Italia ed estero
Stupri Rimini: arrestate tutte le 4 belve. Nella notte preso anche il capo.

La Squadra mobile di Rimini e lo Sco hanno chiuso definitivamente il cerchio intorno alle belve che hanno stuprato una turista polacca e derubato il suo amico sulla spiaggia di Rimini per poi aggredire e violentare una transessuale peruviana.
Sono due fratelli marocchini di 15 e 16 anni, un minorenne nigeriano e un congolese di 20 anni definito il capo banda del gruppo. Tutti e quattro risiedono regolarmente in Italia
Nella notte la squadra mobile ha fermato anche il quarto presunto autore del doppio stupro di Rimini che pare essere il capo banda.
Lo annuncia la stessa Polizia sul suo account Twitter. Ha 20 anni (è quindi maggiorenne a differenza degli altri componenti del branco in cella da ieri) ed è congolese. Secondo gli investigatori che gli stavano dando la caccia da giorni, è il presunto capo del branco, era in treno diretto verso Nord.
Si tratta di due fratelli marocchini entrambi minorenni, secondo quanto anticipato dall’agenzia News Mediaset e si sono consegnati ai carabinieri a Pesaro: avrebbero deciso di costituirsi sentendosi braccati dagli inquirenti. Un terzo componente del branco, un nigeriano minorenne, è stato fermato dalla polizia di Rimini.
I due giovani sono stati trasferiti alla Procura di Rimini per essere sottoposti all’interrogatorio da parte degli inquirenti che indagano sulla vicenda.
Tutte gli arrestati sono residenti nel comune di Vallefoglia, (un Comune nato dalla fusione di Montecchio, Colbordolo e Sant’Angelo in Lizzola) zona che ha un tessuto sociale sempre più variegato e complicato da gestire e nessuno ha precedenti penali. Ci sono quindicimila residenti, di cui ben il 40 per cento «non autoctono». Il sindaco del paese è cascato dalle nuvole, «non abbiamo mai avuto problemi di integrazione» – ha spiegato all’ansa.
Nelle ultime ore la pressione da parte degli inquirenti sui quattro del branco si era fatta molto più pesante, grazie anche alla diffusione del fotogramma delle telecamere di sicurezza che immortala tre dei componenti del gruppo: l’immagine era stata ripresa sabato mattina, poco dopo lo stupro, durato un’ora, della giovane turista polacca sulla spiaggia del bagno 130 a Miramare di Rimini. Nel momento in cui sono stati filmati, i quattro si stavano dirigendo verso la strada statale, dove poco dopo avrebbero violentato anche un trans peruviano.
Proprio quest’ultimo è stato fondamentale per le indagini: è stato infatti lui il primo a riconoscere senza ombra di dubbio i quattro stupratori nelle fotografie della polizia. Il compagno della ragazza polacca, invece, ne aveva identificati senza incertezze solo due, mentre un’altra donna, una brianzola aggredita con il marito il 12 agosto, aveva riconosciuto uno solo dei quattro sulle foto segnaletiche.
«Abbiamo fermato il quarto uomo mentre stava per scappare in treno. Sono soddisfatto dell’operato del gruppo di lavoro che ha lavorato senza sosta in questi otto giorni molto pesanti». Sono le prime parole del questore di Rimini, Maurizio Improta. «In un’indagine ci sono momenti di alti e bassi, certezze e sconforto. Ma ho sempre avuto fiducia vite le qualità eccezionali degli investigatori che hanno lavorato a questo caso – ha aggiunto -. Le partite non finiscono nei 90 minuti maa dopo i rigori e noi abbiamo vinto ai rigori».
La pressione mediatica o la (quasi) certezza di non poter proseguire la fuga in eterno? Cosa ha convinto i due fratelli marocchini a costituirsi? Probabilmente una terza motivazione: confidano in un forte sconto della pena. Perché minorenni, perché – appunto – rei confessi, e perché potrebbero aiutare la procura di Rimini a individuare – e assicurare alla giustizia – anche l’ultimo componente del branco. Difficile immaginare un affidamento in prova che sarebbe clamoroso per un caso così eclatante, ma non è escluso che confessando, e dando ulteriori indicazioni utili, i due fratelli marocchini possano puntare a una condanna che preveda un periodo di messa in prova.
L’arrivo in procura del capo banda arrestato nella notte
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