Spettacolo
Smith & Wesson: il brivido del (r)esistere

Nel caso non fosse bastata la standing ovation di due settimane fa delle Sorelle Materassi, il Centro Servizi Culturali S. Chiara farà il bis invitando il suo pubblico ad assistere all’ottavo spettacolo in cartellone per la Stagione 2017/2018 di “Grande Prosa”.
Dopo la prima recita di ieri sera, da venerdì 16 a domenica 18 il palcoscenico del Teatro Sociale di Trento ospiterà Smith & Wesson, il testo teatrale nato dalla penna del celebre autore contemporaneo Alessandro Baricco e messo in scena dall’ingegno di Gabriele Vacis.
A rendere irresistibile una pièce dalle premesse già così promettenti, la battuta brillante di Natalino Balasso e la maestria di Fausto Russo Alesi.
Dopo aver debuttato nel maggio del 2016 al Teatro Goldoni di Venezia raccogliendo un ampio consenso dal pubblico e dalla critica, Smith & Wesson – la nuova creatura del fortunato duo torinese Baricco-Vacis – ha fatto tappa al Teatro Sociale di Trento. Un sodalizio artistico ormai consolidato quello tra lo scrittore Alessandro Baricco, ampiamente apprezzato dal pubblico italiano fin dal suo esordio nel 1991 con Castelli di Rabbia – e il regista Gabriele Vacis, noto per aver curato pezzi di teatro civile quali Adriatico, Il racconto del Vajont, Olivetti e non da ultimo Novecento, scritto dallo stesso Baricco.
«E’ raro che io metta in scena testi teatrali – precisa lo stesso Gabriele Vacis – di solito li scrivo con gli attori, i testi. C’è una sola eccezione. Un testo l’ho messo in scena: “Novecento”, di Alessandro Baricco. Ma è un’eccezione in tutti i sensi. Baricco ha scritto quel testo perché lo mettessi in scena io, con Eugenio Allegri. E la stessa cosa è accaduta per “Smith&Wesson”. Baricco non ha scritto un testo, ha scritto uno spettacolo. La scrittura di Baricco contiene l’azione. Quello che si deve fare è estrarla».
Detto, fatto. In un Far West che pullula di truffatori e falliti, la strampalata coppia formata da Tom Smith (Natalino Balasso) e Jerry Wesson (Fausto Russo Alesi) campa come può di piccoli espedienti.
Il primo s’inventa meteorologo e, per sbarcare il lunario, s’annota su di un taccuino i dati sul tempo in base alle testimonianze delle persone intervistate che incontra per strada, nella speranza di poter predire – se non controllare – il futuro. Il secondo invece è un provetto pescatore – sì, ma dei cadaveri di quelli che, per farla finita una volta per tutte, hanno scelto come palcoscenico dal quale recitare il loro ultimo atto le cascate del Niagara.
Ed è qui, nel 1902, che s’incontrano i due idealtipi di uomo qualunque, intrappolati in un’esistenza vacua, fatta di disincantati sogni nel cassetto e qualche spicciolo per tasca. Al loro fianco sbuca la minuta Rachel Green (impersonata da Camilla Nigro), una giovanissima aspirante giornalista in cerca del suo piccolo posto in un mondo ancora troppo maschilista come quello del Nord America del primo ‘900.
Stufa di una vita passata servendo tramezzini e dispensando ‘pompini’ a tutti i suoi capi la piccola riuscirà, con quel senso di ansia incalzante – quella fame di vivere che contraddistingue la gioventù – a coinvolgere nella sua avventura la coppia Smith & Wesson.
Eppure, cosa c’è da raccontare di un luogo in cui per sua stessa ammissione «non accade mai nulla»? La soluzione è tanto semplice quanto titanica: c’è bisogno di creare a tavolino una storia straordinaria da raccontare, una di quelle che lasciano di stucco il lettore, e per farlo, è necessario che sia lei stessa a viverla in prima persona.
E chissà che, di fronte alla maestosità di un luogo dove la vita improvvisamente appare più fragile e lieve di fronte allo strapiombo che la attira verso di sé, Rachel non decida, lanciandosi da oltre 50 metri, di sfidare il Niagara: quel gigante d’acqua che ricorda agli uomini quel tipo di grandezza cui aspirano ma che, ahimè, difficilmente raggiungono.
Il suo impeto giovanile riuscirà a trascinare con sé i due improvvisati compagni di peripezie, liberandoli così dal pantano del nulla delle loro attese. Smith sfodererà le sue capacità d’inventore e si getterà in una vera e propria corsa contro il tempo per pianificare, simulare e verificare con rigore scientifico ogni aspetto del lancio. Non farà da meno Wesson, mettendo in campo la sua smisurata conoscenza delle correnti e dei fondali delle ripide maturata dopo anni di pesca… dei cadaveri.
La pièce teatrale, ancora una volta, mette in luce l’inconfondibile impronta del Baricco che conosciamo, un artista a 360 gradi in grado di raccontare al pubblico in sala, come fa notare Nicola Bano su Teatrionline.com, «storie di una profondità drammatica disarmante, strappando diverse risate al pubblico in sala, assieme alla bravura innegabile degli attori in scena, rendendo lo spettacolo divertente, mai noioso e ricco di piacevoli soprese e temi di riflessione.»
Smith & Wesson, continua il critico, rappresenta proprio «uno di quei momenti in cui il teatro recupera la sua funzione pedagogica e introspettiva, pur senza cadere del tedio cervellotico dell’intellettuale. Cose che solo Baricco e pochi altri riescono a fare».
Teatro come ‘scuola di vita’ e occasione di introspezione, ma non solo. Smith & Wesson infatti riunisce sul palco un entourage di artisti di grande calibro i cui percorsi professionali e creativi si sono più volte intrecciati nel corso degli anni: Natalino Balasso è stato protagonista in diversi spettacoli di Vacis, mentre Fausto Russo Alesi è stato allievo del regista alla Civica Paolo Grassi di Milano. Accanto a loro Mariella Fabbris, una delle fondatrici del Laboratorio Teatro Settimo e la giovane Camilla Nigro. A completare il quadro degno di nota, i costumi di Federica De Bona, l’allestimento di Roberto Tarasco e la parte video affidata a Michele Fornasero.
Lo spettacolo, andato in scena ieri sera, verrà replicato sempre al Teatro Sociale nei giorni, venerdì 16 e sabato 17 marzo alle ore 20.30, mentre domenica 18 la recita pomeridiana avrà inizio alle 16.00.
Come di consueto, la rappresentazione di Smith & Wesson sarà seguita nel pomeriggio di venerdì 16 marzo alle ore 17.30 presso lo Spazio Ridotto del Teatro Sociale, dal «Foyer della prosa», incontro di approfondimento critico che il Centro Servizi Culturali S. Chiara propone in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento. Al dibattito, introdotto dalla professoressa Claudia Demattè dell’Università di Trento, saranno presenti anche Natalino Balasso e Fausto Russo Alesi.
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