Fiemme, Fassa e Cembra
Turista fa causa alla Sat per la caduta di un masso su un sentiero. Secondo il giudice la Sat non è responsabile

Ieri il giudice della Corte d’appello di Trento ha stabilito che la Sat non è responsabile della caduta dei massi su un sentiero.
La sentenza è arrivata dopo che un turista romano di 49 anni aveva fatto causa alla stessa Sat e al comune di Canazei per essere stato centrato da un masso nel 2012.
Era il 14 agosto del 2012 e il turista, insieme ad alcuni familiari, stava percorrendo un sentiero. Ad un certo punto dal versante sinistro della montagna si è staccato un masso che ha colpito la gamba dell’escursionista, provocandogli una frattura.
Il turista ha quindi richiesto un risarcimento contro la Sat e il comune di Canazei pari a 95.851 euro, spese mediche escluse.
Secondo i legali del turista romano il sentiero andava assimilato alle strade vicinali, per le quali l’ente proprietario (in questa caso il Comune insieme alla Sat) avrebbe dovuto monitorare la situazione.
Secondo il giudice il sentiero è unicamente di competenza della Sat, che ha il compito di curare la segnaletica e i segnavia e di mantenere la praticabilità del sentiero. La Sat non è quindi responsabile di tutto quello che può accadere attorno al sentiero.
La sentenza però è contraddittoria rispetto ad un’altra sentenza dove la Corte d’appello di Trento ha condannato il Parco naturale Paneveggio – Pale di San Martino a pagare un risarcimento di oltre un milione di euro alla famiglia di un turista padovano di 66 anni, Paolo Di Lena, che nel marzo 2006 fu trovato morto nel pozzo di una trincea della prima guerra mondiale, sopra passo Rolle.
In base alle motivazioni depositate, «il decesso fu una conseguenza diretta ed immediata di doverose cautele a carico dell’ente gestore del Parco di Paneveggio Pale di San Martino e non è in alcun modo collegato a comportamenti definibili come imprudenti della vittima».
La Cassazione aveva annullato le sentenze di primo e secondo grado, sostenendo che la trincea, in quanto attrazione storica della Grande Guerra, poteva rappresentare una meta per gli escursionisti. La difesa invece sosteneva che il Parco, come ente gestore, non poteva controllare e rimuovere tutti i pericoli nell’area di competenza, «in quanto insiti nel rischio accettato di chi va in montagna»
Il corpo senza vita di Paolo Di Lena, (nella foto del titolo) disperso da 20 giorni era stato ritrovato sulle montagne tra Passo Valles e Passo San Pellegrino in Trentino.
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