Spettacolo
«Con il bene vinci il male». Al PalaRotari la Divina Commedia spiegata da Vivaldelli

La Divina Commedia molto spesso viene ignorata perché troppo lunga, non viene capita, viene lasciata come cimelio nelle biblioteche.
Quello di ieri sera al PalaRotari è stato un’affascinante viaggio nella Divina Commedia con un »Cicerone» d’eccezione; il professor Gregorio Vivaldelli.
La proposta è stata dell’Arcidiocesi di Trento, in collaborazione con la Biblioteca Vigilianum.
Il professore è stato in grado di dare una nuova vita a questo capolavoro straordinario (si fa fatica a trovare aggettivi più grandi), ma non solo.
È stato in grado di attualizzarla fino ai giorni nostri, facendo capire come quattordicesimo e ventunesimo secolo in realtà hanno molto in comune.
La facilità nello spiegare concetti all’apparenza complicati, ha fatto sì che si creasse un ponte fra queste due epoche, la prima essenziale per capire la seconda.
Il professore descrive la Commedia con delle parole splendide “è un tuffo nella propria vita”.
In questa serata Vivaldelli si è occupato del VII cerchio dell’Inferno, riservato ai violenti.
Per chi fosse stata la prima volta di questo spettacolo, si è iniziato con un approfondito sommario introduttivo che raccogliesse brevemente i monologhi precedenti.
Leggendo il famoso verso “nel mezzo del cammin di nostra vita” Vivaldelli esordisce così: “il mezzo significa il momento in cui si ha la speranza e il desiderio di costruire la propria vita. Avviene quando io sono in mezzo fra gli altri, e capisco che nell’altro realizzo me stesso. Il troppo individualismo porta all’esclusione, al non essere più in mezzo, e all’essere narcisista”. L’esordio con queste parole sagge rende già l’idea del livello così alto che in pochi minuti si riesce a raggiungere. La saggezza dantesca così nascosta, inizia ad emergere in maniera trionfante.
Dopo un sommario, che nonostante la parola limitativa, è stato veramente molto ricco, si giunge nel VII cerchio dell’Inferno.
In questo cerchio risiedono i violenti. L’ambiente puzza. È un odore che non si riesce a sopportare.
I violenti, i fraudolenti e i traditori sono i peccati più gravi dell’Inferno e vengono puniti molto ferocemente. L
a loro colpa è quella di aver usato l’intelligenza (un dono di Dio) per danneggiare gli altri. Per questo motivo sono divisi dagli incontinenti attraverso le mura della città di Dite.
A guardia dell’ingresso c’è il Minotauro, simbolo della violenza (primo girone).
Riprendendo frasi del professore “l’uomo diventa bruto quando si abbandona a sembianze bestiali. Non c’è nessun tipo di virilità nell’usare la violenza”.
Nel secondo girone risiedono coloro che hanno fatto violenze contro se stessi: i suicidi e gli scialacquatori. Il professore fa notare che in questo luogo sia presente Pier della Vigna (1190-1249).
Era il più importante cancelliere di Federico II, ma attraverso delle cattive notizie (il professore ironizza come “fake news”) viene etichettato come un congiurato nei confronti del Re.
Il Re ci crede e lui (secondo Dante) si suicida per la vergogna. Condizione, purtroppo, attualissima di tutti coloro che vittime di cattive dicerie, non vedono alternative migliori alla straziante idea di lasciar morire il proprio corpo.
Nel terzo girone si stanziano i violenti contro Dio (usurai, sodomiti, bestemmiatori), e nella pioggia di fuoco che fa patire attimi strazianti a tutti coloro che ne sono colpiti, uno sembra non piegarsi al dolore.
È Capaneo (nella Tebaide di Stazio era uno dei sei Re che assaltò Tebe). Sottolinea il professore come questo personaggio rappresenti l’arroganza e la superbia che sta alla base del male. Questi gravi comportamenti si scagliano addirittura contro Dio.
In questo caso il comportamento impertinente di Capaneo, impedisce a Dio di punirlo, e di fargli notare gli sbagli commessi. È la convinzione che una persona sia così e che non possa essere giudicata diversamente da nessuno. Nemmeno da Dio.
Il professor Vivaldelli ha descritto in maniera attualizzata alcuni gironi dell’Inferno con una capacità di dialogo straordinaria.
Il coinvolgimento emotivo da parte del pubblico è stato molto forte, tanto che la sala si è lasciata ad un lunghissimo applauso. L’auditorium strapieno faceva presagire che non sarebbe stata una serata qualunque, e difatti il professore è riuscito ad appassionare un pubblico di tutte le età.
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