Io la penso così…
Sul «caso» Salvetti – di Paolo Serafini

Caro Direttore, la comparsa dopo molto tempo del mio nome sulle pagine dei quotidiani on line e sulla bocca dell’opinione pubblica che mi hanno collegato al caso Salvetti mi hanno portato ad uscire dal silenzio in cui mi ero immerso da qualche anno per poter fare una riflessione. Non tanto su quanto compiuto da Salvetti ma sulle conseguenze.
Il suo caso ha aperto nuovamente una ferita che non si era ancora rimarginata.
E’ chiaro che condanno con forza quanto espresso da Salvetti perchè a tutto deve esserci un limite. Non stiamo parlando di “banane” come nel mio caso ma di una cosa gravissima quali sono le minacce di morte al presidente Ugo Rossi al quale come amico in primis e poi come presidente va tutta la mia solidarietà.
Nonostante questo non mi sento moralmente di abbandonare il collega Salvetti, con il quale ho sempre avuto un buon rapporto, perchè non vorrei mai nel modo più assoluto che dovesse passare quello che ho passato io: la gogna mediatica, il licenziamento, i problemi di salute che sono subentrati e che ancora perseguono.
E’ vero che sono stato reintegrato, ma non essendo più idoneo alla guida per appunto motivi di salute, da oltre tre anni sono impiegato a svolgere purtroppo lavori più pesanti e malsani.
E quando più volte ho chiesto al Direttore una sistemazione più consona alle mie condizioni di salute mi sono state fatte delle promesse illusorie e mi sono state messe sul piatto tutte quelle chiamiamole “interferenze” che a livello politico avevo portato avanti e che avevano messo in cattiva luce la politica aziendale e quella istituzionale.
Io ho pagato e sto pagando solennemente tutto questo.
Questo non significa che ce l’abbia con il Direttore o con la Presidente. Loro hanno fatto ed agito appellandosi a degli articoli senza purtroppo appellarsi alla coscienza.
Io spero vivamente che l’esempio del Presidente Ugo Rossi che si è dimostrato persona umana e sensibile con Salvetti, sia ripreso anche dalla Dirigenza di Trentino Trasporti alla quale chiedo con umiltà di agire più con coscienza che appellandosi a norme giuridiche.
Chiaramente parlo di un eventuale licenziamento per giusta causa sulla cui legittimità ci sarebbe molto da discutere.
Che nessuno, mai nessuno passi quello che ho passato io.
Paolo Serafini
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