Trento
Arancia Meccanica trentina: 1 anno e 10 mesi ai 3 capodanda

Erano le prime ore del mattino del 15 giugno 2017, quando circa 50 militari delle Compagnie Carabinieri di Cavalese, Trento e Borgo Valsugana, arrestarono 6 giovani ragazzi (4 in carcere e 2 agli arresti domiciliari). (qui l’articolo dell’operazione)
L’operazione, denominata «Arancia meccanica» (per le condotte violente ed aggressive degli arrestati) permise ai carabinieri di smantellare un’associazione a delinquere, composta da una decina di giovani, in prevalenza provenienti dalla città di Trento, quasi tutti stranieri oppure immigrati di seconda generazione, ritenuta responsabile, tra il mese di settembre 2016 ed il mese di febbraio 2017, di ben 6 rapine, 16 furti in abitazione ed attività ricettive e/o commerciali e di 5 tentati furti, perpetrati nella città di Trento e provincia.
Spesso i colpi erano pianificati ma, soprattutto per quel che riguarda le spaccate ai danni di esercizi commerciali, anche in maniera casuale, una vetrina dopo l’altra.
Questo era il modo di agire della banda di giovani e giovanissimi, che non esitava ad usare metodi violenti, se necessario, per aggredire le loro vittime: dalle mazze da baseball all’immobilizzare alle spalle persone sedute su una panchina piuttosto che a spasso per le vie della città.
Nella giornata di ieri hanno patteggiato la pena di un anno e dieci mesi, quelli che i Carabinieri ritengono i 3 capi della congrega criminale, Berto Pablo di 22 anni, Abdelali Rehhaline, 23 enne marocchino a Dodu Titi, romeno di 19 anni.
Infine c’è Anche per Arton Iseni, 24 enne si potrebbero aprire le porte del patteggiamento.
Altri due soggetti della banda, David Longo e Imad Messaoudi, hanno scelto il rito abbreviato mentre Youssef Rehhaline e gli altri 4 che erano stato denunciati affronteranno a giorni l’udienza preliminare.
Nell’indagine erano state inoltre indagate a piede libero, nell’ambito della stessa indagine, ulteriori quattro persone: S.E. classe 1998, di nazionalità moldava, domiciliato a Trento; I.T. classe 1992, di nazionalità serba, domiciliato a Trento; D.A. classe 1996, di nazionalità afghana, domiciliato a Levico Terme; M.F. classe 1998, di nazionalità italiana, domiciliato a Milano.
Nel corso delle perquisizioni eseguite a carico di tutti gli indagati, erano stati sequestrati svariati telefoni cellulari, la somma di euro 400 in denaro contante, alcuni capi di abbigliamento di dubbia provenienza, oggetti preziosi di dubbia provenienza nonché documenti materiale cartaceo di interesse investigativo.
Le indagini, hanno consentito inoltre di recuperare, già nel corso dell’attività investigativa, alcuni telefoni cellulari, provento di furti e rapine compiute dal sodalizio criminale in Trento.
L’indagine, aveva preso l’avvio dal raid predatorio in danno di tre abitazioni private, compiuto la notte del 8/9 settembre 2016 nell’abitato di Cembra Lisignago (TN)
Durante il blitz dei «baby» delinquenti erano stati rubati una motosega e di un Quad, poi abbandonato incidentato a Trento. L’attività illecita posta in essere quella notte è stata interrotta solamente per il risveglio di una delle possibili vittime, causato dall’impianto d’allarme.
Da quel momento la «baby gang» non si fermava più. Nei mesi successivi infatti la città di Trento veniva colpita da una sequenza di condotte delinquenziali che hanno creato notevole allarme sociale.
I carabinieri hanno potuto appurare sin dai primi episodi delittuosi, che i giovani facenti parte dell’associazione criminale, erano caratterizzati dalla comune ed estrema spregiudicatezza, noncuranza e disinteresse per il prossimo e l’altrui proprietà, tanto da non prendere in considerazione neanche le lesioni che causavano alle loro vittime, che venivano aggredite sempre con la stessa tecnica: presa alle spalle (casi di rapina) con compressione all’altezza del collo in modo da tramortirle per poi lasciarle stordite e a volte anche prive di sensi sul selciato, per rubargli facilmente telefoni e denaro.
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