Italia ed estero
Da eroi collettivi a capri espiatori. Fioccano le denunce nei confronti dei medici

4000 infermieri contagiati, 50 medici morti, orari da sfinimento, il rischio contagio per le famiglie, sempre in prima linea senza protezione. Ma questo pare non bastare.
Infatti da eroi collettivi a capri espiatori il passo è breve. E doloroso.
I medici cominciano a subire la minaccia delle cause legali.
La cupidigia e l’avidità non ha fine ed ecco che esce la parte più brutta dell’Italiano, l’opportunismo di chi approfitta dell’occasione per chiedere improbabili risarcimenti in un momento di drammatico caos. Ed ora la paura è quella di trovare anche dei giudici che accolgano le denunce per poi partire con i rinvii a giudizio. Oltre al danno quindi si rischia anche la clamorosa beffa.
E da Milano parte un appello al Quirinale e alla politica, perché si introduca uno strumento di tutela generale in questo caos.
Fino a ieri i camici bianchi erano indicati come artefici di una pagina esemplare di abnegazione.
Arruolati a volte in via straordinaria, sono stati contagiati in gran numero e spesso uccisi dal virus, infine stremati da turni e pressioni disumane.
Ora vengono additati invece, e cominciano a intravedere l’ombra di rivalse temerarie e di paradossali ripercussioni giudiziarie.
Il tam-tam è partito, corre sui gruppi facebook sospinto da gruppi, pseudo-associazioni e figure con pochi scrupoli.
Un cardiochirurgo milanese ha scritto all’ordine professionale. Ha preso l’iniziativa «nel ricordo dei colleghi caduti durante questa tragedia, perché il loro esempio ci guidi in questa difficile missione».
Ha sollevato il tema della responsabilità, e di polizze che prevedono un rischio commisurato all’attività specialistica dichiarata. «Pur in una situazione di emergenza, e nonostante le continue dichiarazioni sui media del ruolo eroico del personale sanitario – ha avvertito – sono crescenti le denunce di parenti».
L’ipocrisia poi lascia il posto alla paura quando si scopre che per i medici pensionati rientrati eccezionalmente in servizio per contrastare il coronavirus non è prevista alcuna copertura assicurativa.
Ed arriviamo al massimo del paradosso quando si scopre che infermieri e dottori che magari sono spostati in altri reparti non sono coperti da nessuna assicurazione.
Facciamo un esempio: le persone intubate dovrebbero essere seguiti da pneumologi esperti, ma vista l’emergenza in quei reparti vengono mandate persone con competenze diverse.
Ebbene, queste persone lavorando in un reparto che non è di loro competenza non sono tutelate ne dal punto di vista assicurativo ne da quello della tutela giudiziaria. È come un dipendente facesse un lavoro per il quale non è pagato.
Il Giornale.it riporta lo sfogo di un rianimatore: «I turni sono massacranti, ed è difficile resistere, anche perché molta gente comincia a pensare alle denunce. I parenti chiedono le cartelle se il familiare è morto, domandano perché non è stato intubato prima e quali farmaci sono stati somministrati. Da eroi siamo diventati responsabili, questo fa perdere la voglia di rischiare la pelle. È assurdo».
Stefano Carugo, noto cardiologo, solleva la questione senza giri di parole: «Tutti lavorano a testa bassa, si fanno miracoli e vorremmo continuare a occuparci esclusivamente dei pazienti da salvare, senza passare il tempo a fare le fotocopie delle cartelle cliniche». «Vediamo il pericolo di conseguenze isteriche e di una guerra legale, fioccheranno denunce, temo. La mia idea, oltre ai balconi che vanno bene, è che si preveda per gli operatori sanitari in situazione di guerra una sorta di amnistia».
Carugo è stato consigliere regionale, è professore universitario e presidente lombardo della società di cardiologia. Ma è anche in prima linea, come direttore del dipartimento cardio respiratorio dell’Asst «Santi Paolo e Carlo».
Racconta, una situazione di emergenza che da fuori non si coglie fino in fondo. «La situazione è devastante, la Lombardia sta facendo miracoli, ogni giorno è un dramma e a tanti colleghi viene chiesto di fare cose mai fatte, a stipendi invariati ovvio. Siamo tutti in un frullatore e purtroppo si devono compiere anche scelte drammatiche, fra pazienti con diversa speranze e possibilità di sopravvivenza». «Già fioccano le denunce – prosegue – e magari le inchieste, se ne parla ogni giorno. Vale per i medici e per le direzioni sanitarie. E allora dico: agiamo ora, in questa fase dei medici eroi, perché fra due mesi inizierà la bagarre politica e i medici rischiano di restare in mezzo, saranno i capri espiatori perfetti. Il presidente Mattarella ha usato le parole giuste, di unità e concordia. Con questo spirito, allora, agiamo subito, è importante per poter continuare con la necessaria serenità».
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