Riflessioni fra Cronaca e Storia
Ecco perché saranno i popolari a ricostruire la nuova Europa

L’anno in cui viviamo, il 2019, è ricco di anniversari.
In particolare occorre ricordare che sono passati 100 anni esatti da due avvenimenti fondamentali per la nostra Italia: la nascita del Partito popolare di don Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi e quella dei Fasci italiani di combattimento di Benito Mussolini.
Nello stesso anno, dunque, nascevano due realtà politiche del tutto antitetiche.
Il partito popolare era infatti di ispirazione cattolica, avverso alle ideologie politiche dominanti basate su alcune idee di Hegel.
Infatti se il filosofo tedesco aveva esalto lo Stato, mettendolo al di sopra di tutto, i popolari volevano invece sottolineare l’importanza dell’individuo, della famiglia e delle società intermedie, anteriori allo Stato stesso.
Per il medesimo motivo temevano Stati eccessivamente accentratori, negatori delle particolarità locali e propensi ad avventure belliche, nazionaliste ed imperialiste.
Questa visione poneva i popolari in opposizione sia al nascente fascismo, considerato una forma di statolatria (adorazione dello Stato) pagana, sia al socialismo e al comunismo: don Sturzo e De Gasperi biasimavano, in entrambi, il culto della violenza, l’ateismo, i caratteri ideologici e poco realistici, la vocazione a cancellare la libertà in nome dell’ideologia…
Nel 1902, su La voce cattolica, De Gasperi invitava i giovani trentini ad essere patrioti, buoni italiani, ma non nazionalisti; li invitava altresì a non dimenticare le loro radici cattoliche, preferendo Dante, san Tommaso, Raffaello, Michelangelo, Manzoni, a D’Annunzio, Zola, Marx e Nietzsche, e in generale alla contemporanea filosofia tedesca.
Solo 6 anni più tardi, nel 1908, con l’arrivo a Trento di Benito Mussolini al servizio del partito socialista e di Cesare Battisti, De Gasperi ebbe modo di ripetere le sue convinzioni nei numerosi scontri, soprattutto attraverso i giornali, con il futuro duce, ammiratore di Machiavelli e dei già citati Marx e Nietzsche.
Allo scoppio della I guerra mondiale la differenza tra popolari e fascisti divenne ancora più evidente: i primi erano schierati per la neutralità e ritenevano il conflitto un’ “inutile strage“, secondo l’espressione del papa Benedetto XV, mentre Mussolini passò dalla neutralità assoluta, in pochi mesi, all’elogio incondizionato della “guerra rivoluzionaria” che avrebbe messo finalmente a tacere il “militarismo tedesco“.
Paradossalmente Mussolini, imbevuto di filosofia tedesca, vedeva nella Germania, con cui si sarebbe poi alleato, con ben poca coerenza, nella seconda guerra mondiale, il pericolo maggiore per l’Europa!
Finita la guerra, nel 1919, Mussolini continuò a predicare la sua visione del mondo. Scriveva ad esempio: “Noi che detestiamo dal profondo tutti i cristianesimi, da quello di Gesù a quello di Marx, guardiamo con simpatia straordinaria a questo riprendere della vita moderna, nelle forme pagane del culto della forza e dell’audacia“.
Lo scontro con i popolari, stretti tra i socialisti e i fascisti, fu inevitabile.
Infatti, sebbene la storiografia di sinistra abbia spesso privilegiato il racconto delle incursioni fasciste contro le sedi del PSI, furono i popolari il vero avversario di Mussolini, che aveva ben capito le loro potenzialità.
Nato da pochi mesi, infatti, il Partito popolare, alle elezioni del 1919 ottenne il 20,53 % ! Per questo Mussolini decise da una parte di corteggiare la Chiesa, con un atteggiamento ambiguo e machiavellico, pronto ad ogni inganno, dall’altra fece organizzare pestaggi, minacce e in qualche caso anche omicidi di popolari e di sacerdoti che vedevano nel fascismo un pericolo analogo a quello socialista
Possiamo passare così, con un balzo, dal 1919 al 1929, anno del Concordato (o Conciliazione) tra il regime e la Chiesa.
Fino a questa data l’ex socialista Mussolini ha trovato nel Vaticano uno dei suoi principali avversari, ed egli stesso, come si è già detto, ha fatto la guerra soprattutto ai popolari di don Sturzo e De Gasperi.
Nel 1929 però la Chiesa si vide tendere la mano da Mussolini, dopo avergli fatto opposizione.
Pio XI un po’ lo temeva, un po’ ritenne giusto essere realisti (il regime era già affermato, sembrava orientato alla pace, e l’alleanza con Hitler non era neppure pensabile), un po’ credette che il duce desiderasse davvero un armistizio: invece Mussolini voleva fare bingo. Lo avrebbe detto chiaramente in più occasioni.
Ad esempio nel 1934 il duce dichiarò che la Conciliazione era stata per lui un’operazione politica volta a “spuntare politicamente le armi in mano agli avversari”. Pio XI, pur in ritardo, lo aveva già capito: infatti aveva scritto, nel 1931, ben due documenti ufficiali, Non abbiamo bisogno e poi Dell’educazione cristiana della gioventù, in cui attaccava frontalmente la statolatria fascista.
Per concludere si può notare un fatto poco considerato, su cui mi soffermo nell’intervista citata in precedenza: benchè Mussolini sia spesso presentato come l’antitesi del socialismo, questa lettura è superficiale e forse, strumentale, perchè dimentica, tra le altre cose, che egli è stato per anni un leader della sinistra che ha dato forza al PSI, facendo crescere il prestigio e i lettori del quotidiano socialista l’Avanti, e che anche in epoca fascista egli non ha mai rinnegato del tutto il socialismo (ciò gli ha procurato l’appoggio di alcuni vecchi leader del partito e del sindacato, “convertiti” al fascismo dalle leggi sul lavoro, sulle pensione, le assicurazioni… insomma dal welfare mussoliniano. Tra questi “convertiti” anche Nicola Bombacci, fondatore del PCI!).
Tornando ai fatti, dopo il 1945 gli italiani – in maggioranza contrari sia al comunismo sia al fascismo (che infatti non andò al potere con i voti, ma con la marcia su Roma, pur avendo solo una manciata di deputati) – si affideranno ai popolari di De Gasperi, Adenauer e Schuman: gli italiani, i tedeschi e i francesi vedranno in loro i più coerenti avversari delle ideologie che avevano devastato l’Europa con due guerre mondiali.
Saranno i popolari a ricostruire l’Europa – nonostante la demonizzazione che i partiti di sinistra e i media, spesso al soldo dell’ “oro di Mosca”, faranno delle Democrazie cristiane europee – fondando l’Europa unita, attraverso cui volevano costruire la pace e la libertà dall’Unione Sovietica.
Quei padri, oggi, non sarebbero affatto contenti di vedere un’ Unione che avrebbe dovuto essere federativa, e che invece appare molto simile ad un super Stato centralista, opaco, lontano, e non solo geograficamente, dal popolo (vedi: http://www.libertaepersona.org/wordpress/2019/05/la-critica-di-pera-e-benedetto-allunione-europea-odierna/).
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