
Per le realtà più grandi si pensa alo smart working obbligatorio.
Emergenza mascherine. Se col lockdown ne servono 90 milioni al mese, per la ripartenza la Protezione Civile stima che la necessità potrà essere di 300 milioni.
Se solo torneranno al lavoro i 6 milioni di italiani che oggi sono a casa, ne utilizzeranno da soli 180 milioni. La domanda è: saranno disponibili?
Con le scuole e gli asili che riapriranno a settembre ( a questo proposito il Governo non ha la minima idea di quali potranno essere le modalità) i genitori che tornano al lavoro a chi potranno lasciare i figli, dal momento che i nonni e i parenti anziani sono considerati out?
Ma anche in questo caso Conte e la sua task force, che da ieri è salita a 450 persone, non hanno idee.
Quali saranno gli orari dei negozi alla riapertura? Buio totale con l’unica certezza che si dovrà garantire il distanziamento sociale.
Tante le ipotesi, ma nessuna decisione col limbo di quelle attività, come parrucchieri, estetiste e barbieri, che la distanza di un metro non possono rispettarla.
Infine la spesa? Si pensa, prove in corso a Milano, alla prenotazione online dell’orario d’ingresso al supermercato per evitare le code esterne.
Insomma tante idee, ma ben confuse da parte di un governo che per ora pare non avere la minima idea di come gestire gli aspetti pratici dei suoi proclami. Intanto il PIL è in profondo rosso, -15%
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