Io la penso così…
Corsi gender scuole trentine: «Assecondare e non condizionare» – di Gianfranco Merlin

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Egregio direttore,
alcune settimane fa , prima delle feste natalizie, mi sono recato con un autobus a Roma, e ho assistito ad un episodio curioso presso un autogrill.
Alcune donne sono entrate nei bagni riservati a noi uomini.
Si sono giustificate pubblicamente, in una emergenza fisiologica poichè nei bagni delle donne c’era coda con tempi lunghissimi.
Qualcuno ha commentato che tra un po’ con la teoria gender i bagni divisi non ci saranno più, un altro commento, con termini calcistici, ha qualificato simpaticamente, il fatto come un’invasione di campo.
Se questo stesso episodio curioso, fosse accaduto 30 anni fa, non sarebbe stato interpretato sicuramente allo stesso modo, e le donne sarebbero state allontanate e apostrofate in malo modo.
La società dunque lentamente si evolve, in molteplici aspetti, anche quello che riguarda evoluzione dei rapporti tra uomo e donna, tanti sono i fattori che dirigono questo cambiamento, primo l’educazione impartita dalla famiglia, i messaggi inviati, in modo più o meno palese, dei mass media e dai social, la scuola, etc.
Di una cosa però sono convinto, che sia la politica che la scuola, in questo percorso, debbano soltanto “assecondare e non condizionare “ questa evoluzione.
La politica, lo deve fare con leggi che accolgano questo cambiamento, quando la società diventa matura per nuove esigenze e abitudini sociali. (vedi legge per i matrimoni gay)
La scuola seguendo, ed interpretando questi cambiamenti e venendo in aiuto alle famiglie che hanno difficoltà.
La scuola trentina si prende dunque una grave responsabilità nel momento in cui vuole “anticipare e condizionare” con le nuove teorie gender il comportamento sociale, futuro dei nostri bambini.
Sono stati finanziati, lautamente dei corsi a dei gruppi di formatori che insegneranno a bambini, insegnanti e genitori, la nuova teoria gender.
Il fine che non ci sia più alcuna distinzione tra maschio e femmina e che questo ruolo sia deciso dall’individuo in futuro.
Queste scelte si configurano ideologiche e politiche, pertanto da escludersi dall’ambiente dell’insegnamento pubblico.
Un appello dunque a sospendere e riconsiderare questi corsi sull’educazione alle relazioni di genere e continuare, solo, quelli di pertinenza dell’ambito educativo della scuola, come, la violenza tra uomo e donna ed il bullismo, che vanno proprio affrontati in modo sinergico tra famiglia e scuola.
Gianfranco Merlin
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