Psicologia dei Diritti
Il Ddl Pillon divide i figli in due o garantisce che entrambi i genitori possano esercitare la loro responsabilità genitoriale?

L’affido dei minori, in caso di separazione, è un grande problema che vede coinvolti bambini, ragazzi, genitori, parenti, ecc., ma anche diverse figure professionali come giudici, avvocati, psicologi, mediatori…
Inoltre il disagio ricade prevalentemente ancora oggi sui figli che dovrebbero invece essere protetti e non coinvolti in un dolore che dovrebbe appartenere solo al mondo degli adulti.
Figli divisi tra mamma e papà come un trofeo da vincere in battaglia che vede due fronti rafforzati dagli avvocati e dai periti.
Per fortuna è sempre più frequente incontrare professionisti che si alleano al genitore non per seguire una linea di battaglia, ma per condurre il così detto periziato al bene del minore.
Nonostante questo, nella stessa introduzione del testo del DDL Pillon si legge che l’affido condiviso esiste in Italia, ma è applicato solo nel 3-4% dei casi, tasso fra i più bassi al mondo.
Ma ora soffermiamoci un attimo: se due persone si separano in modo pacifico non avranno problemi nella gestione del figlio e permetteranno una condivisione del tempo, delle decisioni importanti e delle spese. In più, se si leggono i decreti iniziali delle separazioni con minori, la maggior parte contiene frasi come: il figlio potrà vedere il padre due pomeriggi alla settimana e a fine settimana alterni.
Sommando questi giorni si arriva precisamente a 12 giorni al mese come propone lo stesso DDL Pillon.
Che cosa cambia allora? Forse la doppia residenza. In questo caso si dà un definizione al fatto che il bambino vede i due genitori in due case diverse e le comunicazioni che lo riguardano devono essere date con la medesima tempistica e modalità alle perone che si occupano di lui.
Io ricordo comunque che più di 10 anni fa lavoravo nelle scuole e per i genitori separati, la nostra direttrice didattica ci invitava ad inviare le comunicazioni sia alla mamma che al papà. Come consulente tecnica, nel momento in cui sono andata a parlare nelle scuole, ho sempre verificato questa condizione ed è bene invitare i genitori non collocatari ad interessarsi direttamente degli aspetti scolastici, sportivi, medici ecc anche se non vedono il figlio tutti i giorni.
È fondamentale infatti che le decisioni siano prese più consapevolmente possibile e le eventuali obiezioni mosse all’altro genitore siano basate su dati di realtà e non atte ad accendere discussioni e liti legali inutili e dispendiose.
Ascoltando e leggendo i commenti inerenti il DDL 735 emerge una forte contrarietà al fatto che un minore sia diviso a metà in due case in quanto deve avere il suo posto sicuro, il suo ambiente ecc. Questo è vero, ma se le due case sono confortevoli e caratterizzate da serenità non si vede perché i figli non possano vivere bene insieme ad ognuno dei due genitori.
Ricordo, a questo proposito, un bambino che in studio mi raccontò che la sua mamma e il suo papà non andavano d’accordo e lui voleva che comprassero una casa vicina a quella in cui lui abitava. Io chiesi: “perché una casa vicina”? E lui rispose: “così l’amico muratore di papà fa un corridoio e io vado da una parte e dall’altra”.
È un’immagine di un bambino che ha trovato la soluzione fantastica alla realtà difficile che stava vivendo. Ma anche se il corridoio non c’è e vi sono due case vicine in cui facilmente i figli possano passare da un genitore all’altro, non è forse una buona idea e neanche troppo fantasiosa?
Pillon tuttavia sottolinea che queste condizioni sono valide a meno che non ci troviamo di fronte a casi di abuso o di negligenza verso un minore, o di violenza domestica.
Ecco a questo punto sarebbe bene a ritornare al quel 3-4% di casi in Italia di affido condiviso sopra accennato.
Molte separazioni diventano giudiziarie perché viene denunciata violenza o trascuratezza all’interno della famiglia. Le denunce che siano veritiere o tattiche comportano tempo per essere verificate e la lotta per l’affido del minore diventa eterna.
In Italia spesso viene dato un affido condiviso con un primo decreto e poi le cose spesso cambiano.
Ci sono i casi in cui gli stessi genitori non riuscendo a gestire la situazione iniziano una battaglia legale giungendo raramente all’affido esclusivo e nella maggioranza dei casi ai servizi sociali. Ci sono invece altre situazioni in cui le denunce sono basate su fatti reali che tuttavia non vengono analizzati con la dovuta profondità e con una tempistica adeguata.
Questo può portare purtroppo i minori e chi ha fatto la denuncia in una situazione di pericolo che se non bene gestita può diventare a volte anche fatale.
Avendo coscienza di questo, ci si chiede ancora perché in italia ci sia un tasso così basso di affido condiviso?
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