Voce - Giudicarie
Scintille tra Joseph Masè e Claudio Cia. La replica del presidente del parco Adamello Brenta

Il Presidente del Parco Naturale Adamello Brenta replica a stretto giro di posta alle affermazioni del consigliere provinciale Claudio Cia che ieri ha depositato un’interrogazione, riportata dal nostro quotidiano, in merito al presunto sequestro di documenti di documenti avvenuto presso la sede dell’Ente ed asseritamente “finalizzato ad appurare la posizione del Presidente Joseph Masè”, scriveva nella premessa interrogativa Cia.
Minaccia anche di «prendere in esame una possibile querela per diffamazione»
Masè in effetti conferma che c’è stata una richiesta emessa dalla Procura della Repubblica di Trento, e che i documenti sono stati in effetti consegnati agli inquirenti.
I documenti in questione si attengono ad un arco temporale che va dal mese di gennaio dell’anno 2015 al mese di febbraio dell’anno 2017 e, dunque, ad un periodo anche antecedente all’elezione dell’avv. Joseph Masè a Presidente del Parco.
«La documentazione richiesta dalla Procura non attiene in modo alcun alla procedura di selezione dell’ex direttore, dott. Silvio Bartolomei, e tantomeno alle consulenze disposte su indicazione di quest’ultimo, – precisa nella nota Masè – bensì ad assunzioni effettuate dall’Ente sia durante la presidenza di Antonio Caola e la direzione del dott. Roberto Zoanetti, sia nel periodo successivo con la presidenza di Masè e la direzione di Bartolomei e di Corradi».
Il Presidente Masè – nella nota – prende atto, che la notizia diffusa dal Consigliere Cia non corrisponde al vero laddove asserisce che: “… il tutto sembrerebbe finalizzato ad appurare la posizione del Presidente Joseph Masè su problematiche non meglio definite”, atteso che, come sopra evidenziato, la documentazione all’interesse della Procura si riferisce anche ad un periodo antecedente all’elezione di Masè e, dunque, a condotte poste in essere anche da altri soggetti; non corrisponde al vero laddove allude alla possibilità che le indagini potrebbero avere ad oggetto la presunta irregolarità dell’elezione del direttore Bartolomei, dato che nessun documento richiesto dalla Procura attiene alla procedura di selezione dell’ex direttore e non corrisponde al vero laddove allude alla possibilità che oggetto dell’indagine potrebbero essere le consulenze affidate in presenza di un presunto conflitto di interessi del dott. Bartolomei, dal momento che nessun documento richiesto dalla Procura attiene agli incarichi conferiti dalla Giunta.
Secondo il presidente Masè – si legge ancora nella nota – il Consigliere Cia «è in malafede e che la propria condotta non sia finalizzata ad espletare il proprio mandato politico, bensì a colpire, sul piano individuale, la figura morale del Presidente Masè è dimostrato dal fatto che egli è perfettamente consapevole della circostanza che durante la fase delle indagini di un procedimento penale ogni informazione è, ai sensi dell’art. 329 c.p.p., secretata e che, dunque, il Presidente del Consiglio Provinciale, non avendo un accesso privilegiato agli atti della Procura, nulla potrebbe riferire in merito alla motivazione dell’indagine, alla tipologia dei documenti sequestrati e tantomeno dei soggetti coinvolti».
Ad oggi ne al Presidente Masè né ad altri amministratori o dipendenti dell’Ente è stata ad oggi notificata alcuna informazione di garanzia contenente la contestazione di condotte penalmente rilevanti.
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