Alto Garda e Ledro
I 31 lavoratori licenziati dalla nuova Pulisprint di Nago incontrano l’assessore

Questa mattina, alle ore 10.00 in concomitanza con l’inizio del consiglio provinciale di Trento, i lavoratori e le lavoratrici della Nuova Pulisprint licenziati, insieme al Sindacato di Base Multicategoriale hanno richiesto un incontro con l’assessore al lavoro al fine di spiegare le loro ragioni in ordine alla chiusura della ditta.
La disponibilità dell’assessore è stata massima ed immediata.
L’incontro si è infatti regolarmente svolto alle ore 11:00.
La nuova Pulisprint è un’azienda che effettua servizi di lavanderia a livello industriale e che ha chiuso i battenti lasciando sulla strada 31 dipendenti
La sua clientela, per lo più alberghi e ristoranti, è situata nel Basso Sarca, nelle zone ad alta densità turistica posizionate attorno al Lago di Garda, nelle province contigue del Veneto, con particolare riferimento a Verona e Padova.
Nello stabilimento aziendale di Nago-Torbole il personale operaio pulisce, lava, asciuga e stira migliaia di capi (tovaglie, tovaglioli, lenzuola, federe, ecc.) al giorno per i vari esercizi turistici, tanto da aver accumulato, sino allo scorso mese di novembre 2018, migliaia di ore di permessi individuali retribuiti, a causa delle tantissime prestazioni di lavoro straordinario rese alla ditta.
I sindacati, durante la protesta hanno messo in evidenza un volantino che riportiamo integralmente sotto:
IL VOLANTINO DEL SINDACATO DI BASE – E’ un’impresa industriale a cui il lavoro e la clientela non mancano, anzi! Eppure lo scorso lunedì 17 dicembre 2018 i dipendenti hanno trovato i cancelli della fabbrica chiusi ed è stato loro letto un laconico comunicato aziendale così sintetizzabile: “Siete tutti in ferie, l’azienda chiude perché non è più in grado di andare avanti, le banche hanno bloccato i finanziamenti e congelato i conti”.
Così da un giorno all’altro 30 operai e 1 impiegato, che fino alla settimana prima avevano svolto lavoro straordinario, si sono ritrovati senza lavoro e senza stipendio.
L’azienda ha avviato una fittizia procedura di licenziamento collettivo, con una lettera trasmessa alla triplice sindacale (CGIL-CISL-UIL), escludendo ovviamente il Sindacato di Base Multicategoriale (SBM) che ha il 60% di iscritti nella fabbrica.
E pochi giorni fa ha depositato istanza di fallimento (in proprio) avanti il Tribunale di Rovereto. E la clientela? L’attività produttiva? Qui cominciano le stranezze di questa storia.
Sembrerebbe che il sostanzioso pacchetto clienti e tutta l’attività produttiva connessa, siano stati “affidati” ad una impresa di Sirmione, sul Lago di Garda in provincia di Brescia, che provvederà in proprio a proseguire la redditizia lavorazione sopra descritta.
Questa ditta subentrante, la quale avrebbe l’obbligo di assumere tutto il personale della NUOVA PULISPRINT, si dice abbia la propria sede legale al medesimo indirizzo di un’altra impresa di lavanderia industriale, dichiarata l’anno scorso fallita dal Tribunale di Brescia.
Una prima domanda sorge spontanea: a che pro “affidare” un redditizio e sostanzioso pacchetto clienti ad un’impresa concorrente? E ancora: perché affidarlo ad una ditta rivale (in senso commerciale s’intende), la quale avrebbe preso il posto (così si vocifera) di altra azienda, del medesimo settore, anch’essa fallita?
Si potrebbe ipotizzare che quest’ultima sia impresa capace di acquisire società concorrenti decotte e finanziariamente dissestate… Ma tutto è molto discutibile e
non regge alla logica dei fatti. Con quale personale (in particolare operaio) gestirà la mole di lavoro che la NUOVA PULISPRINT le avrebbe riversato sulla preesistente attività produttiva?
Ma le bizzarrie di questa vicenda non finiscono qui. C’è anche da comprendere come sia stato possibile che la nostrana azienda di Nago-Torbole possa essere finita in completo dissesto finanziario nonostante il lavoro non le mancasse, al punto da costringere gli operai e le operaie dipendenti a prestare migliaia di ore di lavoro straordinario all’anno!
Gestione allegra della proprietà? Può darsi. Poca abilità imprenditoriale dei titolari? Anche questo è possibile. Elevato costo del lavoro? QUESTO NO! Cominciamo col dire che, a fronte dell’attuale organico di 31 dipendenti, negli ultimi anni la NUOVA PULISPRINT avrebbe assunto una quarantina di apprendisti. E’ noto che a fronte della formazione del personale, le ditte godono sia di privilegi in termini di spese contributive e fiscali, sia in termini di salario, erogato in misura ridotta.
Il risparmio per l’imprenditore è di rilevante entità: sono migliaia di euro annui in meno rispetto all’assunzione d’un operaio qualificato.
Ma questo è niente. Secondo i resoconti dei lavoratori e delle lavoratrici apprendisti assunti, sembrerebbe che il programma formativo al quale l’azienda dovrebbe attenersi per conseguire tutti i favori sul costo del lavoro, non vi sarebbe mai stato o sarebbe stato effettuato in misura ridotta.
Ci sono stati casi in cui operai ed operaie avrebbero firmato moduli formativi mai effettuati (si discute di centinaia di ore passate in produzione anziché a scuola) o svolti con modalità non rispondenti alla qualità certificata.
In alcuni casi – non è chiaro se vi sia stata o meno la connivenza delle scuole di formazione professionale esterne – risulterebbe che gli (immaginari)
apprendisti abbiano frequentato sulla carta corsi formativi per 40 ore, pur avendone fatte in misura ridotta.
Il risparmio sul costo del lavoro per la NUOVA PULISPRINT non finisce qui. Pare che, soprattutto in periodi di alta stagione e massima produzione, sia stato assunto personale non in regola (c.d. “lavoro nero”), personale minorenne (sotto forma di stage), e lavoratori stranieri non a norma con la documentazione di soggiorno in Italia.
Si narra che durante un controllo effettuato dalle autorità preposte, taluni operai non in regola siano stati fatti fuggire nel bosco attiguo allo stabilimento. E c’è di più. Si novella che talune prestazioni straordinarie siano state remunerate fuori dalla busta paga, o nelle buste paga di parenti stretti degli operai irregolari, anch’essi alle dipendenze della società.
In alcuni casi finanche sotto forma di benefit di considerevole valore (è un eufemismo) anziché in denaro.
Ovviamente tutto questo è accaduto in un clima di controllo severo del lavoro, con diritti sindacali vicini allo zero (in particolar modo per coloro che sono o erano iscritti a SBM, comunemente definiti dalla proprietà “i bastardi”), sicurezza sul lavoro estremamente precaria, qualche incidente sul lavoro fatto passare per malattia, anziché infortunio.
Il caso più vergognoso ascoltato, riguarda una dipendente in gravidanza alla quale è stato “consigliato” di abortire (a spese aziendali) nel caso fosse sua aspirazione proseguire il suo rapporto di lavoro con la ditta.
Ma c’è ancora dell’altro che non quadra in tutta questa vicenda. A dire degli operatori che hanno prestato la loro opera per la NUOVA PULISPRINT, sembrerebbe che non tutti i rapporti economici con la clientela siano stati gestiti in modo legittimo, soprattutto in ordine alla normativa fiscale vigente in Italia. Sul punto, però, questo sindacato sta raccogliendo materiale ed informazioni di maggior pregio che saranno poi comunicate alla Guardia di Finanza per competenza.
Sulla scorta di tutte le informazioni raccolte ed ivi sinteticamente esposte, il Sindacato di Base Multicategoriale ha conferito mandato ai propri legali di redigere un esposto dettagliato che verrà trasmesso nei prossimi giorni alla competente Procura della Repubblica, nonché al curatore fallimentare che verrà nominato a breve dal Tribunale di Rovereto.
Alla giunta ed al consiglio della P.A.T. il compito politico di vigilare sulle condotte di taluni “avventurieri” che si professano imprenditori e di chiudere i rubinetti dei finanziamenti pubblici, sotto qualunque forma essi siano erogati. Ma anche quello di intervenire a livello nazionale per ottenere un periodo di ammortizzatori ociali, in attesa che l’attività produttiva di Nago-Torbole possa riprendere a pieno regime e senza licenziamenti.
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