Val di Non – Sole – Paganella
La resa: «Abbandonato perché autistico», il fallimento delle istituzioni

Il rovescio di una medaglia dove gioia, orrore e disperazione si mescolano fra loro portando alla luce l’ennesima triste storia di abbandono di un figlio.
Mentre a Bibbiano, è storia di questi giorni, i genitori lottano fino alla fine per riavere i propri figli strappati ferocemente ed ingiustamente da un sistema sociale corrotto e inadeguato, in Trentino una famiglia abbandona il figlio perché autistico.
A portare alla luce questa drammatica storia sono Giovanni Coletti ed Elena Gabardi rispettivamente presidente della fondazione trentina per l’autismo e pedagogista di «Casa Sebastiano» a Coredo in val di Non, centro di eccellenza europea nel settore che si occupa di riabilitazione intensiva, accoglienza, residenzialità e formazione di personale specializzato e che ha come primo obiettivo per i ragazzi autistici quello di farli rientrare attivamente nella vita sociale.
È stata un’assistente sociale a chiamare Casa Sebastiano per avere informazioni per un bambino di 11 anni per metterlo in residenzialità e la motivazione è che la famiglia non lo vuole più
La telefonata, arrivata da fuori provincia, lascia tutti senza fiato.
«O sono dei disgraziati o dei disperati, di certo è una sconfitta per tutti» – spiega Elena Gabardi (foto sotto) in un’intervista rilasciata a Rai3.
«Cosa manca in Italia?» – si chiede poi la pedagogista: «Mancano i servizi, manca l’aiuto, le informazioni, manca un po’ tutto Perché convivere che l’autismo può essere dura, durissima. Ma qui in questa struttura tra il verde e le montagne da due anni si sta facendo tanto. Piccoli passi sotto un canestro, con un’escursione all’aperto o nel coltivare un orto, per garantire ai pazienti autonomia, stimoli, un sorriso».
«Con la responsabilità di gestire una persona il lavoro si alza dal punto di vista qualitativo, ma anche dal punto di vista sociale» – Spiega invece Giovanni Coletti, (foto titolo) l’inventore di Casa Sebastiano ed imprenditore molto conosciuto che ha dato lavoro nella sua azienda a tre pazienti autistici che si stanno integrando perfettamente nel lavoro.
Riportiamo sotto gli avvenimenti diffusi dalla Fondazione trentina per l’autismo
«Succede che un giorno, quello che era iniziato come un normalissimo giorno, qualcosa irrompa come un fulmine a ciel sereno, un lampo che manda in corto circuito le nostre credenze comuni. Senza preavviso, senza cautele…
Un giorno come un altro, il telefono squilla, all’altro capo un’assistente sociale di un’altra regione chiede informazioni: “Dobbiamo trovare una sistemazione per un bambino di 11 anni con diagnosi di autismo”.
È la norma per il nostro centro. Centinaia di telefonate, da quando abbiamo inaugurato Casa “Sebastiano” appena due anni fa, da tutta Italia e da italiani all’estero, operatori e famiglie, alla ricerca di informazioni, risposte, servizi, di un’opportunità, di un futuro migliore.
Ed eccolo, l’inaspettato, uno schiaffo che toglie il fiato: «La famiglia non lo vuole più». Non credo di aver capito. «La famiglia non lo vuole più».
Silenzio. Come un’eco la frase si moltiplica nell’aria intorno.
«La famiglia non vuole più tenerlo – riprende la voce – è affidato al Tribunale dei minori».
Le parole rotolano fuori dal telefono, come massi, travolgenti, indomabili.
In un battito di cuore l’irriducibile speranza che porta in avanti l’umanità da milioni di anni vacilla. Quel rassicurante sentire profondo, che permea il nostro quotidiano di ripetitiva tranquillità, si crepa.
Viene fuori il pensare emotivo, che sgorga dalla pancia: o sono disgraziati o sono disperati. In ogni caso abbiamo fallito.
Le Istituzioni hanno fallito, la società ha fallito.
E’ mancato il supporto delle Istituzioni, i servizi, l’aiuto necessari a che un bambino e i suoi genitori possano affrontare insieme la drammaticità di una disabilità dura, a volte durissima.
E’ venuto meno il patto di aiuto ai deboli, il mandato etico, ancor prima che costituzionale -fondamento di ogni società che voglia dirsi civile-, di sostegno ai componenti più fragili delle nostre comunità.
Se una famiglia si arrende, le Istituzioni hanno fallito.
Domani, forse, avremo una bella storia da raccontare, piccole e grandi conquiste di tante famiglie che lottano quotidianamente contro uno spettro, l’autismo, senza pietà. Oggi no.
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