Trento
Caso Baratter in consiglio, Kaswalder: «chiedo scusa agli elettori del PATT, non meritano questo fango»

In apertura di seduta del Consiglio provinciale, dedicata oggi alla ratifica di un’impugnativa contro lo Stato, la minoranza consiliare ha avviato una discussione sul caso Baratter.
Sull’ordine dei lavori è intervenuto Claudio Cia (agire) che ha chiesto un momento di chiarezza sull’etica di comportamento, il rigore morale, la credibilità delle istituzioni. “In un contesto storico in cui si prevede il licenziamento immediato di chi si va a bere un caffè, il Consiglio non può tacere di fronte ad un comportamento che il Tribunale ha tacciato di corruzione elettorale” ha sbottato.
Poi rivolgendosi al governatore Rossi, «Signor Presidente, in questi giorni ai cittadini sembra di essere ad una partita a guardia e ladri di valori, ci stanno guardando per capire a quale squadra apparteniamo e visto che c’è chi ha già ingranato la retromarcia, chiariamolo subito, lo chiarisca in particolar modo Pd, Pat e Upt, prima di finire tutti schiacciati.
Sull’argomento è intervenuto anche Maurizio Fugatti (Lega) che ha richiamato il caso di Silvano Grisenti che per applicazione della legge Severino in maniera retroattiva decadde qualche anno fa da consigliere provinciale. Il collega Baratter ha percorso la strada della messa alla prova e non possiamo parlare di sentenza, né di assoluzione, né di colpevolezza.
Tuttavia, qui non preme tanto l’aspetto giudiziario, che seguirà le sue vie, quanto l’aspetto politico. “C’è una responsabilità politica da parte del Presidente della Giunta e del senatore Panizza perché oggi Baratter viene messo alla gogna, ma il Presidente Rossi deve venire in aula a dirci se sapeva o meno dell’esistenza di quell’accordo, perché se non sapeva è una cosa gravissima” ha concluso.
Manuela Bottamedi (Misto) si è rivolta direttamente a Dorigatti, ricordando che il Presidente definì in una comunicazione ufficiale un “caso istituzionale” la sua uscita dalle file del Patt. “Ora di fronte alla sentenza di un massimo organo della magistratura lei non ha speso mezza riga per commentare oppure dare indicazioni di tutela dell’onorabilità e rispettabilità dell’aula” ha sbottato: “due pesi e due misure anche in questo caso, ha notato amaramente. Dall’altro lato c’è il Presidente Rossi che liquida come “un’ingenuità e leggerezza” una sentenza di corruzione elettorale, che risulta essere un reato. E’ normale tutto questo? E’ normale che la Cooperazione, che sta in piedi grazie a benefit provinciali, licenzi in tronco 130 dipendenti? Qui ci vuole uno scatto di recupero di etica e moralità, ha concluso”.
Se oggi in Trentino si parla di corruzione elettorale è anche grazie al Movimento 5 Stelle ha notato Filippo Degasperi che ha invitato a dare merito di questo al proprio movimento e in particolare al deputato Riccardo Fraccaro. Se è vero che sull’accordo elettorale di Baratter la magistratura si è espressa in primo grado, il consigliere 5 Stelle ha chiesto che i tempi della politica siano più rapidi: “la politica deve prendere atto di quanto accaduto perché la campagna elettorale del 2013 è stata inquinata da una corruzione autoctona del nostro territorio”.
Marino Simoni (Progetto Trentino) ha definito “estremamente preoccupanti” gli aspetti che riguardano il caso Baratter. Tuttavia dobbiamo ragionare sulle azioni e non sulle persone, ha aggiunto il consigliere: non può essere l’aula a dare queste risposte, ci sono gli strumenti e le istituzioni titolate a questo: sarebbe opportuno un passaggio in Giunta delle Elezioni, ha osservato Simoni che ha ringraziato Fugatti per avere menzionato il caso Grisenti.
Rodolfo Borga (Civica Trentina) ha notato che casi come questi sono analoghi ad altri e se c’è una cosa che rivendichiamo è quella di non mutare atteggiamenti a seconda della convenienza politica. Tre sono gli aspetti da considerare: una questione giudiziaria che non spetta a noi sindacare; una questione personale e famigliare e una questione politica, che è quella che riguarda l’aula. Sarebbe riduttivo a suo avviso addossare le colpe ad un singolo consigliere: qui c’è in ballo l’intera maggioranza: “noi non chiediamo nulla”, ha concluso, “se non che la maggioranza nel suo complesso si faccia carico di questa vicenda”.
Il consigliere Walter Kaswalder (Misto) ha richiamato il proprio caso personale, ovvero l’espulsione, dopo 45 anni di militanza, dal gruppo provinciale e regionale del Patt, fatta “con incredibile leggerezza istituzionale e mancanza di rispetto e disprezzo dei probiviri che non sono stati nemmeno avvisati”. Sul caso Baratter ha aggiunto che nel 2013 era Presidente del Patt e non era a conoscenza di questo accordo, però le voci che giravano erano che già ci fosse un orientamento su chi sarebbe stato l’assessore alla cultura: “qualcuno in alto nel partito ne era dunque sicuramente a conoscenza”, ha detto. Kaswalder ha infine chiesto scusa ai propri elettori che certo “non meritano questo fango”.
“Questa è la legislatura più travagliata che ho vissuto”, ha esordito Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino): le istituzioni devono avere l’autorevolezza per mandare messaggi credibili alla comunità. Non possiamo confonderci con chi fa del populismo, ha proseguito, qui c’è bisogno di fare una riflessione a fronte di una situazione molto critica. Baratter ha peccato a suo avviso di grande superficialità, alla quale ha aggiunto dell’ironia, sbagliando profondamente e mettendo in ridicolo le istituzioni.
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