Trento
Autismo: speranze per una diagnosi precoce

Da uno studio svolto negli USA da psichiatri, neuroscienziati e biostatistici dell’Università del North Carolina a Chapel Hill e dell’Università di Washington, in collaborazione con IBIS Networks (Infant Brain Imaging Study) e altri centri di ricerca, apparso su “Nature”, pare che lo sviluppo troppo precoce del volume del cervello e della superficie corticale sembra essere correlato allo sviluppo di disturbi legati all’autismo.
In particolare se nel primo anno di vita il cervello di un bambino aumenta il suo volume più del normale, la possibilità che entro il secondo anno venga diagnosticato un disturbo dello spettro autistico è notevolmente maggiore.
Se questo dato dovesse essere confermato da ulteriori studi scientifici, si potrebbe concretizzare la possibilità di avere un indicatore biologico della malattia che porterebbe quindi a una diagnosi precoce.
Lo studio in questione è stato effettuato su 106 bambini ad alto rischio in quanto fratelli minori di soggetti a cui è stato diagnosticato l’autismo. In più sono stati studiati altri 42 bambini che invece non presentavano questa problematica nella loro storia familiare recente. Tutti i bambini sono stati sottoposti a risonanza magnetica i bambini a 6, 12 e 24 mesi di vita, i quali sono stati anche valutati dal punto di vista del comportamento e delle capacità intellettuali.
Proprio analizzando i dati emersi da queste analisi i ricercatori hanno scoperto che l’eccessivo tasso di sviluppo della superficie corticale coincideva con la relativa crescita del cervello durante il primo anno di età. Questa crescita anomala del cervello si è poi dimostrata strettamente correlata alla comparsa di deficit nelle capacità sociali tipiche dell’autismo.
Annette M. Estes, coautrice dello studio ha dichiarato in merito: “Attualmente, la diagnosi di autismo viene fatta fra i 2 e 4 anni, quando i bambini possono essere già rimasti indietro rispetto ai loro pari in termini di abilità sociali, comunicazione e linguaggio. Noi speriamo che un intervento precoce, prima dei 2 anni, possa cambiare il decorso clinico per quei bambini il cui sviluppo cerebrale sia stato eccessivo, e li aiuti ad acquisire capacità che altrimenti non riuscirebbero ad avere”.
Questa notizia è davvero importante, perché grazie agli indicatori biologici come quello in fase di studio potremo riuscire ad ottenere una diagnosi precoce dell’autismo. Avere la possibilità di diagnosticare questo disturbo già nei primi mesi di vita di un bambino significa poterlo sottoporre a interventi riabilitativi che garantiranno un normale sviluppo dello stesso.
I dati di partenza sono significativi, tuttavia bisogna ampliare la ricerca, studiando un numero maggiore di soggetti al fine di ottenere dati statistici sufficientemente validi per confermare questa che oggi è una teoria importante.
Insomma uno studio che apre nuove speranze per la cura di questo disturbo che attualmente è diagnosticabile solo quando i bambini hanno già un età più avanzata e ciò comporta una maggiore difficoltà nell’intervento riabilitativo da parte dei medici.
Non resta quindi che aspettare gli sviluppi di questa ricerca che continueremo a seguire con molta attenzione, sperando di ottenere presto una conferma dei risultati.
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