Trento
Trento: gli spacciatori si trasferiscono sotto i portici per non essere ripresi e il prezzo della droga sale alle stelle

All’emergenza coronavirus ci siamo adattati in tanti ed a farlo sono stati anche gli spacciatori di morte che operano nel quadrilatero della Portela.
Quello della droga è un vero e proprio mercato e business, per questo in tempo di coronavirus il costo della dose è aumentato di più di due volte e mezzo.
L’aumento è dovuto alla difficoltà nella consegna e all’obbligo da parte degli spacciatori di consegnarla a domicilio oppure attraverso altri difficili e maggiormente rischiosi canali.
Alcuni pusher per la consegna chiedono addirittura un minimo di acquisto. C’è chi, come lo spacciatore nella foto, va al supermercato 10 volte al giorno acquistando solo una lattina di birra alla volta per così essere il regola in caso di controlli delle forze dell’ordine.
In città gli spacciatori hanno capito che i filmati ripresi dai residenti e poi consegnati alle forze dell’ordine, potevano essere efficaci come pure hanno intuito che essendoci molta più gente a casa con molto tempo a disposizione, il rischio di essere ripresi era maggiore.
La soluzione? Cercare e individuare luoghi non raggiungibili e muoversi il meno possibile.
Complici gli esercizi commerciali chiusi, la scelta è caduta sul portico di Via Prepositura ( per capirci quello di fronte al ristorante cinese) e su quello di Piazza Leonardo Da Vinci.
In Via Prepositura gli spacciatori possono contare sui negozi etnici dai quali non parte di certo nessuna denuncia, mentre in Piazza Da Vinci il portico è del tutto zona neutra: da una parte l’asilo Zanella che è chiuso e dall’altra Torre Vanga con un passaggio quasi nullo.
Due luoghi dove per i residenti è impossibile filmare, ma solo intuire le attività.
Il pusher arriva in bicicletta ed entra nel portico, dove si ferma il tempo necessario per ritirare la droga e riparte e senza fare troppa strada, raggiunge il luogo della consegna.
Se questa attività in condizioni normali era più a rischio, oggi l’importante è non farsi notare anche perché non c’è un’effettiva volontà di bloccare queste azioni di spaccio.
I residenti? Qualcuno ha segnalato la situazione a “YouPol”, altri hanno chiamato il 112, ma lamentano il fatto di aver dovuto rispondere ad una serie di domande come se fossero loro a compiere un reato.
Alla fine? Non è successo nulla. Gli spacciatori e i loro galoppini sono liberi di muoversi come meglio credono; liberi di eleggere a base due portici che diventano terreni sicuri, il tutto mentre i residenti ed i trentini in generale sono costretti ad rispettare regole da domicilio coatto.
Sul fenomeno della droga a Trento, dopo la fine dell’emergenza coronavirus, bisognerà porre grande attenzione e studiare con determinazione le contromisure per stroncare definitivamente questa piaga che sta invadendo le nostre città colpendo ragazzi minorenni.
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