Trento
I nomadi occupano nuovamente la ex Sloi

Il ritorno alla ex Sloi di alcune famiglie di Nomadi era già stato segnalato circa 15 giorni fa. Dalla zona si vedevano infatti strani movimenti e colonne di fumo che si alzavano in cielo. Le persone abusive si stanno costruendo una «cittadella» sotto lo scheletro pericolante della ex fabbrica di piombo tetraetile ormai chiusa dagli anni 70.
Negli ultimi giorni i ritmi dell’insediamento da parte dei nomadi sono stati accelerati. Sono infatti cominciati ad arrivare con furgoni e camper (foto di oggi) pronti per insediarsi in pianta strabile nell’area.
Sono state viste numerose persone entrare dentro l’area portando valige e materiali vari. Dalla zona, da giorni, provengono rumori di martelli e assi che vengono inchiodate, oltre al continuo abbaiare dei cani. Per ora sono state segnalate circa un ventina di persone dentro il nuovo campo che sono destinate a diventare a breve oltre il doppio. Le testimonianze fotografiche sono emblematiche sul loro passaggio sull’area.
L’area dopo numerose lamentele dei cittadini era stata sgomberata una prima volta nel 2015 dopo il tragico incendio che provocò la morte di un senza tetto rumeno. Poi fu nuovamente sgombrata il 23 giugno 2016. Ma solo dopo poche settimane era stata nuovamente occupata. L’amministrazione quindi nell’estate del 2017 aveva proceduto a radere al suolo tutte le baracche dell’area. Lavoro del tutto inutile a quanto pare visto che i nomadi si sono nuovamente insediati nell’area.
Attualmente si ritiene che circa 180 tonnellate di piombo tetraetile siano nel terreno sottostante alla fabbrica, che pare essere inquinato per una profondità di 15 metri. Sono 4 le società immobiliari proprietarie dell’area ex SLOI (Tim, Imt, Mit, Fransy). La bonifica doveva partire dopo mille rinvii nel 2013 ed era stata pianificata in più fasi: la prima riguardava la decontaminazione delle rogge demaniali e richiedeva 37,50 milioni di euro (29,46 dal Ministero dell’Ambiente e 8,74 dalla Provincia di Trento), e richiedeva circa 3 anni di lavoro. La seconda fase riguardava la bonifica dei terreni per la quale occorrevano almeno 60 milioni di euro.
Un costo di bonifica finale intorno ai 100 milioni di euro che i proprietari dei terreni naturalmente si guardano bene dal mettere sul tavolo. La politica fino ad ora ha fatto il resto, e ha trasformato la fabbrica dei veleni in fabbrica degli invisibili che hanno trovato un comodo e nascosto giaciglio dove dormire e costruire le loro baracche sicuri che nessuno li disturberà.
A preoccupare i vicini residenti sono i fuochi che giornalmente vengono accesi dagli abusivi e che sprigionano fumi dai terreni inquinati che potrebbero avere gravi problemi sulla salute dei cittadini.





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