Voce - Val di Non & Sole
Inaugurata Casa Sebastiano a Coredo, il gioiello in Val di Non della Fondazione Trentina per l’Autismo

COREDO – Il cielo tinto d’azzurro – il colore dell’autismo – sopra Predaia.
Nell’aria il profumo di primavera, negli occhi della gente le sue mille sfumature colorate, sul volto e nel cuore il sorriso felice della solidarietà.
E un sogno che è finalmente diventato realtà.
Oggi, domenica 2 aprile 2017, nella decima giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, Casa Sebastiano ha ufficialmente aperto le sue porte a un mondo che ha bisogno sempre più di essere conosciuto, compreso e condiviso. Per guardare insieme al futuro verso un orizzonte luminoso.
In moltissimi (oltre 1500 i presenti) questa mattina, a partire dalle 10, hanno varcato la soglia di Casa Sebastiano, a Coredo, nel Comune di Predaia in Val di Non, dove è avvenuto il taglio del nastro del più avanzato centro d’Europa per i disturbi dello spettro autistico, voluto fortemente dalla Fondazione Trentina per l’Autismo.
UN NOME, TANTE EMOZIONI, DIVERSI SIGNIFICATI – Oggi è stato scritto l’incipit di un nuovo capitolo all’interno di un libro intenso e fatto d’emozioni forti, di un percorso significativo verso la solidarietà.
Sebastiano era un ragazzo autistico e aveva 10 anni quando è scomparso nelle acque del torrente che taglia la Val di Sole. Era un ragazzo a cui piaceva l’acqua, tanto da buttarcisi dentro. “E gli piaceva nascondersi – ha ricordato papà Guido –. Vogliamo pensare che oggi sia nascosto in qualche angolo di questa casa”.
La struttura che ora porta il suo nome è un edificio colorato, arioso, capace di trasmettere allegria. Sono state oltre 35 le associazioni che hanno aiutato la Fondazione nella realizzazione di un progetto che ha visto il coinvolgimento di 1.800 volontari.
Nelle fasi iniziali delle diverse attività saranno coinvolti una quindicina di operatori, per raggiungere, a pieno regime, un organico composto da cinquanta tra medici, psicologi, fisioterapisti e psichiatri, che potranno così accogliere 75 ospiti.
Per la prima volta, nello stesso luogo si offrono riabilitazione intensiva, accoglienza, residenzialità e formazione di personale specializzato. Con l’obiettivo per i ragazzi di rientrare attivamente nella vita sociale.
Casa Sebastiano offrirà risposte ai bisogni dei soggetti con autismo e alle loro famiglie. Uno spazio con percorsi educativi individualizzati per rinforzare le competenze cognitive, comunicative e relazionali attraverso attività ludiche, ricreative e sportive; uno spazio residenziale di sollievo con programmi strutturati e personalizzati dove sperimentare e consolidare autonomie personali di vario genere.
Sono gli ospiti, infatti, con l’aiuto del personale, a darsi da fare: cucinano, a servono a tavola, gestiscono la lavanderia e fanno le pulizie. Grazie al Politecnico di Milano, poi, si possono dedicare al laboratorio di arredo e design.
Molteplici le attività previste, come il laboratorio di cucina, di falegnameria, di pittura e arte, musicoterapia, attività di fattoria con la cura di animali, pet terapy, coltivazione di ortaggi ed educazione ambientale, laboratorio di attività motoria, inserimento protetto in contesti lavorativi del territorio.
La cooperativa Social.Nos, poi, ha dato avvio all’azienda agricola biologica. Tocca ai ragazzi coltivare in proprio verdura e frutta. Il prossimo sogno è la stalla, poi il pollaio e un caseificio.
Casa Sebastiano è quindi destinata alla residenzialità, alla riabilitazione e al trattamento sociale e sanitario, ma anche alla formazione di operatori specializzati. Ed è, soprattutto, un centro in cui crescere e diventare grandi. A breve nel giardino saranno realizzate dieci piccole case-clima, dove i ragazzi potranno abitare da soli e potranno costruirsi un’esistenza piena e autonoma.
INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ ABITANO CASA SEBASTIANO – La struttura ha ottenuto la certificazione “ARCA Platinum” (il livello più alto raggiungibile) di qualità e sostenibilità per le costruzioni in legno e oggi il presidente della Provincia Ugo Rossi ha consegnato a Giovanni Coletti, presidente della Fondazione Trentina per l’Autismo, la targa che ne attesta l’eccellenza.
Casa Sebastiano ospiterà al suo interno anche la prima Stanza Multisensoriale Interattiva in Italia in grado di creare realtà virtuali da esplorare e giochi interattivi che vengono controllati dal movimento gestuale dell’utente, che interagisce direttamente con le immagini, i colori, i suoni e i profumi, andando a stimolare l’attività fisica e cognitiva di diverse competenze.
L’innovativa tecnologia si avvale di un sistema di proiezioni interattive su pavimento e pareti, che produce immagini e suoni sensibili al movimento con software di oltre 300 applicazioni personalizzabili e sistema luminoso a LED per la cromoterapia.
UN LUOGO DOVE APRIRSI AL MONDO – Toccante e ricco d’emozione il momento in cui sul palco è salito il cavalier Giovanni Coletti, presidente della Fondazione e “costruttore di sogni”, che ha speso parole d’elogio e di ringraziamento nei confronti di coloro che hanno contribuito alla realizzazione di un progetto così ambizioso.
“Dopo questa splendida giornata bisogna spegnere i riflettori e cominciare a lavorare per il sistema di gestione – ha detto Coletti – offrendo risposte di qualità ai ragazzi. Ciò significa formazione, organizzazione, competenza degli operatori”.
Con le attività legate a Casa Sebastiano si attiveranno infatti tutte quelle formule d’inserimento lavorativo che con pazienza e determinazione potranno portare a un’autonomia anche economica e produttiva.
“Quello che ci viene chiesto ora – ha aggiunto il presidente della Fondazione – è di prenderci in carico anche il supporto scolastico ai vari livelli. Che vuol dire formare personale che possa entrare nel mondo dell’istruzione con competenza, serietà e organizzazione. Per autunno, perciò, vogliamo essere a disposizione delle scuole”.
Verso la fine del suo intervento Coletti, con voce commossa, si è rivolto alla moglie Manuela con parole dolci e riconoscenti. “Se ho fatto questo è perché mi hai lasciato libero di sognare e di guardare il mondo”, queste le sue parole.
Sul palco sono poi salite le numerose autorità presenti, che hanno voluto far sentire la propria vicinanza e anche il proprio affetto nei confronti di un progetto che fin da subito ha ottenuto un grande sostegno e viva partecipazione.
Dopo i membri del consiglio della Fondazione è stata la volta della senatrice Elena Cattaneo e del senatore Franco Panizza, di Ivan De Pretis e Alberto Palmieri per Rotary, che ha finanziato la stanza multisensoriale, di Paola Venuti del dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento, di Silvano Dominici, presidente della Comunità di Valle, che ha spiegato come il progetto Casa Sebastiano si possa riassumere in tre concetti fondamentali: integrazione, famiglia e coraggio.
Quindi è stata la volta di Bruno Dorigatti, presidente del Consiglio provinciale, di Luca Zeni, assessore alla Salute e alle Politiche Sociali, e di Ugo Rossi, che ha spiegato come su un territorio come il nostro, il Trentino, ci sia “una società civile sana, formata da persone con valori forti”.
Prima di Rossi e di Zeni è intervenuto anche il sindaco di Predaia, Paolo Forno, che ha espresso tutta la propria soddisfazione.
“Casa Sebastiano molti obiettivi li aveva già raggiunti ancor prima dell’effettiva inaugurazione – ha esordito Forno –. In questi anni il progetto è arrivato nel Comune di Predaia aprendosi alla comunità, non barricandosi all’interno della struttura. Sono state realizzate molte iniziative di sensibilizzazione e come si è visto le associazioni, gli enti, i volontari, le aziende piano piano si sono avvicinati a questa realtà”.
Da una parte, quindi, c’è una comunità che ha accolto a braccia aperte il progetto, dall’altra quest’ultimo ha dato moltissimo alla comunità. “In primis la capacità di interrogarsi su questo tema – ha aggiunto il sindaco – che non sempre viene approfondito. Se oggi si parla di autismo nel Comune di Predaia il merito è certamente di quest’iniziativa. Le ricadute sul territorio sono molteplici e tutte positive: collaborazione con le aziende, occupazione di molti posti di lavoro, indotto per le strutture ricettive. Un volano economico incredibile”.
“L’orgoglio per me, e anche l’onore, è di rappresentare un Comune, ma soprattutto una comunità, che è il centro di questo progetto” ha concluso Forno.
Dopo il momento significativo del taglio del nastro, monsignor Luigi Bressan ha dato la sua benedizione alla struttura e dato il via all’ingresso di tutti i presenti che hanno potuto dare uno sguardo all’interno dell’edificio.
Il pomeriggio è proseguito con la splendida voce di Debora Helfer, che insieme al gruppo Ma Noi Nòn, sulle note dei Nomadi, ha allietato i presenti con calore e dolcezza.
Oggi si è aperto dunque un nuovo capitolo di una favola che si preannuncia ricca di momenti preziosi da raccontare, da condividere, ma anche da racchiudere e custodire. Oggi si è aperto un universo fatto di solidarietà e di speranza per dei ragazzi che, come tutti gli altri, hanno il diritto di costruirsi la propria vita, di porsi i propri obiettivi, di crescere in autonomia e aprirsi al mondo.
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