Trento
Ikea manda in confusione la UIL Trentina

E’ stato sufficiente che Ikea abbandonasse il progetto Verona per mandare in confusione la Uil trentina che è scesa in campo col segretario Alotti e con Walter Largher della UilTucs che si sono presi le prime pagine dei giornali, riproponendo uno degli interventi più fallimentari della politica del lavoro del centro sinistra: quella di inseguire le grandi industrie con contributi a pioggia.
L’epilogo è poi noto a tutti: sedotti e abbandonati sia che il finanziamento si chiamasse lease back, oppure premio d’assunzione o mutui agevolati con quote a fondo perduto, è finita che l’industriale di turno ha incassato i contributi per poi chiudere a erogazione conclusa.
Per capire l’assurda posizione della Uil, vediamo perché Ikea ha abbandonato il progetto veronese e cosa dovrebbe fare secondo il sindacato, l’amministrazione provinciale per intercettare il colosso svedese.
Primo motivo le lungaggine burocratiche la cui regolarità è in costante discussione fino all’approvazione.
Poi le difficoltà per aprire un centro commerciale senza il quale Ikea non inaugurerebbe nessun punto vendita.
La scelta limitata di aree di superficie minima pari a 280mila metri quadrati di cui 120mila riservati alle vendite per una stima di mille posti di lavoro escluso i derivati dall’indotto.
Ipotesi di realizzazione del progetto: 4 anni, troppi rispetto all’estero.
A questo punto Alotti e Largher dovrebbero prima di tutto indicare quale sarebbe l’area libera da 280mila metri quadri in Trentino.
Poi dovrebbero smentire clamorosamente la politica che è stata del centro sinistra , abrogando la legge sulla regolarizzazione delle grandi superfici commerciali.
In più se ne dovrebbe approvare una ad hoc per snellire le procedure burocratiche riducendo i tempi solo per Ikea.
Provvedimenti ipoteticamente possibili per i vincoli provinciali, ma per quelli nazionali?
Allora che gioco sta giocando la Uil che promuove un colosso della Grande Distribuzione che fa parte di quel mondo contro il quale il sindacato dovrebbe lottare: poche o nulle garanzie per i lavoratori; contratti capestro; lavoro domenicale e festivo solo per fare qualche esempio?
E’ un modo per prendersi visibilità in un momento nel quale la Cgil sta monopolizzando l’informazione? Oppure un tentativo per provare a creare imbarazzo attraverso gli assessori competenti Failoni e Spinelli, a tutta la giunta?
Davvero non si capisce che cosa possa aver spinto la Uil ad una uscita così bislacca ma in linea col passato, quando gli assessori di centro sinistra inseguivano gli industriali coprendoli d’oro, purché firmassero contratti da sbandierare a scopo propagandistico che mai hanno fatto i reali interessi dei lavoratori.
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