Trento
Urban Center: Immagini, parole e musica per conoscere il «prezzo» di ciò che abbiamo tra le mani

ROVERETO – Hakuna matata… con queste parole e con le note di una chitarra è iniziato l’incontro di presentazione della mostra fotografica di Stefano Stranges ‘Le vittime della nostra ricchezza’ all’Urban Center di Rovereto. Parole cantate da John Mpaliza, insieme alle autorità presenti, l’Assessore alle Politiche sociali del Comune di Rovereto Mauro Previdi e l’Assessore all’Istruzione e Vicesindaco del Comune di Rovereto Cristina Azzolini.
‘Noi europei abbiamo scordato l’importanza della dimensione del canto, per questo ringrazio molto John per aver aperto questo incontro in questo modo. Cantare era usuale e molto diffuso un tempo, oggi non lo è più; il canto è indice dell’esistenza di un popolo, che ha degli ideali. Forse la dimensione del canto è stata persa perché abbiamo perso la capacità di essere parte e di identificarci in un popolo’.
Così ha iniziato il suo intervento la Vicesindaco Cristina Azzolini, che ha poi proseguito ringraziando chi ha organizzato questa mostra, l’ Associazione Grande Quercia di Rovereto, perché in ciò che fa’ ‘dà voce a ciò che ci permette di fare un passo in più nella consapevolezza di chi siamo e di chi vogliamo essere. In un mondo in cui il dio denaro la fa da padrone ci sono ancora adulti che dicono di no e sono capaci di essere umani, solidali, che è la vera essenza dell’uomo stesso. Spesso chi ci dovrebbe informare ci riempie di notizie che il più delle volte non ci interessano, per fortuna che ci sono Associazioni come questa che ci dicono ciò che spesso viene celato e che invece tocca le nostre coscienze e le scelte che compiamo ogni giorno’.
L’Assessore Mauro Previdi, dopo aver portato i saluti del Sindaco Francesco Valduga, si è spogliato del suo ruolo, indossando quello che lo lega al territorio africano, grazie alla sua Associazione di volontariato Africa Tomorrow, di cui è Presidente.
‘Credo che i giovani debbano avere degli ideali, qualcosa in cui credere in maniera significativa e che dia loro la forza di perseguirli. L’esempio di John è stimolo per avere quei valori e per avere la determinazione e il coraggio di andare avanti’.
Poi Nicoletta Corradi, la referente dei progetti per la Repubblica Democratica del Congo dell’Associazione Grande Quercia, che ha condotto l’incontro, ha dato la parola all’autore delle opere Stefano Stranges: fotoreporter di origini torinesi, appena rientrato dal suo ultimo viaggio in Ghana. ‘Queste 34 opere sono il frutto di un viaggio di un mese nelle miniere del Nord Kivu della Repubblica Democratica del Congo per cercare di documentare le conseguenze dell’estrazione del coltan, un minerale molto importante per la produzione della nostra tecnologia (smartphone, pc, tablet, macchinari, ecc…); sono il frutto soprattutto di conoscenza, di legami intessuti con le persone del luogo, nessuno si è messo in posa e ogni fotografia racconta la storia di quelle persone. Inizialmente quando mi vedevano arrivare con una macchina fotografica al collo mostravano diffidenza, ma poi, conquistata la loro fiducia, avevano moltissima voglia di parlare con me, di aprirsi e di raccontare il loro dramma, come se, nonostante tutto, avessero la percezione di una speranza’.
Molto toccanti i racconti delle testimonianze raccolte da Stranges: ‘Spesso le travi che sorreggono le rocce delle miniere di coltan crollano (la settimana prima che io arrivassi erano morte 30 persone tra bambini e adulti) e i corpi vengono lasciati sotto le macerie. I conduttori delle miniere impediscono ai familiari il recupero dei corpi, minacciandoli di fare la stessa fine dei loro cari. Mi sono reso conto che non c’è un’alternativa al rischiare la vita per 8, 10 dollari al giorno, facendo un lavoro devastante dal punto di vista fisico.
Inconsciamente e inconsapevolmente noi siamo complici di tutto questo. Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di non volere a tutti costi l’ultimo modello del telefonino, perché questo strumento contiene la firma di questo dramma’.
Poi John Mpaliza ha concluso l’evento raccontando che aveva saputo che in molti incontri precedenti i ragazzi avevano costretto i genitori a partecipare, ‘questo dimostra quanto riescano ad andare oltre, a dare di più di noi adulti. Quando io e Stefano abbiamo parlato di questo viaggio, gli ho chiesto soprattutto di rispettare l’umanità di queste persone e le opere lo dimostrano. La prosecuzione di questo progetto ha portato Stefano in Ghana, dove c’è la più grande discarica tecnologica, chiamata Sodoma e Gomorra dai locali: lì muoiono i nostri telefonini ma anche i sogni di tante persone’.
John ha poi ricordato la sua grande battaglia per la tracciabilità dei minerali utilizzati per la nostra tecnologia e ha invitato tutti i presenti ad acquistare in modo consapevole: ‘Spesso compriamo nei negozi dove c’è scritto sconto del 30-40%, senza sapere cosa c’è dietro a quel prodotto’ e a spegnere i cellulari: ‘Spegnete il cellulare la sera e controllate che lo facciano i vostri figli perché le onde del cellulare fanno male. Tra 30 anni ci renderemo conto che abbiamo avvelenato noi stessi i nostri figli’.
Poi ha concluso dicendo: ‘L’Europa dei diritti tentenna di fronte a queste situazioni, perché le Multinazionali sono molto, molto forti; ognuno di noi e tutti insieme facciamo qualcosa per chiedere agli europarlamentari di non rimanere inerti di fronte a tutto questo’.
Ecco un servizio del TgR Leonardo sul tema: https://www.youtube.com/watch?v=4OVQ7BbRlwc
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