Trento
CoronaVirus: l’altra paura e quelli che non rispettano le regole

Ci sono due aspetti che sono subito saltati all’occhio dopo la tempesta che sta travolgendo alcune regione d’Italia e destando preoccupazione anche in Trentino.
Per il momento nella nostra provincia non è in atto nessuna epidemia, come spiegato anche dal Governatore Fugatti.
I casi infatti sono undici e tutti circoscritti e sono invece un centinaio le persone in isolamento preventivo.
Detto questo è necessario che tutti debbano essere responsabili e fare la propria parte perché il rischio di una epidemia e la trasformazione in Pandemia è alto e non bisogna sottovalutarlo.
Il primo aspetto è quello della paura di presentarsi in ospedale dopo i primi sintomi che potrebbero essere riconducibili al virus.
Ci vengono segnalati da molti luoghi del Trentino persone che non vogliono recarsi presso gli ospedali della zona per paura di essere messi in quarantena.
È esaustivo in tal senso il messaggio di un volontario della croce bianca: «Vi scrivo da Trento in merito alla situazione della corona virus. Sono un volontario della croce bianca e volevo dirvi che ho assistito ad alcuni eventi dove erano presenti persone che hanno i sintomi riconducibili al coronavirus ma non dicono niente a nessuno e vanno giro tranquillamente. Sabato scorso vicino a me c’era una persona che era visibilmente malata e continuava a tossire forte e faceva fatica a respirare. Poi con la stessa patologia ho incontrato altre persone e alla domanda come mai non andassero in ospedale per farsi visitare mi hanno riposto che avevano paura».
Chiariamo che chiunque abbia la tosse non è detto sia un malato di coronavirus. L’invito è comunque di fare la massima attenzione e di non avere paura a recarsi al pronto soccorso. Secondo le segnalazioni sono gli anziani ad avere paura di sottoporsi al test e tutti per paura di dover lasciare le proprie case ed entrare in quarantena.
Il secondo aspetto riguarda gli eventi. Oggi sono stati in molti a segnalare alla nostra redazione cose ritenute molto strane all’indomani del decreto che detta le regole per contrastare in modo incisivo il propagarsi del virus.
Per esempio in whatsApp sta girando un messaggio vocale che dice: «Sabato scorso c’erano 170 persone , questo sabato dobbiamo essere molti molto di più»
Ma c’è da sbizzarrirsi in tal senso. Un notissimo locale trentino circa 8 ore fa scrive sulla sua pagina social: «Si comunica che nelle serate verrà gestito l’afflusso dei clienti (in contemporanea) in modo da garantire agli stessi di poter stare a distanza di 1 m uno dall’altro nel rispetto del decreto. Invitiamo pertanto i partecipanti a rispettare le indicazioni date e ci scusiamo anticipatamente con coloro che non riusciremo a far entrare».
Dopo un paio d’ore, capito che forse la serata poteva andare deserta, la direzione cambia tutto e scrive: «La Direzione comunica che le serate del weekend si svolgeranno regolarmente avendo un occhio di riguardo all’affluenza. Sottolineo che non vi è obbligo di partecipazione e chiunque è responsabile di se stesso e delle proprie scelte».
Come dire: non potendo garantire la sicurezza della gente ci appelliamo al buon senso e ognuno faccia come crede, per noi l’importante è fare il pieno.
La parte imbarazzante è che in questa serata si balla solo latino e quindi come farà il gestore a garantire un metro di distanza fra i ballerini?
La distanza fra chi balla la salsa, la bachata o la Kizomba è pochissima. Parliamo massimo di 30 cm. E le distanze allora?
Il noto locale è comunque in buona compagnia di altre discoteche che nel week end saranno aperte proponendo la musica latina.
Da Lavis invece arriva una segnalazione dove oggi il Dirigente dell’Istituto comprensivo di Lavis ha convocato un collegio docenti con più di 200 persone.(foto titolo) «Questo per limitare il contagio in un periodo così delicato» – aggiunge ironicamente il nostro lettore. Ma in questo caso arriva la precisazione del dirigente Stefano Chesini che spiega che «nella riunione erano presenti 111 persone in una sala di 263,25 mq; risulta quindi ampiamente rispettato quanto indicato nell’allegato 1 lettera d) del DPCM 04 marzo 2020 che prevede il mantenimento, nei contatti sociali, di una distanza interpersonale di almeno un metro.Tale distanza è stata non solo rispettata ma ampiamente garantita».
Poi la «chicca» in un altro locale che lancia la serata con molta professionalità dicendo subito che: «in ottemperanza e rispetto per l’ ordinanza provinciale n.5/2020 del 05.03.2020 in tema di coronavirus si comunica il locale “omissis” stasera rimarrà aperto. bisogna però cercare il più possibile di stare ad una distanza di un metro tra le persone. Allo scopo il locale metterà a disposizione dispositivi medici come guanti e salviette monouso e disinfettante x mani. confidiamo nella vostra gentile collaborazione». (foto sotto)
Quello che il titolare non dice è che si balleranno per tutta la serata i balli latini che prevedono il contatto fra i ballerini. Voto 5 per la poca responsabilità soprattutto perché a Treviso ad una festa sono stati contagiati decine di ballerini.
Ma c’è chi si chiede anche come mai in piena emergenza coronavirus il 17 gennaio si sia tenuto a Trento il concerto del conservatorio di Wuhan primo focolaio mondiale della malattia. Imprudenza? Poca responsabilità? O troppa sicurezza?
Oppure come mai all’università di Trento continua l’attività didattica nonostante le direttive statali. La segnalazione arriva dalla moglie di un dipendente del centro linguistico CLA di via Verdi dove ieri mattina circa 100 studenti stranieri erano assembrati nella hall per iscriversi agli esami di lingua che si terranno per tutta la settimana.
Ci vorrebbe da parte di tutti un pochino più di responsabilità. Si tratta infatti di tenere duro fino all’inizio della primavera. Sopra i 26 gradi infatti gli scienziati dicono che il virus morirà. Poi in autunno ne riparleremo. Forse sarebbe meglio starsene in casa per una quindicina di giorni per poi essere sicuri di poter uscire per tutta la vita.
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