Io la penso così…
L’appello di una mamma di Trento separata dalla figlia per colpa del coronaVirus

Spett.Le direttore,
mi rivolgo direttamente a lei perché penso che il caso che le sto per descrivere sia molto importante.
Da quattro anni vivo con mia figlia in Trentino
Ho accettato un posto come maestra nella Scuola Rudolf Steiner, zona Madonna Bianca e ci siamo trasferite da Treviso, dove però manteniamo la residenza.
Mia figlia frequenta la sesta classe, corrispondente alla prima media, nella stessa scuola.
Da quando siamo arrivate qui la nostra vita è stata davvero bella, è cambiata in positivo e abbiamo trovato tante persone che sono diventate la nostra famiglia.
Almeno una volta al mese però, mia madre che è sola, senza marito, senza fratelli e senza altri figli, viene regolarmente a trovarci perché sente molto la nostra mancanza.
L’ultima volta è stata qui il 5 marzo prima che scattasse l’emergenza. Ha portato poi con sè mia figlia Stella a Treviso prevedendo che le scuole avrebbero chiuso per un bel po’.
Io sono rimasta in Trentino per organizzare il lavoro a distanza e per studiare un po’, dato che ho ripreso gli studi universitari per completare i titoli di studio necessari agli insegnanti.
Avevo previsto di stare qui una decina di giorni, dare l’esame online e poi raggiungerla a Treviso.
Purtroppo però, a causa degli spostamenti in massa da Milano verso il Sud, il decreto è stato aggiornato e le restrizioni sono aumentate. Per il mio caso non è previsto il ricongiungimento al minore. Ma io dico: siamo matti?
Non è possibile che venga tolta questa possibilità. Io chiedo solo di raggiungere mia figlia e passare la quarantena con lei. Ho chiamato questura, prefettura e polizia stradale, ma tutti continuano a dirmi che per il bene di tutti è necessario non fare spostamenti e non considerano il mio caso urgente. Loro no ma io sì.
Non ci si può rivolgere a nessuno che ti consideri una persona e non un caso come tanti, da ricondurre al decreto e stop, alle fredde leggi che non considerano il caso particolare. E se ne fregano se dopo che una figlia, abituata a stare sempre con me, dopo 20 giorni abbia bisogno di vedermi. E mi strazia il cuore sentirla piangere chiedendomi quando torni…
Io non so se lei ritiene sia il caso di pubblicare questo mio sfogo, ma non penso di essere l’unica madre in queste condizioni è soprattutto mi sembra un’ingiustizia. Dovrebbe sempre essere consentito ad una madre di riabbracciare il proprio figlio e di stare con lui.
Non chiedo di ritornare alla vita di prima, ma di fare due ore di strada e rientrare a casa mia!
Grazie e saluti,
Silvia Zanatta
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