La parola al direttore
Indagine all’ Università: tutti tranquilli e sereni, a cominciare dal Rettore

Che l’Università trentina abbia raggiunto traguardi importanti, moltissimi ne sono convinti.
Tra questi, sicuramente anche il sottoscritto che ebbe fiducia in quel progetto tant’è che si iscrisse, allo spirare degli anni ’60 all’allora Istituto Superiore di Scienze Sociali, padre dell’odierno Ateneo, conseguendo in quel periodo molto turbolento (è solo un eufemismo) la laurea.
Ricordo – l’occasione è buona per farlo – che la felice intuizione di Bruno Kessler fu ostacolata paradossalmente solo dal partito comunista, mentre uno dei leader del ’68 trentino (ricorre quest’anno il 50° anniversario) quell’Italo Saugo, notissimo alle cronache di allora, non disdegnava salire numerose volte le scale del Palazzo di via Belenzani, ove aveva la sede il MSI, per “conquistare”, in barba ad ogni pregiudizio antifascista, l’appoggio anche di quel partito per il riconoscimento statale della facoltà di sociologia.
Tuttavia, al di là dei ricordi, la bufera giudiziaria che ha travolto nei giorni scorsi anche il buon nome dell’Ateneo, oltre ad alcuni indagati, docenti e amministrativi, che risponderanno per specifici reati, non è molto diversa da quella già vissuta da altre università italiane.
«Mal comune mezzo gaudio?» Manco per sogno. Il malaffare, ovunque si annidi, va drasticamente stroncato.
E non bastano nemmeno le quattro belle parole (molto di circostanza) del Rettore per fugare i nuvoloni neri di uno scandalo che si potrà estendere in altri dipartimenti in modo da coinvolgere l’Ateneo nel suo insieme.
Non è nemmeno un pregiudizio pensare che dentro l’università, palestra del sapere, si possa esercitare il malaffare.
Spesso e volentieri l’università è un “buco nero” e non sempre la sua amministrazione è trasparente, a cominciare dal reclutamento accademico e dal potere che esercita.
Non occorre scomodarsi molto per provare i legami molto intensi tra la politica (Provincia) e l’Ateneo trentino: Trento Rise, Edilizia Universitaria, Studentato, Biblioteca, Festival dell’economia ecc. ecc. ecc.
Per restare in tema (l’indagine in corso) e a dimostrazione di ciò che scrivo, mi soccorrono due interrogazioni che il consigliere Delladio presentò una decina d’anni fa……. Ma tutti, magistratura compresa, volsero lo sguardo altrove.
Cito i titoli: interrogazione n. 330 del 16 aprile 2009 “Incarichi di consulenza all’Università degli Studi di Trento” (1) e interrogazione n. 817 del 22 settembre 2009 “Perché la provincia occulta talune consulenze? N. 2 – Incarichi di consulenza a professori, collaboratori e dipendenti dell’Università stessa“. (2)
Leggendo le interrogazioni e le relative risposte, rispettivamente ( 3) e (4) che pubblichiamo a piè pagina, si evince che il “bubbone” ha origini antiche ……
(1) Interrogazione n. 330/09 del consigliere Mauro Delladio
(2) Interrogazione n. 817/09 del consigliere Mayro Delladio
(3) risposta all’interrogazione n. 330/09 del presidente della Provincia Lorenzo Dellai
(4) risposta all’interrogazione n. 817/09 del presidente della Provincia Lorenzo Dellai
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