Trento
Kaswalder e il PATT: prove di secessione?

Ieri sera la sala del centro civico dell’Oltrefersina in via Clarina a Trento ha registrato il tutto esaurito (150 posti) per l’incontro “Dove va il Trentino?” indetto da Walter Kaswalder, in attesa che la settimana prossima il collegio dei probiviri del PATT si pronunci sulla sentenza di appello relativa alla sua espulsione dal partito.
La presenza di tante persone in sala, arrivate da tutto il Trentino, ha costituito un forte segnale di stima per il consigliere regionale e provinciale del PATT che, nel suo operato, non ha mai abbandonato la linea politica statutaria e tradizionale del partito e che ancora oggi raccoglie il consenso di quei militanti del PATT che non si riconoscono più nel nuovo corso inaugurato dal segretario Franco Panizza.
Kaswalder ha ricordato ai presenti «La politica autonomista è sempre stata fuori dal “palazzo”, una politica che parte dal basso, fatta tra la gente e per la gente. Una politica orientata alle realtà locali, alle loro singole e specifiche peculiarità territoriali e soprattutto una politica che guarda ai bisogni dei cittadini».
All’incontro erano presenti molti tra gli ex del PATT, tra i tanti ricordiamo: l’onorevole Mauro Ottobre, Caterina Dominici, Giuseppe Corona, Franca Penasa tutti concordi sul fatto che l’attuale politica provinciale abbia tradito le aspettative degli elettori, in particolar modo quelle del popolo autonomista. Una politica che al posto di favorire lo sviluppo armonioso delle valli, assecondando le loro vocazioni, ha invece preferito accentrare e ridurre i servizi in un’ottica di riduzione lineare ed indiscriminata del budget. Una politica che ha meramente seguito le indicazioni nazionali, mortificando l’autonomia del Trentino e le sue specificità e mettendo in seria difficoltà le valli ed i cittadini.
Nel corso della serata i relatori che si sono avvicendati hanno evidenziato i dati dell’istituto di statistica provinciale che certificano che ormai il 35 per cento dei trentini versa in condizioni di povertà ed indigenza, mentre secondo la relazione della Banca d’Italia, negli ultimi tre anni, il PIL della Provincia Autonoma di Bolzano è cresciuto circa del 4 per cento, mentre quello della Provincia Autonoma di Trento è diminuito della stessa percentuale e ciò, secondo i relatori, è indice di come l’autonomia possa fare la differenza nei risultati a seconda di come venga utilizzata.
I relatori hanno poi evidenziato come la Provincia Autonoma di Trento per assicurare i servizi socio-sanitari ai cittadini trentini, in particolare quei servizi legati agli anziani (cure domiciliari, pasti a domicilio) ed alle RSA (residenze sanitarie assistenziali), preveda oggi la compartecipazione alla spesa che avviene tramite calcolo dell’ICEF (un indicatore di condizione reddituale equivalente molto più stringente dell’ISEE nazionale) per il quale basta essere proprietari dell’abitazione di residenza ed avere un deposito di 50 mila euro per dover pagare completamente le spese degli interventi richiesti e verosimilmente dare fondo ai risparmi di una vita. Il tutto mentre il servizio sanitario provinciale viene impoverito con la riduzione dei punti nascita e dei presidi di continuità assistenziale (guardia medica).
Per Kaswalder e gli altri è importante riportare al centro della politica le nostre comunità, pensando ad una linea politica fatta sul nostro territorio e per il nostro territorio, ripensando ad esempio a come ridare sviluppo alla cooperazione. Tante sono le fabbriche che stanno chiudendo sul nostro territorio e che lasciano a casa, senza la speranza di trovare un nuovo impiego, migliaia di lavoratori. Ogni anno 300 giovani trentini smettono di studiare e non cercano un lavoro delusi ed esclusi dal sistema che li circonda.
Fermo restando il diritto all’asilo dei profughi di guerra, non sono mancati i riferimenti alla immigrazione incontrollata di chi profugo non è ed arriva in Trentino allo scopo di sopravvivere con attività criminali, violando quotidianamente la sicurezza dei residenti forte della certezza che non sarà punito.
L’onorevole Mauro Ottobre, promotore del movimento culturale “Autonomia Dinamica” ha infine ribadito che l’autonomia trentina a Roma non è vista di buon occhio e non tarderà il momento in cui sarà messa fortemente in discussione, per essere annullata dallo Stato; bisognerà pertanto dare dei forti segnali territoriali per non soccombere al centralismo romano.
Tutti questi elementi che ad una prima e molto superficiale vista, si potrebbero liquidare come populismo, non sono affatto tali ma sono le esigenze reali dei cittadini che quotidianamente soffrono per il loro futuro e quello dei propri figli. Sono le necessità delle persone che desiderano sempre più una politica vicina al cittadino, vicina alla realtà territoriale e non lontana anni luce nell’iperuranio dei palazzi della politica che guardando solo alla realtà globale rischiano di cancellare quella locale.
L’incontro di ieri sera è servito a fare la conta di quanti rivogliono una politica vicina ai cittadini? Sarà la base di un nuovo movimento o partito? Il PATT è vicino ad una secessione? Lo scopriremo la settimana prossima.
Il PATT sembra trovarsi nella stessa situazione del PD nazionale, è arrivato il momento in cui tutti i segnali e le istanze di una parte della base non possono più essere ignorati. Per la sopravvivenza degli stessi partiti questi temi delicati vanno affrontati e risolti.
A cura di Mario Amendola
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