Io la penso così…
Bambini speciali a scuola: «Privilegiamo il rapporto umano alla burocrazia». La denuncia di una mamma

Egregio Direttore,
sono la mamma di una bambina disabile, che frequenta la scuola materna.
Tralascio, per la tutela della privacy il nome di mia figlia e quello della scuola, precisando che si trova in un paesino a sud del capoluogo.
Mi trovo a comunicare a Lei e quindi rendere pubblico il mio disagio.
Questo è condiviso con altri genitori, di “bambini speciali“.
Confesso di essere molto amareggiata e preoccupata, perchè nella scuola materana frequentata, dal 2017 da mia figlia, che purtroppo ha difficoltà motorie e cognitive, è stata sostituita l’insegnate di sostegno.
Questa insegnate ha seguito la bambina fino al giugno scorso, per due anni di seguito e grazie alle sue competenze, mia figlia ha fatto dei notevoli progressi, instaurando un rapporto di conoscenza e fiducia, sostenendola nei momenti crisi e nel rapporto con gli altri coetanei.
E’ stato un grande lavoro, se così lo possiamo chiamare, anche se c’è di più nei rapporti umani con questi “bimbi speciali”, che ha portato mia figlia ad avere autostima e serenità.
L’anno appena iniziato è per la bambina l’ultimo della scuola d’infanzia.
Lo ritengo particolarmente importante per il consolidamento delle sue conoscenze e delle relazioni, per prepararla ad affrontare il passaggio alla scuola elementare.
Con mio grande dispiacere a fine agosto sono stata informata che mia figlia non sarà più seguita dall’insegnate dei primi due anni, ma da una nuova maestra.
Mi sono preoccupata.
La comunicazione è avvenuta con i moderni mezzi: un messaggio via WhatsApp alle ore 21 del 28 agosto.
Su questo modo di comunicare affermo di trovarlo vergognoso.
Considero che una nuova insegnate deve ricominciare tutta da capo, studiando da zero le problematiche che presenta la bambina e stabilire con lei e noi genitori un rapporto di fiducia.
Questo per la bambina, purtroppo comporta un ulteriore motivo di disagio. Il contratto dell’insegnate precedente era legato alla continuità didattica, fondamentale in queste situazioni, di cui la nuova insegnate non era a conoscenza.
La nuova insegnante, mi è stato detto, ha la precedenza perchè ha la specializzazione rispetto alla precedente, che ha una quasi trentennale esperienza.
Assieme a tanti altri genitori ci troviamo a fare i conti con questa triste realtà, che rispetta le norme, ma non tiene conti dei bisogni e dei disagi che creano questi cambiamenti nei “bambini speciali”.
Quello che ribadisco è la necessità, per i bambini con disabilità, di essere seguiti dal primo all’ultimo anno di scuola d’infanzia dallo stesso insegnate, privilegiando il rapporto umano alla burocrazia, perchè si tratta di persone che necessitano di maggiori attenzioni.
Sara Osti
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