Trento
A quando la facoltà di medicina e chirurgia a Trento?

A quando la facoltà di medicina e chirurgia a Trento?
Lettera aperta alle istituzioni, ai politici trentini ed ai candidati alle prossime elezioni provinciali.
La facoltà di medicina a Trento, a mio parere, sarebbe ulteriormente qualificante per il nostro, relativamente giovane, ma già rinomato ateneo. Gioverebbe, inoltre, alla riqualificazione della sanità trentina e costituirebbe un punto aggiuntivo per rendere la città più attrattiva.
Anche quest’anno, il 4 settembre, si è tenuto il test per l’accesso programmato alle facoltà di medicina in Italia, i cui risultati saranno pubblicati il prossimo 2 ottobre. Tra le sedi disponibili: Verona, Padova, Brescia, Pavia, Varese, Milano, Milano “Bicocca”, Trieste, Udine, Ferrara, Modena e Reggio Emilia, Parma, Bologna… (per citare solamente quelle a noi più vicine).
Da questo elenco, subito salta all’occhio l’assenza di Trento e Bolzano, mentre al contrario si nota quanto sia fitta la presenza delle facoltà di medicina nelle regioni confinanti, addirittura se ne rileva una sovrabbondanza, sono presenti finanche in città meno popolate e meno importanti di Trento.
Dalla cartina d’Italia (nella foto a sinistra) le uniche regioni ancora sprovviste della facoltà di medicina e chirurgia sono la Valle d’Aosta, il Trentino-Alto Adige/Südtirol e la Basilicata, ma quest’ultima regione sta prendendo in considerazione di ampliare la propria offerta formativa, proprio con l’apertura di una facoltà di medicina e chirurgia (link).
Non volendo considerare la Valle d’Aosta, per la limitata estensione territoriale ed il numero ridotto di abitanti, rimarrebbe esclusa solo la nostra regione. Ma perché solo noi dobbiamo esserne privi?
Negli ultimi anni la situazione sanitaria in Trentino è peggiorata, o almeno la percezione da parte dei cittadini è quella di una sanità meno efficace e meno attenta rispetto a quella di soli cinque anni prima.
Indipendentemente dalle statistiche e dai report divulgati dalla PAT, dall’Assessorato alla Sanità e dall’APSS i tempi della sanità trentina stanno aumentando esponenzialmente, con liste di attesa che arrivano anche a 6-12 mesi, dipendenti dalla patologia, sulla città di Trento (anche da riscontri personali con il CUP) e che spesso obbligano i pazienti a ricorrere alle prestazioni intra moenia e quindi a dover pagare per le stesse prestazioni erogate dal SSN, nelle stesse strutture, dagli stessi medici ma con la riduzione istantanea dei tempi d’attesa.
Altre volte, i pazienti trentini preferiscono alla sanità provinciale quella veneta o quella lombarda, d’altronde i casi di mala-sanità in provincia autonoma stanno aumentando e sono sempre più spesso sui media (anziana operata di cataratta diventa cieca, bambina morta di malaria per scarsa profilassi igienico-sanitaria, solo per citare i più eclatanti) non mi sembra, allo stato attuale, che si possa più considerare la sanità trentina come un fiore all’occhiello della provincia. Certo c’è di peggio nel resto d’Italia, ma anche di meglio.
Inoltre, la chiusura di ospedali, punti nascita e guardie mediche in tutta la provincia non ha certo migliorato la situazione, infine, non sono stati pochi i medici più rinomati che hanno abbandonato le nostre valli per ritornare ad esercitare la professione nelle proprie regioni d’origine.
Come non comprenderli, dopo tutte le difficoltà che ci vogliono per essere ammessi alla facoltà di medicina, i lunghi ed impegnativi corsi, i difficili esami da superare, la specializzazione, l’esame di Stato e le migliaia di euro spese per i costosi libri universitari, le tasse e gli affitti per i fuori sede.
Mi sembra normale che un “luminare della medicina” voglia più soddisfazioni e voglia guadagnare di più, anche per rifarsi degli investimenti passati, e quindi decide di trasferirsi a Milano, Torino o Roma su una piazza dove può esercitare la propria professione, anche privatamente, e chiedere compensi tra i 500-700 euro a seconda della propria bravura e specializzazione. Inoltre, nelle città dove sono presenti le facoltà di medicina ed i policlinici universitari si aprono ben altre possibilità di carriera.
Intanto, la sanità trentina, che sembra non avere appeal per i giovani medici, arretra ed anche la medicina di base ne risente, i medici di famiglia sono sempre di meno, la loro età media è sempre più alta, sono sempre più pieni di pazienti ed è sempre più difficile prendere un appuntamento allo studio, figuriamoci avere una visita domiciliare.
La facoltà di medicina a Trento, a mio avviso, potrebbe migliorare notevolmente la situazione attuale e rilanciare la sanità trentina. Visto che è stata prevista la costruzione del NOT, spero sarà realizzato quanto prima, che già esiste un centro di protonterapia sottoutilizzato, si potrebbero destinare tali strutture per il policlinico universitario di Trento.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che in ambito sanitario sono già operative in provincia realtà quali “scienze infermieristiche e della riabilitazione” a Rovereto in collaborazione con l’università di Verona e realtà di ricerca medica avanzata come CIBIO o FBK a Trento che potrebbero collaborare con la nascente facoltà di medicina di Trento, nella ricerca e negli studi medici.
Credo che, tutto ciò, darebbe lustro alla città di Trento ed a tutta la provincia, inoltre, farebbe accorrere i migliori specialisti medici per la ricerca, per l’università e per il policlinico; ci sarebbero più studenti in città con un guadagno diretto per chi affitta camere e per gli altri esercizi commerciali, nonché per il Comune attraverso le imposte.
Prima di tutto, però, ci sarebbero maggiori possibilità per il rilancio della sanità trentina e per avere più medici a fronte dell’aumento della popolazione e del suo progressivo invecchiamento, infine Trento potrebbe essere anche riferimento regionale per Bolzano.
Questo il mio modesto pensiero, un umile suggerimento, per lo sviluppo futuro di Trento.
Invito l’Università di Trento, la Provincia Autonoma, il Comune e tutti i candidati politici alle prossime elezioni provinciali a fare delle serie considerazioni su questa proposta e spero vivamente, che non ci siano pregiudizi o accordi pregressi che ci impediscano di intraprendere questa strada di crescita per la città, la provincia e la regione, magari per non danneggiare le facoltà di medicina di: Verona a sud, Padova ad est, Brescia ad ovest ed Innsbruck a nord.
La redazione de La Voce del Trentino in attesa delle, eventuali, risposte da parte delle istituzioni si dichiara disponibile ad ospitare il dibattito sulle pagine della propria testata.
a cura di Mario Amendola
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