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«Zeta», la generazione «offline» che mette al primo posto i genitori e l’amore

Si chiama “ Generazione Z” e si riferisce ai nati dal 1995 al 2004 ed è decisamente in contro tendenza, ovvero si differenzia dai “nativi digitali” perché preferisce pensare.
Una generazione che vede ben chiaro il futuro ma che guarda anche ai valori del passato
Mentre tutto il mondo che li circonda dipende da tablet e smartphone e comunica condividendo immagini e scambiandosi messaggi, la “ Generazione Zeta” – pur con l’87% degli intervistati che considera lo smartphone irrinunciabile – sta scoprendo la vita offline: l’amicizia, la vita e l’armonia familiare e la cura dell’ambiente.
E’ quanto emerge da uno studio commissionato da Bnp Paribas Cardif che evidenzia come per il 57% degli intervistati la famiglia sia una priorità, per il 47% lo sia l’amore, per il 42% la salute.
Il 74% nel tempo libero frequenta gli amici.
Generazione Z mette al primo posto tra i modelli di riferimento i genitori, al secondo personaggi dello spettacolo e dello sport e solo al terzo blogger, influencer e gli chef resi celebri dai format di settore.
Rispetto alla solitudine che caratterizza i Millennials, Generazione Z chiamata a anche iGeneration è più pragmatica, più sicura e meno individualista, ma anche più fragile sul piano mentale.
Una generazione attiva (solo il 9% né studia né lavora) che si trova a essere più esposta a fenomeni sociali come il bullismo, con oltre la metà che afferma di aver subito a scuola o sul lavoro discriminazioni, in particolare per la propria salute e forma fisica (soprattutto le donne).
Anche la loro vita social li porta alcune volte a commettere errori in prima persona, con il 47% che dichiara di aver pubblicato contenuti on-line di cui si è poi pentito, oppure ad aver avuto esperienza diretta o indiretta di cyberbullismo (oltre 40%). Ciò nonostante sono poco consapevoli e interessati alla reputazione digitale e hanno una debole percezione della serietà del tema.
Un dato interessante che emerge dall’indagine è quello della rivalutazione del ruolo del genitore che potrebbe tornare ad incidere nella crescita dei propri figlio, facendo leva prima di tutto sugli interessi come la cura dell’ambiente per diminuire il tempo comunque passato online.
Un obiettivo potrebbe essere anche quello di responsabilizzare maggiormente i figli sull’utilizzo della rete.
Infatti dalla stessa indagine è emerso come il 47% dei ragazzi intervistati, si sia dichiarato pentito di quello che aveva pubblicato.
Una singola indagine è insufficiente per trarre delle conclusioni, però evidenzia un’importante novità: la vita offline riprende a muoversi e si intreccia con quella online.
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