Italia ed estero
Facebook e gli svarioni degli algoritmi di sicurezza

Facebook, nel tempo e per tante persone, è diventata un’insostituibile App con la quale condividere la propria quotidianità con il mondo intero.
Tuttavia, spesso, Facebook ha commesso grandi errori sulla sicurezza a scapito della privacy dei propri utenti. Uno per tutti, ricordiamo lo scandalo di Cambridge Analitica (link) che lo scorso semestre ha scosso fin dalle fondamenta l’azienda del social network più popolare del pianeta.
Così dopo essersi fatti trafugare i dati sensibili, secondo le stime sono stati coinvolti circa 87 milioni di account al mondo (214 mila in Italia), Facebook ha promesso attraverso il suo CEO Mark Zuckerberg che avrebbe rivisto le proprie politiche di sicurezza ed applicato le regole stringenti del GDPR (nuovo codice della privacy) europeo anche ad altre regioni del mondo.
La cosa più ridicola nel rapporto con Facebook, è probabilmente però capitata ad un nostro lettore. Si tratta di un ragazzo riservato, non amante dei social, che frequentando l’università si è visto “costretto” ad iscriversi a Facebook per condividere le importanti informazioni, organizzative e di studio, del proprio gruppo universitario.
Ebbene, dopo pochi giorni dall’apertura del suo account, nel quale aveva messo come foto del profilo personale la stessa foto presente sulla propria carta d’identità, il nostro lettore si è visto disabilitare l’account con la vaga motivazione che per Facebook si trattava di un account sospetto.
Il nostro lettore, oltre a caricare la foto ed iscriversi al gruppo universitario per leggerne le comunicazioni, non aveva pubblicato altri contenuti nel proprio profilo.
Che si tratti di un eccesso di sicurezza da parte di Facebook? A noi della redazione de La Voce del Trentino non sembra.
Nell’esperienza quotidiana che abbiamo ormai noi tutti con Facebook non passa, infatti, un giorno che diversi profili fake di avvenenti ragazze, che rimandano a siti pornografici, contattino i nostri profili per chiederci l’amicizia, o in alternativa profili di fantomatici uomini d’affari ci propongano vantaggiose offerte di prestiti in denaro, o ancora profili dubbi di persone che ci chiedono versamenti in denaro, per aiutarli a sbarcare il lunario, dopo averci raccontato drammi personali che nemmeno l’epopea di Odisseo riesce a raggiungere.
Il nostro lettore ha contattato l’assistenza di Facebook, inviando i propri documenti, ma da oltre due settimane il servizio assistenza non ha né risposto né riattivato l’account.
Molto spesso Facebook oscura contenuti leciti e blocca gli account di persone dal comportamento corretto, mentre non blocca, nemmeno dietro segnalazione, contenuti illeciti e diffamanti. Bloccando, con i suoi algoritmi di sicurezza, un profilo reale e lasciando proliferare i profili fake Facebook è riuscita, se possibile, a superare se stessa ed a raggiungere l’apoteosi dell’assurdo.
D’altronde quando il mondo è governato dagli algoritmi ed il contatto umano con un servizio clienti è impossibile, dato il basso numero di dipendenti rispetto al numero di clienti, e quando i dipendenti sono sostituiti dai bot (programmi robot) questi sono i risultati scadenti che ci si può attendere.
L’ironia di un’azienda che gestisce un social network, che mette in contatto quotidianamente milioni di persone ed imprese reali, ma che non è in grado di metterci in contatto con una persona reale che prenda a cuore e risolva i nostri problemi di utenti, dovrebbe spingerci a pensare che l’azienda di Zuckerberg serva solo a raccogliere tutte le nostre preferenze, gusti e passioni (Big Data) per poi rivenderle ad altre imprese che ci inviano offerte mirate per l’acquisto di prodotti e servizi.
Dietro l’aspetto social, da parte delle imprese, non c’è altro che il desiderio di fare cassa. Pensate bene prima di postare qualsiasi contenuto a salvaguardare la vostra privacy.
A cura di Mario Amendola
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