Società
Accuse di sessismo, due vicende assurde

Ormai viviamo in una realtà talmente illogica che finisce per essere ridicola.
L’accusa di sessismo attende dietro l’angolo ogni attività, campagna pubblicitaria o anche un semplice discorso pubblico, tanto da arrivare all’assurdo.
Una Apple Card è considerata sessista con tanto di indagine in corso, e invece un arbitro donna che è stata picchiata in campo viene espulsa dall’Aia.
L’Apple Card è stata diffusa pochi mesi dalla Goldman Sachs, sufficienti però per incassare l’accusa di sessismo, dovuta a presunti diversi tetti di spesa tra uomo e donna.
La difesa della Goldman è tecnica, ovvero sostiene che il credito concesso non è dettato da fattori come genere, razza, età o orientamenti sessuali, ma dal rating creditizio.
Sufficiente? No anche perché il principale accusatore è Steve Wozniak (foto)fondatore di Apple che conferma l’accusa sostenendo che il suo limite è 10 volte superiore a quello di sua moglie.
Wozniak infatti ha affermato che Apple Card discriminerebbe le donne limitando il loro credito.
La prima denuncia era arrivata dal programmatore web ed autore David Heinemeir Hansson nella giornata di giovedì, attraverso un tweet in cui ha definito il programma della Mela “sessista“.
Lo sviluppatore ha infatti affermato che l’algoritmo di Apple Card avrebbe dato a lui e sua moglie limiti di credito diversi, nonostante le dichiarazioni fiscali comuni. “L’algoritmo mi ha dato un credito 20 volte superiore rispetto a quello dato a mia moglie, e non posso presentare ricorso” ha affermato nel messaggio, che è rapidamente diventato virale ed è stato ritwittato migliaia di volte
Trovata pubblicitaria o esasperazione ai massimi livelli della lotta al sessismo vero o presunto?
La paura di essere accusata di sessismo, non ha invece fermato l’Aia nella procedura disciplinare a carico di Elena Proietti, (foto) rea di aver rilasciato dichiarazioni non autorizzate.
Nel dicembre 2014 l’arbitro Proietti viene colpita da un pugno partito da un calciatore durante una partita di Prima Categoria Umbra che le causa un’invalidità permanente del 67%.
Il procedimento penale è archiviato perché l’accaduto è stato considerato accidentale.
Elena Proietti diventa un “succoso” ospite di trasmissioni televisive che vanno per la maggiore dov’è chiamata a raccontare l’episodio del quale è stata vittima.
Ovviamente il taglio è quello della salvaguardia del diritto della donna di avere le stesse occupazioni dei maschi, senza sconti o privilegi.
Insomma tutto regolare ed in linea col politically correct, tipico di quando si parla di una donna.
Peccato che l’Aia non la pensi nello stesso modo ed apra un procedimento disciplinare per rilascio di dichiarazioni non autorizzate.
Il finale? Tesserino di arbitro ritirato ed espulsione di fatto dall’Aia.
C’erano delle strade alternative e più rispettose della vicenda umana di Elena Proietti?
Si: con l’invalidità del 67% non avrebbe ricevuto l’idoneità per arbitrare. Tra Apple Card e Aia, qual’è la vicenda più assurda?
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