Italia ed estero
Affidi degli orrori Reggio Emilia, Marica Malagutti: «Sistema aberrante, rete dei Servi Sociali distrugge la rete familiare»

Sono diciotto le persone raggiunte da misure cautelari e molte altre risultano nel registro degli indagati.
Persona di spicco il sindaco di Bibbiano in quota PD Andrea Carletti
Le accuse sono quelle di aver sottratto i minori alle famiglie per darli in affido retribuito a conoscenti, amici, bravi pagatori e coppie Gay.
L’inchiesta della Procura di Reggio Emilia porta alla luce sconcertanti scenari con bambini affidati a soggetti titolari di sexy shop o addirittura a famiglie gay.
La dirigente Federica Anghinolfi, detta la Zarina degli affidi, attivista del mondo omosessuale e convinta sostenitrice dei diritti della coppie omosessuali sembra essere la figura chiave.
Pare che la donna obbligasse le assistenti sociali a falsificare verbali o a redigerli con informazioni false tanto da giustificare l’allontanamento dei bambini dalle famiglie per poi essere dati, dietro corrispettivo, in affidamento a famiglie amiche.
Per li le accuse sono di falso in atto pubblico, abuso d’ufficio, violenza privata e lesioni personali gravissime, perché pare che hai bambini venisse praticato addirittura il lavaggio del cervello con scariche elettriche al fine di cancellare e correggere la loro memoria.
La donna inoltre costringeva operatori sociali e addetti a redigere falsi verbali che attestassero le precarie condizioni di vita tra le mura domestiche dei bambini.
Case fatiscenti, muffe, assenza di igiene o anche la semplice assenza di giocattoli, tutti aspetti che durante i procedimenti davanti ai tribunali dei minori avrebbero spinto i giudici a favorire l’allontanamento dei bambini dalle loro famiglie.
I bambini inoltre, come dicevamo in precedenza, arrivavano al colloquio con i giudici preventivamente trattati con il lavaggio del cervello.
Ai piccoli veniva inculcato l’odio verso i loro genitori, etichettati ad arte come dei mostri. Addirittura venivano artefatti degli ingenui disegni dei piccoli con l’aggiunta di particolari legati al sesso e poi mostrati a comprova del disagio evidente in cui erano caduti.
Al di la della vicenda che in Italia non ha eguali fino ad oggi e che nei prossimi giorni si arricchirà di nuovi deliranti fatti è invece giusto sottolineare come il sistema dei servizi sociali sia ancora una volta molto debole ed influenzabile.
Forse pochi ricordano la Legge 328/2000 intitolata “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, si tratta della legge per l’assistenza, finalizzata a promuovere interventi sociali, assistenziali e sociosanitari che garantiscano un aiuto concreto alle persone e alle famiglie in difficoltà.
Scopo principale della legge è, oltre, la semplice assistenza del singolo, anche il sostegno della persona all’interno del proprio nucleo familiare.
La qualità della vita, la prevenzione, la riduzione e l’eliminazione delle disabilità, il disagio personale e familiare e il diritto alle prestazioni sono gli obiettivi della 328.
Per la prima volta, altresì, viene istituito un fondo nazionale per le politiche e gli interventi sociali, aggregando e ampliando i finanziamenti settoriali esistenti e destinandoli alla programmazione regionale e degli enti.
Sembrerebbe un sistema ideale volto al sostegno delle persone e delle loro famiglie e invece che cosa è successo a Reggio Emilia?
A questa domanda risponde Marica Malagutti Psicoterapeuta, psicologa forense con una specializzazione in Diritti Umani e Cooperazione allo Sviluppo, di Ferrara.
«Questo sistema, non sempre, e questo è bene sottolinearlo, – afferma la dottoressa – perché ci sono assistenti sociali che lavorano con impegno e dedizione per il bene dei loro utenti, sembra dedito a distruggere più che a sostenere. Troppe volte capita di sentire che famiglie con difficoltà economiche, rivolgendosi agli Assistenti Sociali per un legittimo contributo economico, si ritrovano in una spirale da cui è quasi impossibile uscire e in cui gli eventuali figli vengono coinvolti nel sistema. Tali Assistenti Sociali possono entrare a contatto con le famiglie in diversi modi, tra cui i sopracitati problemi economici, ma anche difficoltà scolastiche dei bambini, separazioni dei genitori, ecc.»
Che cosa accade allora?
«In un primo momento vi è l’analisi dell’utente e normalmente i rapporti tra operatori e persone bisognose sembra buono. Ma, se le aspettative di chi chiede aiuto sono la soluzione di tutti i propri problemi, viene attivato tutto un sistema di cui l’utente poi non ha più il controllo e che spesso peggiora le condizioni iniziali».
Quando interviene il servizio sociale?
«Molto frequente è l’intervento del Servizio Sociale in caso di separazione tra i genitori. Spesso vi è la richiesta da parte di un Giudice di monitorare il rapporto tra i genitori, di mediare le eventuali conflittualità e di gestire le visite tra i genitori e figli»
Esiste una valutazione adeguata al lavoro dell’assistente sociale?
«No, non esiste nessuna valutazione. Noi non sappiamo quante famiglie e minori abbiano beneficiato di un sistema integrato come quello di oggi. Senza nessun dato diventa quindi difficile fare delle considerazioni ed eventualmente migliorare tali servizi, se non abbiamo indici di controllo come riferimento.
Oggi più che mai siamo di fronte solo alle notizie che lanciano i media che denunciano abusi di professione, atroci maltrattamenti, allontanamenti strazianti e soprattutto ingiustificati di bambini dalle foro famiglie, dai loro affetti, dalle loro sicurezze. Non ci vuole senz’altro una persona specializzata per capire l’enorme danno che si fa nella mente e nel cuore di questi bambini che vengono confusi, maltrattati fisicamente e psicologicamente, per che cosa? Per un guadagno? Per soldi? Qualsiasi motivo non appartiene a nessun tipo di giustificazione umana».
Secondo la dottoressa Malagutti non è possibile scoprire delle vicende come quelle di Reggio Emilia, come non è pensabile ascoltare di scosse elettriche somministrate a bambini di fatto rapiti, messi in prigione e venduti.
«Una cosa aberrante, – aggiunge Marica Malagutti – non è possibile essere prelevati da scuola e non vedere più la mamma, non è possibile essere chiamati dagli Assistenti Sociali per un contributo economico e scoprire che nel frattempo le Assistenti Sociali portano via 6 figli da casa. Non è possibile che la dislessia sia motivo di allontanamento dai genitori. non è possibile rapire tua figlia e portarla in Svizzera, passare del tempo insieme perché sai che quando torni ti verrà portata via per motivi futili, Non è possibile che di fronte ad una madre competente e un padre disinteressato le Assistenti Sociali dicano che la signora ha dei problemi. Non è possibile che in caso di accertata violenza domestica, la vittima non possa vedere i figli assegnati al genitore violento. Non è possibile che psicologi, neuropsichiatri e altri operatori abusino del loro potere per creare una falsa sofferenza, provocando così un dolore irreparabile e ingiustificabile. È insomma la rete dei Servi Sociali che distrugge la rete familiare»».
Dopo il comprensibile sfogo la dottoressa Malagutti lancia la sua proposta: «Per combattere un sistema, diceva Giovanni Falcone ci vuole un altro sistema e non singoli professionisti che prendano le difese di migliaia di vittime, lavorando senza sosta e spesso annaspando tra le maglie di una rete distruttiva. Occorre che i professionisti che lavorano per il vero bene delle persone si uniscano e smantellino questo sistema malato e corrotto».
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