Politica
Nuova Pac, Dorfmann: «Premiare chi fa davvero agricoltura»

L’agricoltura è uno dei settori produttivi in cui il contributo europeo è più facile da percepire. Questo perché, con la politica agricola comune (Pac), l’Unione aiuta i nostri contadini a mantenere la loro produzione competitiva sul mercato e, al contempo, a svolgere la loro importante funzione sociale.
I negoziati per la nuova Pac sono già entrati nel vivo. Una rivoluzione si prospetta all’orizzonte? Lo abbiamo chiesto a Herbert Dorfmann, europarlamentare sudtirolese, molto presente in Trentino, relatore del rapporto sul “futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura”, che delineerà la posizione del Parlamento europeo rispetto alla nuova Pac.
Herbert Dorfmann, a che punto sono le discussioni sulla nuova Pac?
Siamo nelle fasi iniziali. La proposta di quadro finanziario pluriennale per gli anni 2020 – 2027 sarà presentata il prossimo 29 maggio, io mi sono impegnato a chiudere il mio rapporto sulla nuova Pac nello stesso periodo, in modo che il Parlamento possa votarlo nella plenaria di giugno. Solo allora verranno presentate le proposte legislative della Commissione europea.
La nuova Pac sarà pronta entro il 2020?
È presto per dirlo, anche se acceleriamo al massimo, non credo sarà possibile chiudere tutto in questa legislatura, che terminerà a maggio 2019. Tuttavia, sono convinto che si debba andare avanti il più possibile, per poi magari lasciare alla nuova Commissione e al nuovo Parlamento il compito di finalizzare la riforma.
Quali sfide attendono il settore agricolo europeo?
C’è innanzitutto il problema delle risorse finanziarie a disposizione, che con l’uscita del Regno Unito dall’Unione rischiano di assottigliarsi. E poi le sfide legate al cambiamento tecnologico e allo spopolamento di vaste aree, che è strettamente legato alla sostenibilità della produzione agricola in montagna e nelle altre aree svantaggiate. In termini generali, l’agricoltura europea deve essere messa nelle condizioni di continuare a produrre cibo in quantità sufficiente e sicura.
In termini di risorse finanziarie, cosa chiede nel suo rapporto?
Chiedo che la dotazione finanziaria per la politica agricola rimanga almeno uguale.
Un obiettivo non facile…
Vero, ma i negoziati per il nuovo quadro finanziario pluriennale dovranno necessariamente tenere conto che molte delle sfide a cui l’Europa si trova a far fronte – come sicurezza alimentare, crescita economica, occupazione e rispetto dell’ambiente – passano dalla Pac.
In termini generali la Pac va riformata o rivoluzionata?
Il sistema vigente non ha bisogno di essere rivoluzionato. Basta svilupparlo in maniera conseguente, dandosi delle chiare priorità.
Quale tipo di riforma propone nel suo rapporto?
Il mio obiettivo principale è premere per una distribuzione delle risorse più equa. Bisogna farla finita con le rendite ingiustificate, le risorse vanno date a chi fa davvero agricoltura e soprattutto anche a chi deve lavorare in condizioni difficili come i nostri agricoltori di montagna.
Quali misure indica per raggiungere una redistribuzione delle risorse più equa?
Propongo innanzitutto di abbandonare il cosiddetto “approccio storico” nel calcolo degli aiuti diretti (basato sulla produzione in un periodo di riferimento, ndr) e di sostituirlo con un metodo uniforme europeo. Chiedo poi che il sistema di pagamenti preveda quote maggiori per le piccole aziende, abbassando al contempo quelle destinate alle aziende agricole più grandi, e che si intensifichino gli sforzi per una redistribuzione equa degli aiuti tra gli stati membri, che però deve tener conto delle differenze socio-economiche, dei diversi costi di produzione e di quanto ricevuto nel secondo pilastro.
Un’altra grande sfida per l’agricoltura è la sua sostenibilità. Cosa propone di fare in tal senso?
È necessaria un’enfasi ancora maggiore sulla produzione sostenibile. I pagamenti devono essere ulteriormente ancorati alla produzione di un servizio per la collettività.
Sul modello del greening (il pagamento ecologico” che richiede all’agricoltore la diversificazione delle colture e la realizzazione di aree di interesse ecologico, ndr)?
Il greening ha avuto risultati tutt’altro che entusiasmanti. Nel mio rapporto propongo di eliminarlo e di inserire le risorse a esso riservate negli aiuti diretti al reddito. Va rafforzata la condizionalità ambientale: prioritaria è la lotta al cambiamento climatico e quella per la protezione dell’acqua potabile. In tal senso, punto a intensificare gli impegni agroalimentari nei programmi di sviluppo rurale.
Parliamo di montagna, cosa propone di fare per sostenere l’agricoltura in queste aree?
Voglio fare una premessa: lo spopolamento delle aree di montagna è strettamente legato alla possibilità di fare agricoltura in queste zone e, soprattutto, alle opportunità che i giovani hanno per svolgere un’attività nel settore agricolo. Le due cose si tengono tra di loro.
Quindi?
Nella mia relazione chiedo agli stati membri di sviluppare un piano strategico, affinché risorse europee e nazionali vengano impiegate per aiutare i giovani agricoltori e, più in generale, per dare una mano a chi produce nelle aree più svantaggiate e scongiurare così l’abbandono del territorio. Dobbiamo poi avere un’attenzione particolare per la produzione di latte in montagna. Le presenza di animali è fondamentale per l´agricoltura di montagna.
Per fare ciò bisogna anche aiutare gli agricoltori a stare al passo con i tempi…
Come già detto, quella dell’adattamento alle innovazioni tecnologiche è una delle grandi sfide del settore agricolo nei prossimi anni. Sono abbastanza sicuro nel prossimo decennio assisteremo a una vera e propria rivoluzione tecnologica nel settore agricolo.
Ce ne parli…
Le faccio un esempio: si parla tanto delle auto senza conducente come della frontiera tecnologica da abbattere. A questo proposito, credo che prima delle auto senza conducente ci saranno i trattori senza conducente, perché la superficie su cui si trovano a operare riscontra meno problematicità rispetto alle strade. E poi c’è tutto il discorso sull’agricoltura di precisione…
Le piccole aziende, come quelle presenti nei nostri territori, rischiano di rimanere indietro in merito a questi sviluppi rispetto alle grandi aziende di pianura?
Il rischio c’è, dobbiamo vegliare per evitare che si materializzi. Ma l’innovazione può anche aiutare a rendere l’agricoltura più sostenibile. Avremo, almeno spero, tecnologie nuove per spargere concimi e prodotti antiparassitari. Il miglioramento genetico sta facendo passi da gigante, anche grazie a nuove tecnologie. Avremo sempre più piante resistenti a patogeni, che quindi hanno bisogno di meno trattamenti.
Come?
Il rapporto tra agricoltura e ricerca è fondamentale. In Trentino e in Alto Adige abbiamo per fortuna istituti di ricerca che sono all’avanguardia anche in Europa.
Un’altra preoccupazione molto attuale dei nostri contadini è il lupo. Pensa che la nuova Pac conterrà nuove misure per proteggere il bestiame dai predatori?
A livello europeo si tratta di una questione ambientale. Questa questione non può quindi essere affrontata con la Pac, ma con una modifica della direttiva flora fauna habitat. Ci stiamo lavorando intensamente.
Le malghe rappresentano un elemento centrale per l’agricoltura nei nostri territori. Cosa pensa del fatto che gli alpeggi possano essere affittati a gente che non fa agricoltura?
Io mi sono sempre espresso contro queste pratiche. Mi rendo conto che un po’ ci guadagnano anche i proprietari, ma la parte del leone va ad altri, spesso a gente che ormai non fa più agricoltura, ma che ha in mano i cosiddetti titoli. Considero questa pratica un abuso di soldi pubblici.
Crede che la nuova Pac eliminerà questa stortura?
Farò di tutto per porre fine a queste cose. Perché un contribuente dovrebbe finanziare una rendita ingiustificata? La Pac avrà successo nel lungo periodo solo se premierà chi fa davvero l’agricoltore, spesso in situazioni difficili, e non i furbi, che abusano del sistema.
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