Lo sport in provincia
Trento pazza d’amore per l’Aquila: «Meritavamo di più ma avete vinto lo stesso»

“Una stagione tatuata sulla pelle”, ha detto Maurizio Buscaglia.
La sensazione lasciando il PalaTrento è che sia stato fatto il massimo, anzi l’impossibile ma il sogno scudetto non si è realizzato perché nello sport e nella vita capitano episodi che te lo impediscono.
Venezia ha festeggiato sul campo dell’Aquila il titolo che non vinceva dall’epoca fascista, praticamente il primo titolo dell’era moderna.
Dal nostro Facebook il video in diretta dell’ultimo tiro e poi la festa di Venezia in campo.
Gepostet von La Voce Del Trentino am Dienstag, 20. Juni 2017
Ma le sensazioni dicono altro. Dicono che la squadra di Buscaglia è stata la migliore per gioco espresso, contro un avversario che si è limitato a tirare da tre sfruttando il talento singolo. Serata buona quella di gara 6 con le fiammate di Ejim e di Haynes, ma si parla di prodezze e non di gioco corale.
Una Venezia che ha avuto più energie. Lo stesso Buscaglia ha ammesso in conferenza stampa, dopo aver negato per tutti i playoff, che le energie hanno fatto la differenze nelle ultime due partite.
Gepostet von La Voce Del Trentino am Dienstag, 20. Juni 2017
Una tripla di Bramos in gara 5 ha cambiato il corso della serie, l’Aquila era avanti in doppia cifra e poi si è fermata negli ultimi 5 minuti. Julyan Stone ha segnato triple non di sua consuetudine in gara 3. Haynes e McGee fanno il bello e cattivo tempo, Ejim lo stesso con tre bombe nei primi minuti di gara 6.

Flaccadori abbraccia Buscaglia dopo la partita
E poi i tiri liberi. Tre partite tirate (gara 3, 5 e 6) perse per l’inconsistenza ai tiri liberi. Un fondamentale dove non c’è avversario e non c’è alibi. Bisogna segnarli. Due serate storte sono capitate a Hogue, in gara 6 è toccato a Sutton sbagliarne troppi. Ma entrambi i giocatori hanno chiuso la stagione con cifre incredibili che sembrerebbero mettere in secondo piano qualsiasi errore, ma purtroppo i numeri dicono questo.
E poi ancora. La sfortuna e gli infortuni. Più volte si è parlato di rotazioni corte, poi si fa male Sutton in gara 2 e diventa incredibilmente sprovvista di cambi la panchina di Buscaglia. Si perde gara 2, si perde gara 3 senza Sutton. Viene recuperato ma fatica tanto in gara 4 e 5. Gioca bene ma sbaglia troppi liberi nella 6.
Un po’ una ingiustizia. E tale è sembrato anche l’arbitraggio di gara 6. Senza voler togliere niente a Venezia e senza cercare alibi. Alcuni dei 15 liberi tirati dalla Reyer mentre i bianconeri cercavano l’impossibile rimonta, sono stati abbastanza discutibili. Palloni strappati dalle mani, falli fischiati in attacco, difese legali punite. Un po’ troppo.
Le favole purtroppo finiscono bene solo nei cartoni Disney. L’Aquila meritava senz’altro qualcosa in più per i miracoli fatti a livello dirigenziale e di prestazioni sportive. Non è arrivato il lieto fine. Qualcosa non ha funzionato e qualcosa è stato anche negato.
Più di un giocatore, appassionati, tifosi, dirigenti lo hanno sussurato. “Non ci trattano bene, non rispettano questa piccola società“. Il blasone e la giovane storia dell’Aquila hanno avuto un peso probabilmente. Resta il fatto che la squadra di Buscaglia è stata la migliore d’Italia da gennaio in poi.
Il coach è stato proposto addirittura per la nazionale. Poi infortuni, errori, episodi, hanno dato il tricolore a Venezia. Resta il pazzesco girone di ritorno. La vittoria 3-0 nei quarti contro Sassari, il folle 4-1 a Milano che nessuno si è ancora riuscito a spiegare. Una finale che sembrava potesse essere ben controllata nonostante la sfortuna.
Brava Aquila, tutti i tifosi hanno ringraziato il presidente Longhi, i giocatori. Nessuno si è sentito sconfitto, nessuno ha rimproverato nulla ai giocatori. Anzi sono stati solo abbracci e ringraziamenti, grazie per aver fatto sognare tutti. Non è stata tagliata l’ultima retina, ma la squadra è entrata nel cuore di tutti.
Qui sotto premiazione dell’Aquila sul podio
Gepostet von Alfonso Norelli am Dienstag, 20. Juni 2017
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