Valsugana e Primiero
Banca trentina presa con le mani nel sacco risarcisce il correntista.

La storia della signora in questione probabilmente non è l’unica ne in Trentino, terra di cooperazione, ne tanto meno in Italia.
Ma la sua tragica storia lascia un segno negli affetti e un grande dolore che difficilmente verrà rimarginato.
«Mio marito per colpa di questa storia si è ammalato di tumore ed è morto, – ci spiega fra le lacrime la signora – quando la cassa rurale Alta Valsugana ci ha detto che ci avrebbe chiuso le linee di credito lui non ha retto e sono cominciati i problemi di salute terminati in gennaio di quest’anno con la sua morte»
Solo più tardi, mentre ancora doveva finire i lavori, ha trovato nell’istituto Monte Paschi di Siena un valido collaboratore, «Sono stati premurosi e gentili e hanno risolto il nostro problema in fretta tirandoci fuori da guai»
Anna Corradi di Baselga di Pinè, nel 2006, per ristrutturare il suo B&B comprensivo di centro di salute e bellezza chiede alla cassa rurale Alta Valsugana (allora cassa rurale di Pergine) due distinti mutui, uno di 280 mila euro e l’altro di 170 mila.
I due mutui vengono accesi regolarmente senza nessun problema.
Dopo alcune settimane la signora viene contattata dalla banca che le comunica che l’affidamento del mutuo di 280 mila euro presenta delle criticità sugli interessi, per questo da variabili consigliano di farli diventare fissi.
La signora si reca in banca per la firma del nuovo contratto, non sapendo che in realtà firma quello che si chiama SWAP, cioè un serie di prodotti derivati ad alto rischio.
Nei primi due anni i prodotti derivati fruttano alla signora qualche interesse, si parla di poche centinaia di euro, poi però crollano, e dal conto corrente della signora trimestralmente vengono prelevate mosse piuttosto importanti che aggirano intorno ai 2.500 euro.
Il direttore della banca la rassicura dicendo che i prodotti derivati ricominceranno a rendere come prima.
La cosa purtroppo va avanti ed allora la signora si rivolge ancora alla banca, piuttosto allarmata e preoccupata.
Alla sua richiesta di uscire dal contratto gli viene richiesta la somma di 40 mila euro.
La signora è sotto shock e non capisce più nulla e soprattutto non capisce il perché debba effettuare un pagamento così ingente a favore del nulla.
A questo punto la signora commette un altro errore, si rivolge ad un consulente «fantasma» di Padova che gli spilla altri 15 mila euro e che non fa nulla.
Poi viene indirizzata alla S.O.S. illeciti bancari e le cose cambiano velocemente. Viene redatta una perizia e consegnata alla banca direttamente dalla signora accompagnata dal consulente Orazio Marchetti.
Dopo la consegna la banca convoca d’urgenza il consiglio di amministrazione che delibera di annullare lo SWAP e definire un tavolo risarcitorio. La prima offerta però viene rifiutata dalla signora.
Poi viene trovato l’accordo per il risarcimento (qui in copia)
«La banca ha rappresentato all’investitore una realtà del tutto distorta e tendenziosa, – si legge in un passaggio della perizia – antitetica a quella fattuale, violando così le norme richiamate nel presente elaborato peritale. La negoziazione ha avuto ad oggetto e negoziando uno strumento finanziario non adeguato al profilo dell’investitore, e non idoneo a perseguire le finalità di copertura indicate contrattualmente. In ragione di tanto l’investitore ha diritto alla restituzione di tutto il versato e, all’estinzione del rapporto truffa. Che nel caso di specie, si estingueva in agosto 2026 contestualmente al mutuo di € 280.000,00».
In parole più chiare, al Centro della Salute e Bellezza di Anna Corradi di Baselga di Pine’, non solo è stato restituito tutto il maltolto come da transazione allegata, ma non dovrà nemmeno corrispondere (sino al 2026) all’istituto di credito circa 2.200,00 / 2.500,00 euro trimestrali pari a circa 9.000,00 \ 10.000,00 annui di interessi sui prodotti derivati.
Il che significa, che se la banca non fosse stata fermata dalla «Sos Illeciti bancari», rilevando, nel contempo anche condotte penalmente rilevanti, si sarebbe approfittata, come si è approfittata, per circa 10 anni (versati) e altri 10 (da versare), su un solo correntista e rapporto, della stratosferica somma di oltre 150 mila euro.
Si badi bene, parliamo di onesti e semplici lavoratori non certo di professionisti preparati al sistema finanziario, come prevede il rapporto in oggetto riportato.
«Stiamo valutando si sporgere denuncia penale lo stesso, nonostante il risarcimento, quanto successo infatti rappresenta una vergogna» – spiega Marchetti.
E ancora: «Ma oltre a questo per la cassa rurale alta Valsugana piove sul bagnato, «probabilmente denunceremo la banca anche per usura, perché secondo noi i tassi di interessi sui due mutui non sono congrui»
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