Arte e Cultura
Valide penne trentine: due giovani giornalisti contro il «pensiero unico»

Da qualche anno si parla insistentemente di fake news.
Qualcuno ha scoperto, all’improvviso, che gli uomini sono capaci di mentire.
Un po’ per tornaconto, un po’ per ignoranza.
Evviva, si potrebbe dire, se la scoperta non fosse tardiva e piuttosto interessata: i cacciatori di fake news ufficiali, infatti, appartengono spesso a quel mondo che sulle bufale ha sempre vissuto.
In altre parole sono spesso bufalari che vogliono mettere in cattiva luce chi invece non si accontenta delle semplificazioni e della cronaca così come viene imbandita da certi poteri forti.
Bufalari che vogliono il monopolio delle bufale, insomma.
Sì perché giornalismo e fake news vanno a braccetto da quando nel Cinquecento nascono i canard (termine che significa “anatra” e rimanda allo starnazzare), che divulgano, periodicamente e senza regolarità, notizie curiose, gustose, bizzarre.
Piano piano, grazie alla stampa, si sviluppa una “cultura della notizia” che si nutre appunto di notizie, talvolta vere, non di rado alterate, falsate, romanzate (bisogna pur vendere!), persino inventate!
La gente cerca informazioni e qualcuno gliele fornisce, a pagamento, con maggiore o minor deontologia ed amore per la verità.
Quando poi accanto alla cultura della notizia si sviluppano la politica moderna e i partiti, accade un fatto ancora più significativo: nasce l’opinione pubblica, e, con essa, qualcuno che vuole “nutrirla”, ma anche condizionarla, indirizzarla, asservirla.
Insomma, tra i giornalisti sono sempre esistiti gli appassionati cercatori di piccole o grandi verità, i cosiddetti “cani da guardia del potere”, ma anche i manipolatori e gli asserviti al potere (gli inglesi parlano di “cani da grembo” ).
Sono sempre esistite, dunque, anche le fake news! Oggi chi le racconta e perché?
Due giovani e validissimi giornalisti trentini, noti a livello nazionale e forniti a giudizio del sottoscritto di ottima cultura e tanta passione per la verità, hanno provato a spiegarlo in altrettanti libri.
Il primo a cui mi riferisco è Giuliano Guzzo , collaboratore del quotidiano La Verità , del mensile cattolico il Timone, già autore di saggi di notevole spessore come “ Cavalieri e principesse. Donne e uomini sono davvero differenti, ed è bello così ” (Cantagalli, Siena, 2017).
Guzzo ha appena pubblicato, per l’ editore La Vela, «Propagande. Segreti e peccati dei mass media».
Il saggio è rivolto soprattutto alle persone interessate ai temi etici e bioetici, dall’aborto all’utero in affitto ecc., e al modo spesso fazioso con cui vengono trattati dai grandi media.
Roberto Vivaldelli, l’altra giovane penna cui accennavo, collabora invece con Il Giornale on line, e si occupa soprattutto di approfondimenti sulla politica estera e la geopolitica, due tematiche spesso banalizzate sui grandi media.
Eppure fondamentali per comprendere il presente.
Il suo lavoro, uscito anch’esso da pochi mesi, si intitola «Fake news».
Manipolazione e propaganda mediatica dalla guerra in Siria al Russiagate.
Apre una finestra illuminante su temi che la grande stampa ha spesso raccontato in modo del tutto fazioso e manicheo, salvo poi dover far marcia indietro, senza ammetterlo, alla resa dei fatti: dalle cosiddette primavere arabe, alla guerra in Siria, al Russiagate.
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