Trento
Scandalo Itas: la procura chiede per Grassi la condanna ad 1 anno e 3 mesi di reclusione

La procura chiede la condanna di Ermanno Grassi (ex direttore generale di Itas Mutua) per tutti e tre i capi d’imputazione: tentata estorsione, falso e calunnia.
Ieri al termine del processo sullo scandalo Itas il pm Carmine Russo ha chiesto al collegio la condanna a 1 anno, 3 mesi e 15 giorni di reclusione per Ermanno Grassi, e 15 giorni di reclusione per l’ex funzionaria Alessandra Gnesetti.
Alessandra Gnesetti è accusata per un presunto falso che riguardava i punti della patente.
Il processo, indebolito dopo il ritiro della querela da parte di Itas che ha fatto cadere una decina di capi d’imputazione, si sta avviando verso la conclusione, ma l’udienza durerà fino a luglio.
Grassi aveva risarcito la compagnia con 200 mila euro che aveva rimesso quindi la querela nei confronti dell’ex direttore generale per truffa aggravata per la vicenda dell‘attico di piazza Silvio Pellico (qui articolo)
La cifra del risarcimento non viene confermata da Itas ma voci ben informate non hanno dubbi in proposito.
Insomma, alla fine, era finito tutto a tarallucci e vino e con un piccolo buffetto sul viso dell’ex amministratore di ITAS.
La procura conferma l’accusa di tentata estorsione, nonostante nella precedente udienza l’ipotetica vittima Giovanni Di Benedetto (ex presidente di Itas Mutua) aveva detto di non essere mai stato vittima di estorsione.
Secondo l’accusa, Di Benedetto nel 2016 sarebbe stato seguito da investigatore privato, assoldato dallo stesso Grassi, per costruire un dossier, poi mai utilizzato.
Secondo la difesa l’indagine dell’investigatore privato riguardava una dipendente, e solo per errore era stato coinvolto l’ex presidente Di Benedetto. In realtà l’appartamento e l’auto monitorati dall’investigatore privato erano proprio quelli dell’ex presidente.
Il clima di sospetti aveva portato Grassi a cercare delle prove contro Di Benedetto interpellando un investigatore privato; salvo poi cambiare idea.
Il pm Russo aveva definito il materiale raccolto come la sua “polizza assicurativa“. Secondo l’accusa è quindi presente il reato di estorsione, anche se solo tentato.
Per quando riguarda la calunnia, Grassi è accusato di aver mentito sulla questione della badante della madre. La funzionaria licenziata Alessandra Gnesetti aveva dichiarato che Grassi aveva dato disposizioni per modificare l’intestazione di una fattura in modo da addebitare ad Itas la prestazione di assistenza a favore della madre.
Inoltre lo stesso Grassi, con pochi punti sulla patente, avrebbe chiesto all’ex funzionaria di dichiarare che fosse stata lei alla guida dell’auto sanzionata per eccesso di velocità.
In quest’ultima vicenda è imputata anche la Gnesetti, che invece è parte lesa nel caso della calunnia. Il suo avvocato Beniamino Migliucci ha chiesto per lei l’assoluzione.
Fra le numerose «miserie» (molte) e «nobiltà» (poche) dello scandalo ITAS, aveva creato particolare attenzione e sconcerto nella comunità la conferma da parte dei carabinieri dei ROS dell’esistenza di un «cerchio magico» chiamato «I divini» condotto da «Zeus» l’ex direttore generale ITAS Ermanno Grassi.(qui articolo)
Al di là dell’ilarità, che fin dall’inizio della scoperta aveva creato momenti tragicomici e facili battute fra la comunità trentina, dalla ricostruzione in fase d’indagine fatta da numerosi testimoni che operavano all’interno della compagnia assicurativa ai carabinieri del Ros, era emerso che tutti «i divini» avrebbero saputo dei presunti illeciti, soprattutto per quanto riguardava il sistema di fatturazione.
Uno stesso dipendente di ITAS attraverso alcune intercettazioni confermate negli interrogatori avrebbe confermato « Se arriva qui la Finanza andiamo tutti in galera».
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